Sul forum del sito Tower of the Sun è stata pubblicata un'intervista a Joe Dever condotta da due fan tedeschi di Lupo Solitario, che si stanno occupando della traduzione tedesca della Collector's Edition. L'intervista contiene molte informazioni sulla storia e i progetti passati e futuri dell'autore. Il Mondo dei LibroGames ve ne offre la traduzione completa in italiano.
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Salve Joe,
per prima cosa voglio ringraziarti per aver acconsentito a questa intervista, sebbene tu al momento sia molto impegnato con la pubblicazione dei nuovi libri di Lupo Solitario ad opera di Mongoose. E ancor più ti ringrazio per aver dedicato del tempo a rispondere alle domande dei tuoi fan. Negli ultimi mesi ho raccolto alcune loro domande, e mi sono preoccupato quando ho sentito che hai avuto una malattia!? Uno dei fan ha chiesto se adesso, dopo la malattia e l’operazione, tu stia bene, come spero anch’io.
Sono molto lieto di annunciare che sono completamente guarito in seguito agli interventi al rene a cui sono stato sottoposto nell’estate del 2005.
Joe, tu sei uno dei pionieri del gioco di ruolo. Sei nato nel 1956, quindi hai qualche anno in più dei tuoi fan. Dal momento che appartieni ad una diversa generazione, che cos’è che ti ha influenzato maggiormente nell’infanzia e nell’adolescenza?
I miei primi ricordi di un interesse nel fantasy risalgono a quando avevo sette anni. Ero un grande fan della strip a fumetti ‘The Rise and Fall of the Trigan Empire’, pubblicata su una rivista di “edutainment” (metà educazione, metà entertainment) dal titolo ‘Look and Learn’. Costruivo eserciti di soldatini di plastica basandomi su quelli che comparivano nel fumetto. Erano soldati romani, e mi ricordo che sostituivo le lance coi fucili laser. La mia vera introduzione ai libri fantasy risale ai tempi del liceo: il mio insegnante d’inglese era un avido seguace di tutto quanto riguardasse Tolkien, e ci fece conoscere ‘Lo Hobbit’ e ‘Il Signore degli Anelli’. Fui particolarmente colpito dalle mappe della Terra di Mezzo disegnate a mano da Tolkien, e passai un bel po’ di tempo a creare le mie mappe personali. Fu un’ottima base per quando, in seguito, cominciai a creare le mappe del mio mondo fantasy, il Magnamund. Le prime ispirazioni per Lupo Solitario mi vennero dai classici medievali inglesi come Beowulf, Ivanhoe e i Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù. Da adolescente lessi J.R.R. Tolkien, Michael Moorcock e Mervin Peake. Ero anche molto interessato alla storia militare e alla mitologia nordica, e lo sono ancora oggi. Tutte queste fonti hanno influenzato la creazione della serie di Lupo Solitario. Dopotutto, all’epoca i giochi di ruolo non esistevano ancora.
Da quel che ho letto so che sei interessato soprattutto ai giochi di strategia. E’ un interesse che nutri sin da bambino?
Sì, i giochi di strategia e i wargame da tavolo. A questi ultimi gioco ancora adesso con regolarità, e ho messo insieme una grossa collezione di miniature; l’ultima volta che le ho contate erano sulle 30.000. La maggior parte sono personaggi ed eserciti del Magnamund.
Che cosa ti piaceva di questi giochi?
Il fatto che richiedessero abilità e capacità di giudizio piuttosto che pura fortuna. E anche il fatto che spesso sono giochi basati su eventi reali della storia militare. Questi giochi riuniscono due degli interessi che ho coltivato per tutta la mia vita: i giochi e la storia militare.
Rimanendo in tema di giochi di strategia, preferisci i boardgame, come le simulazioni di battaglie, oppure quelli con le miniature, come quelli da tavolo?
Preferisco quelli da tavolo con le miniature, anche se gioco ancora ai boardgame e continuo ad apprezzarli. Mi piace l’estetica del gioco con miniature dipinte in ogni dettaglio e disposte su un tavolo ben allestito. Questo non deve sorprendere: dipingere e collezionare miniature militari è sempre stato un mio hobby (qualcuno lo chiamerebbe ossessione!).
Da quanto ne so hai conosciuto i giochi di ruolo sul finire degli anni Settanta, ma prima di quali giochi ti occupavi? Erano giochi di strategia o di altro genere?
Prima di conoscere D&D giocavo soprattutto a wargame storici, in particolare ambientati nel medioevo (la guerra dei Cento Anni e la guerra delle Due Rose), nella guerra civile americana e nelle guerre napoleoniche. Anche Gary Gygax e Dave Arneson, i co-creatori di D&D, giocavano ai wargame storici. In effetti per le mie battaglie medievali usavo le loro apposite regole (Chainmail). E’ stato così che ho scoperto D&D: conoscevo già Gygax e Arneson grazie alle loro regole sui wargame storici.
Quando hai avuto il primo contatto con i giochi di ruolo? Immagino che si trattasse di D&D.
Nei primi anni Settanta avevo introdotto degli elementi da gioco di ruolo nelle mie campagne di wargame, ma si limitavano ai punteggi degli eroi e ai duelli tra i comandanti degli eserciti; nessun personaggio usava la magia, e non c’erano regole a riguardo. L’avvento di D&D costituì una svolta: ricordo ancora l’epifania che provai quando lo lessi per la prima volta. Seppi subito che avrebbe avuto un successo enorme, non solo tra gli appassionati di giochi da tavolo, ma su un’intera generazione di persone interessate ai giochi. Per me la prima edizione di D&D è stata una chiave in grado di sbloccare un’immaginazione senza confini; fu una scoperta davvero eccitante. Sono molto fortunato, e immensamente grato, di aver potuto assistere all’inizio di quello che divenne un vero fenomeno nel mondo dei giochi.
A quali giochi ti dedicavi personalmente? In un’intervista ho letto i nomi di Il richiamo di Cthulhu, GiRSA, AD&D. Ti capitò di leggere qualche librogioco, all’epoca?
Cominciai introducendo qualche regola base di D&D nelle mie campagne medievali di wargame. Non usavo i punteggi dei mostri di D&D, perché preferivo ideare le mie creature personali. Da D&D passai ad AD&D, e poi svoltai verso Cthulhu. Da adolescente avevo letto tutte le opere di H.P. Lovecraft, quindi immagino che fosse inevitabile provare il gioco di ruolo ambientato nel suo mondo. Giocavo anche a GiRSA, anche se non regolarmente, e a Stormbringer (il GdR di Moorcock). Il mio amico Ian Page, con cui partecipai alla stesura della serie Oberon, era un grande fan di Moorcock. Altre mie esplorazioni nel mondo dei GdR mi hanno fatto conoscere RuneQuest e Bushido (il GdR dei samurai). Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta apparvero dei libri con avventure GdR da giocare da soli: si intitolavano Tunnel & Troll.
Quale fu la tua prima impressione su questi libri?
T&T è stato il mio primo assaggio di librigioco in solitaria, ma non ne fui particolarmente colpito. A dire il vero lo stile non era granché, anche se le regole erano OK e c’era un solido concept di base.
Che ne pensi dei librigioco più semplici, come Avventure Infinite, Scegli tu l’avventura, Scegli la tua avventura?
In tutta onestà devo dire che non ne ho mai letto uno.
Da quel che ne so, sei ancora un giocatore attivo. Ti vedi di più come un giocatore di ruolo o di strategia?
Metà e metà!
Come mai progettasti dei librigioco e non dei giochi di ruolo? Forse perché lavorare a un librogioco è piuttosto simile a lavorare ad un romanzo, e tu ti consideri soprattutto uno scrittore?
Il mio progetto originario prevedeva di produrre Lupo Solitario come gioco di ruolo, tipo RuneQuest. Mi piaceva l’idea di produrre una versione tutta britannica di D&D. Ma poi mi venne in mente che, per quanto buono potesse essere, sarebbe stato solo l’ennesimo GdR. Fu questo a indurmi a pensare a come produrre Lupo Solitario in modo che fosse un nuovo tipo di gioco, e allora mi venne l’idea di farne una campagna di GdR da giocare da soli. Fighting Fantasy era appena approdato sul mercato librario e aveva avuto un grosso successo, ma era piuttosto semplicistico in quanto a sistema di gioco e stile di scrittura; inoltre non permetteva di evolvere il personaggio da un’avventura all’altra. Perciò decisi di produrre Lupo Solitario come serie di librigioco collegati tra loro, e di pubblicarlo sul mercato dei libri invece che su quello dei giochi. Anche se mi sono sempre considerato soprattutto un game designer, ero certo, dai commenti positivi che avevano ricevuto le storie da me scritte per il mio gruppo di gioco, di avere il potenziale per diventare un buon scrittore. Il successo precoce di Lupo Solitario mi permise di dedicarmi a perfezionare il mio stile di scrittura. E come si dice, il resto è storia.
Fino a che punto il tuo lavoro di autore ha influenzato la tua vita, e a partire da quando?
Fin da che riesco a ricordare, mi è sempre piaciuto scrivere. La scrittura ha costituito una gran parte della mia istruzione, anche perché a scuola mi venivano spesso dati da scrivere saggi e progetti, in genere ogni tre settimane. Al college mi diplomai in inglese, storia, arte e musica, quindi dovevo sempre produrre un sacco di scritti, ed entro delle scadenze prefissate. Quello fu un ottimo esercizio, anche di disciplina, per la mia successiva carriera di scrittore professionista.
Avevi progettato la tua vita in questo modo, oppure tutto si è svolto diversamente da come avevi immaginato?
Quando lasciai il college entrai nell’industria musicale: cominciai come musicista, e poi divenni tecnico di registrazione per la Virgin Records. All’epoca non progettavo né ambivo a diventare uno scrittore di professione. Fu solo nei primi anni Ottanta che decisi di lasciare l’industria musicale e di entrare in quella dei giochi. Dopo aver lavorato alla rivista White Dwarf tra il 1982 e il 1983 mi si presentò l’opportunità di produrre commercialmente Lupo Solitario. Fino a quel momento il mondo del Magnamund era stato l’ambientazione per le mie campagne di D&D e AD&D; lo avevo creato nel 1976, perciò nel 1983 avevo ormai prodotto molto materiale sul mondo, la sua storia, i miti e i personaggi, nonché sul suo futuro.