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Apocalypse Now (1979) |
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Maestro
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Vietnam, 1969. Al tormentato capitano Willard (Martin Sheen), militare di stanza a Saigon, viene assegnata una delicata missione segreta: scovare ed eliminare l’indecifrabile colonnello Kurtz (Marlon Brando), berretto verde fuori controllo che vive asserragliato nelle giungle della Cambogia assieme ad un gruppo di autoctoni e fanatici che lo adorano come un dio. Scortato da un miserando manipolo di giovani e disastrati soldati, Willard inizia il pericoloso viaggio, un’odissea che lo porterà a confrontarsi con i più intimi orrori della guerra e dell’animo umano. Mi hanno regalato il dvd mesi addietro, ma sono riuscito a vederlo solo adesso… non so, non mi sentivo mai abbastanza “pronto” per un film del genere. Poi, l’altro giorno, mentre cercavo un libro, ho aperto l’armadio ed il dvd era lì. L’ho preso senza pensarci e l’ho inserito nel lettore: l’ora di esplorare il pianeta “Apocalypse Now” era giunta. Due ore e mezza dopo ritornavo sulla Terra con due semplici parole stampate nella mente: porca miseria. Del cosiddetto “filone del Vietnam”, composto tra gli altri da film come Full Metal Jacket e Platoon, penso che Apocalypse Now sia forse quello più complesso e meno immediato. Sono tutte pellicole mostruose, sia chiaro, ognuna a suo modo epocale, ma dopo aver visto quella firmata da Coppola - l’unica che mi mancava – ho la sensazione che si trovino su piani differenti. Non voglio fare alcun tipo di paragone, dico solo che ho l’impressione che “Apocalypse Now” si discosti dal resto, e sia qualcosa più che una pellicola di guerra. Affermo questo perché l’architettura di “Apocalypse Now” appare singolare, storta, quasi non euclidea. L’opera parte in un modo e finisce in un altro: da film di guerra si trasforma, trascende, diventa altro, oltrepassa i limiti, non è più ‘solo’ un viaggio nell’orrore della guerra in Vietnam, ma un viaggio all’interno degli orrori ancestrali dell’Uomo. Straordinario e terribile allo stesso tempo, il film spazia dalle ferite fisiche a quelle ben più dolorose dell’animo, dal molto piccolo al molto grande, dal particolare all’universale, ed ora capisco perché in molti lo considerino un capolavoro nel genere. La sola raffigurazione dei dubbi e delle sofferenze che affliggono gli uomini che seguono Willard, ognuno con i suoi demoni personali da affrontare, potrebbe bastare ad indicare che siamo di fronte ad un grande film. Ma Coppola fa di più, molto di più. Come nella magistrale scena degli elicotteri che assaltano un villaggio sulle note della Cavalcata delle Valchirie di Wagner, sequenza che tutti conoscono. Non si tratta solamente d’una eccezionale scena di guerra, girata in maniera mirabile. Viene utilizzata anche per esprimere un concetto basilare, ovvero che in un maledetto inferno come il Vietnam, ognuno cerca di salvaguardare la propria salute psichica come può: i soldati si aggrappano disperatamente alle cose che sono loro familiari, e si rifugiano in esse fino a sfiorare il maniacale/paradossale, arrivando a fare del surf mentre infuria una battaglia per estraniarsi e proteggere la mente da ciò che è costretta a subire, dal disfacimento totale. L’atmosfera generale è pesante, alterata, e si respira un’aria malsana, angosciante, che diviene sempre più irrespirabile ogni minuto che passa. Più Willard s’avvicina al covo di Kurtz, più il film assume toni ambigui, intimisti, onirici. Il ponte dove “nessuno governa più”, agghiacciante avamposto al confine tra zone occupate e territori dei vietcong, sembra simboleggiare il metaforico ponte tra ragione e follia. Quei soldati dalla mente ormai disfatta, che sparano incessantemente nella notte, circondati dal nulla, valgono più di mille parole. E’ tutto sfumato, sfuggente, evanescente, persino l’etica e la morale: cosa è realmente giusto e cosa no in disperati casi-limite come quello? La moralità, appunto, è tra i temi centrali dell’ultima, inquietante mezz’ora. Willard, dopo aver perso quasi tutti i suoi compagni di sventura, finalmente incontra Kurtz. O meglio, è Kurtz a mostrarsi a lui. I suggestivi giochi di luce ed ombra sul volto di Marlon Brando appaiono come il riflesso dello spirito umano, in cui albergano in parti uguali bontà e delirio. Giusto e sbagliato, yin e yang, giorno e notte, bianco e nero: Kurtz si confonde in essi, lasciando lo spettatore nel dubbio. La fine giunge inevitabile, e cambia la visione della vita di Willard per sempre. Le domande rimangono. Il colonnello era veramente pazzo? Cosa lo ha spinto a fare quel che ha fatto? Quale tipo di guerra stava realmente combattendo? E’ lo stesso Kurtz, pochi istanti prima di spirare, a donarci una sibillina risposta: “L’orrore… l’orrore…”. Voto complessivo: 9 (Colossale. Per me, che non sono mai andato oltre l’8, dare 9 significa molto. Straconsigliato)
Inviato il: 18/3/2009 18:37
Ultima modifica di =Dr.Scherzo= il 18/3/2009 20:05:45
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Re: Apocalypse Now (1979) |
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Diacono
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una domanda..ma hai visto la verisone "storica" più corta o la redux?
Inviato il: 19/3/2009 17:05
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Re: Apocalypse Now (1979) |
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Maestro
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3/2/2007 15:24 Da Lombardia
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Versione classica.
Inviato il: 19/3/2009 17:07
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Re: Apocalypse Now (1979) |
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Diacono
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vi è dentro un cast stellare con tre pezzi da novanta come brando, sheen e duvall, anche un giovanissimo harrison frod agli esordi ma quello che fa grande questo film è l'alchimia perfetta del tutto, delle musiche, della fotografia, del ritmo che sembra andare di pari passo con il lento risalire del fiume. quell'apparizione di marlon brando ispirata alla pittura dei chiaro scuri di caravaggio richiama il dualismo di quello che si era e quello che si diventa poi dopo un percorso. il lento risalire del fiume della vita.
Inviato il: 19/3/2009 17:47
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Re: Apocalypse Now (1979) |
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Bella recensione per un grande film, sicuramente un capolavoro a pieno titolo.
Da qualche parte c'è un thread con la mia recensione della versione Redux, che è molto più lunga, forse troppo, però ancor più ricca di significati (la Redux, non la mia recensione). Meno male che ci sei tu che scrivi un po' di recensioni, io già faccio una gran fatica a star dietro al PbF di questi tempi.
Inviato il: 19/3/2009 23:10
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Di idee morali non ce ne son più, oggi; e quel ch’è peggio, pare che non ne siano mai esistite. Sono scomparse, inghiottite sin nei loro più piccoli significati... Da L'adolescente di F.Dostoevskij |
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Re: Apocalypse Now (1979) |
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Pare che non ci sia più, o che io l'abbia recensito su di un altra versione del forum. Neppure la ricerca mi da risultati. Vabbé, eccola qui:
APOCALYPSE NOW REDUX --- di Francis Ford Coppola Non ho mai visto la versione originale del 1979, dato che ormai è diventato impossibile vedere film d’autore in televisione. Di conseguenza, non posso valutare questa versione rivista e corretta alla luce di quella precedente, tagliata per motivi di tempo e non solo. Apocalypse now redux è un bel malloppo da 195 minuti, dove una storia lineare fino all’inverosimile scende in secondo piano rispetto all’ambiente e alle situazioni in cui si sviluppa. Il protagonista è il capitano Willard (Martin Sheen), a cui il comando americano in Vietnam assegna una missione molto rischiosa: uccidere il colonnello Kurtz (Marlon Brando), un ufficiale pluridecorato che le azioni di guerra hanno condotto sulla strada della pazzia. Costui è a piede libero in Cambogia, alla testa di un gruppo di guerriglieri che lo venerano come una divinità e commettono qualunque atrocità in suo nome. Willard risale il fiume Nung con quattro compagni: il timoniere Chief (Albert Hall), l’aspirante cuoco Chef (Frederic Forrest), il surfista californiano Lance (Sam Bottoms) e il giovanissimo Clean (un altrettanto giovanissimo Laurence Fishburne). Il viaggio sul fiume è lungo e travagliato, per dare il tempo a Willard e allo spettatore di maturare le proprie idee sul contesto del Vietnam e sulla personalità di Kurtz. Quando finalmente la nave raggiunge il colonnello disertore, Willard è talmente confuso che non sa più come agire. L’incontro con Kurtz lo segna profondamente: scopre che il soldato sta morendo per una qualche malattia, e che sta trascorrendo i suoi ultimi giorni immerso in dotte letture e terribili ricordi. Alla fine, il capitano capisce che il colonnello vuole essere assassinato da lui e porta a termine la missione. Questo è un film terribilmente strano ed inquietante. La versione redux secondo me è troppo lunga e dilata ulteriormente i tempi già biblici, anche se aggiunge scene di notevole importanza.. L’argomento di Apocalypse now non è tanto la guerra, o la condanna di essa, quanto l’analisi della pazzia come conseguenza della guerra e dell’odio instillato dalle bugie. Un conflitto assurdo ed inumano come quello del Vietnam è il contesto più indicato e lo scopo del film è scavare a fondo nell’ambiente, mostrando le menzogne e le follie che hanno caratterizzato la guerra, esasperandone i toni come è tipico dei film. C’è pochissima azione, volta soprattutto ad introdurre scene patetiche o veri e propri accessi di pazzia. Dall’incontro con il tenente-colonnello Kilgore (Robert Duvall), un pazzoide che manda gli uomini a cavalcare le onde mentre gli aerei sganciano napalm sui Vietcong, fino al santuario della follia eretto da Kurtz, è un continuo crescendo: l’inesperienza dell’equipaggio della barca, le scene con le ragazze di Playboy, i soldati nelle trincee a difesa del ponte, la piantagione francese, sono tutte testimonianze di come l’uomo può perdere la propria umanità ed abituarsi all’orrore, diventandone succube o perpetrandolo più o meno consapevolmente. In poche occasioni ho avuto tanti spunti e tanto tempo per riflettere su questo tema. Apocalypse now accompagna lo spettatore con i suoi ritmi lentissimi e lascia digerire concetti pesanti in tutta calma. È facile cogliere lo zampino di John Milius nella scenografia, così come negli eccezionali dialoghi, soprattutto quelli conclusivi tra Willard, Kurtz e il giornalista (Dennis Hopper). Gli attori sono tutti in vena, soprattutto Brando e il protagonista Sheen; in ogni caso, ciascuno sguardo o comportamento trasuda insania e mette lo spettatore a disagio. È il risultato di un sapiente connubio tra recitazione ed uso della telecamera, o meglio, delle luci. Le musiche sono state scritte dallo stesso regista e da Carmine Coppola, ma nella soundtrack rientrano di diritto anche i Doors, i Rolling Stones e la celeberrima “cavalcata delle valchirie” di Wagner, solo che alle guerriere di Odino si sostituiscono gli elicotteri americani. Il film è molto toccante, anche se in certi punti risulta surreale e difficile da decifrare, mentre in altri appare esagerato. Comunque, il suo scopo è anche denunciare la condotta americana durante la guerra in Vietnam, o meglio, l’occultamento della verità perpetrato dalle classi politiche, il cui risultato finale è stato sacrificare una generazione di giovani in una guerra senza senso e dove l’unico denominatore comune è la follia. È un’opera magna, tutt’altro che facile da comprendere ed assimilare. Mi riprometto dunque di guardarlo più volte, per formulare un giudizio più obiettivo. In questa prima visione sono riuscito a fiutare il capolavoro, senza però delinearne bene i contorni. Voto di gradimento: 7 Voto critico: *****
Inviato il: 19/3/2009 23:20
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Re: Apocalypse Now (1979) |
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Curiosamente, neppure io mi ero premurato di indicare che Apocalypse now è tratto da Cuore di Tenebra di Joseph Conrad.
Inviato il: 19/3/2009 23:29
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Re: Apocalypse Now (1979) |
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Maestro
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Faccio del mio meglio... Mi spiace che il forum sia un po' spento, e cerco di ravvivarlo come posso. Mi auguro che quel che scrivo venga almeno letto. Hai fatto bene ad aggiungere anche la tua recensione, che ho letto con piacere.
Inviato il: 20/3/2009 9:45
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Re: Apocalypse Now (1979) |
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Viste entrambe le versioni. Le ho amate entrambe, anche se la redux non aggiunge nulla di interessante, ma risulta altrettanto godibile.
Inviato il: 30/7/2013 15:51
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