| Categoria: Librogame E.L. - Singoli Libri Realtà & Fantasia
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Titolo: 01 - Intrigo in FM | Valutazione: 2.75 Letture:3821 | Elizabeth Steel | Una donna giovane, carina, una donna come tante; ci tieni a farti avanti nella vita, ce l'hai messa tutta per diventare una giornalista radiofonica, è un lavoro che ti piace e ti da soddisfazione. Ma è un ambiente difficile, dove gli interessi economici si mescolano con la vanità e la correttezza professionale, dove i colleghi sono sempre pronti a darti una mano ma anche a farti lo sgambetto al momento buono. Una band di rockettari scatenati, un disc-jockey affascinante e molto disponibile, un produttore con l'aria così da buon ragazzo: devi agire con cautela, devi fare le mosse giuste. |
Valutazione media:
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Data pubblicazione 11/1/2007
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Inviata da: Federico il 31/12/2006 |
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Valutazione generale:
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1
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E' sempre difficile trovare parole per rendere esattamente le sensazioni provate durante una lettura che ci ha cambiato la vita. Tuttavia, assumo sulle mie larghe spalle quest' arduo compito, spinto dall'amore verso il prossimo, dall'ardente desiderio di riuscire a portare a voi anche solo le briciole di questa esperienza che ha ridefinito la mia percezione di ciò che è reale e ciò che è fantastico e soprattutto ebbro di rum & cola.
Il compito di giungere alla pefetta commistione tra realtà e fantasia, spetta alla scrittrice britannica Elizabeth Steel. Protagonista della vicenda è una giovane giornalista radiofonica il cui compito è, con nostra grande sorpresa, fare delle interviste. Ovvero, nelle parole dell'autrice: “andare in giro con un registratore e parlare con un sacco di gente”. Oltre a questo, collabora con altri programmi tra i quali uno “spazio notturno di musica per giovani”. Seguitissimo, nonostante l'agguerrita concorrenza dei noti spazi notturni di musica per anziani. I due responsabili di questo programma sono il d.j. Andy Anderson; giovane, bello, aitante e di colore e il produttore Simon Lewis; giovane, bello, aitante e biondino, dal cui personaggio persino l'attore Patrick Swayze ha copiato il look con il quale appare nei suoi films.
Il primo incarico per la nostra eroina non tarda ad arrivare e subito siamo messi di fronte al tratto saliente del libro: il piglio con cui l'autrice gestisce la prospettiva femminile. Sullo sfondo di una dimensione di acuta critica sociale, in questo caso la denuncia del clientelismo nell'assegnazione delle case popolari, fa da base alla prima vera occasione in cui avremo modo di far valere il nostro ruolo di donne nella società: dopo aver cercato, con grande acume professionale, di estorcere la verità all'assessore sospettato di accettare mazzette, non possiamo far altro che uscire dalla stanza deluse, spaventate e amareggiate, con la sensazione di averla fatta grossa e la paura di perdere il lavoro. In quella, da vere donne, non possiamo non accettare il disinteressatissimo invito di Andy a prendere un caffè. Già, il caffè, o meglio, l'invito a consumare un caffè insieme. Vero e proprio leitmotiv del testo. Il mezzo attraverso il quale l'umanità tutta si relaziona. Tutto ruota intorno al caffè, esotica bevanda capce di risvegliare le passioni: amore e odio, ira e misericordia. Una geniale metafora della vita. Uomini, a che serve inventare approcci fantasiosi, perdersi in ingannevoli arti amatorie, quando tutto può essere riassunto in un invito a prendere un caffè? Ricordo quella volta in cui cercai di offrire un caffè a una ragazza che mi piaceva, ma quando mi sentii rispondere “no, mi fa schifo il caffè!”, capii che non era la donna per me, anzi capii che non era nemmeno una vera donna. Ma la critica sociale non finisce qui. Simon e Andy, gli uomini protagonisti della nostra vita, vengono avvicinati da una produttore discografico e dal manager di un gruppo musicale, che in barba all'onestà e al duro lavoro che tutte le nuove proposte musicali mettono nella loro produzione artistica, cercheranno di corromperli affinchè promuovano via radio i propri protetti. Basterà così poco per convincere due professionisti integerrimi come Andy e Simon? Certo che sì. Ma noi, da vere donne, non possiamo certo farli sentire colpevoli, quindi parteciperemo tacitamente alla disonesta manovra. Ma non sarà certo colpa nostra, perchè come potevamo sapere che cosa volesse dire “payola”, ovvero il termine usato per indicare il suddetto illecito, prima che il cantante del gruppo interessato, incontrato ad un innocente party promozionale, ci spiegasse il significato di questa parola dal sapore misterioso ed arcano?
Ovviamente, trattandosi di un dramma ambientato in una stazione radiofonica, la musica ha un ruolo importante. Avremo modo di fare conoscenza con i Bandits, il promettentissimo gruppo che Andy e Simon si sono spontaneamente incaricati di promuovere. Anche qui, il contatto con il mondo giovanile veicola una geniale e innovativa critica sociale. Questo gruppo suona un genere di musica inascoltabile da loro stessi definito “heavy metal” e dimostrano apertamente di coltivare in seno il demone dell'ignoranza, come tutti i sedicenti musicisti della loro schiatta, quando ammettono candidamente di non sapere chi sia Barry Manilow. Corpo di mille balene amici, Barry Manilow, in cima a tutte le playlists degli spazi musicali per giovani! Evento chiave della vicenda è l'esibizione dal vivo del gruppo, che nel tentativo di corrompere le anime dei presenti con la propria musica infernale, si aiuta con un look luciferino, esaltato dalla capigliatura a metà strada tra il David Bowie di “Labyrinth” e l' Ivana Spagna dei bei tempi andati. Naturalmente, questo immondo sabba terminerà con il lancio degli strumenti musicali sul pubblico, espediente con cui la Bestia è solita simulare l'apocalisse, proprio come avveniva notoriamente in quei concerti tipicamente “heavy metal” che avevano luogo a Londra attorno al 1977. In seguito a questo “live”, il gruppo si rivelerà un flop e visto che al mondo regna ancora la giustizia, il disco verrà bandito dai circuiti radiofonici. Le conseguenze della prefigurazione dell'inferno sotto forma di esibizione musicale potrebbero essere fatali per la nostra eroina, portando ad una fine prematura dell'avventura se un ematoma conseguente a una caduta dovesse costringerla a rimanere su un letto d'ospedale. Altrimenti la vicenda potrebbe proseguire, e se accettiamo di prendere tanti caffè con Andy, potremmo trovarci a dover affrontare il suo lato oscuro, rappresentato dal suo segreto più nascosto: il vizio del gioco. Preparatevi a dei colpi di scena inadatti a chi è debole di cuore: Andy vorrà prendere il caffè persino di notte a casa vostra e sarà anche possibile vedere il nostro brilante disc-jockey di colore apparire “ROSSO di collera e barcollante”! Niente paura, che ci stanno a fare le donne, se non a tirare fuori dai guai le persone con cui bevono abitualmente il caffè, indipendentemente dall'orario? Basterà pedinare Luigi, l'uomo “che dall'aspetto potrebbe essere italiano” (e che ha un fratello, Mario, che fa l'idraulico, dall'aspetto altrettanto italiano), il buttafuori della casa da gioco del Signor Minelli (“l'italiano, alto bruno e muscoloso”), entrare nel casinò, sfoderare sorriso e te...ssera da giornalista e il gioco è fatto! Scopriremo che i debiti di Andy sono già stati pagati da lui stesso! Che intrigo mozzafiato!
Ma qualcuno è in combutta col demonio: nonostante il veto del direttore, il disco dei Bandits viene di nuovo mandato in onda! La radio rischierà il fallimento a causa delle critiche che potrebbe ricevere! Vi rendete conto, il disco dei Bandits mandato in onda per UNA volta!? Nessuno sponsor vorrà più comprare spazi pubblicitari per giovani durante gli spazi musicali per giovani! Naturalmente, sarà compito nostro scovare il colpevole, per l'ultimo atto di una delle vicende più appassionanti e profonde MAI narrate nella storia della letteratura.
Ah, dimenticavo, mi sono lasciato prendere la mano dall'intreccio, ma è doveroso spendere due parole sulle meccaniche di gioco. E' incredibile come la Steel ridefinisca il concetto di “d6” semplicemente riprendendone le basi più intime e pure, ormai fatte dimenticare da fiumi di inchiostro, regolamenti che sfuggono all'umana comprensione e dadi dalla foggia improponibile. Beh, dimenticate tutto ciò amici. Qui si torna all'essenza più pura del dado da gioco: il CASO. Basterà un lancio di dado richiesto così, all'improvviso, e a seconda del risultato la vostra vita potrà colorarsi con uno dei diversi colori dell'arcobaleno!
****Si ringrazia il signor Falco della Runa per le preziose informazioni sul fratello di Luigi.
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Inviata da: Gurgaz il 14/1/2007 |
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Valutazione generale:
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3
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Titolo originale: Danger on the air Autrice: Elizabeth Steel Anno: 1985 Illustrazioni: Peter Wilks Copertina: James Bareham Traduzione italiana: Francesca Gregoratti (1987)
Intrigo in FM è un esempio lampante di come il successo di un’intera serie possa venir pregiudicato dall’esordio. Accattivarsi l’interesse del difficile pubblico femminile è già un’impresa ardua, ma rischia di diventare impossibile se ci si avvale di colossali stereotipi e non si correda la narrazione, peraltro scialba, di un sistema di gioco evoluto, che sappia coinvolgere alla maniera dei librogame concepiti per i ragazzi.
L’idea alla base del primo Realtà & Fantasia potrebbe anche funzionare: una storia di corruzione e piccoli tradimenti nel contesto di un’emittente radiofonica, in cui la protagonista può fungere da ago della bilancia. Al contrario di quel che avviene nei consueti librogame, qui non importano tanto le azioni ed i conseguenti rapporti di causa-effetto: Intrigo in FM è basato sulle relazioni interpersonali, poiché ciò che influenza realmente la storia è la fiducia e la devozione che la nostra eroina mostra verso uno dei personaggi-chiave. A seconda della propria indole, si può parteggiare per il DJ Andy Anderson, per il produttore Simon Lewis o per Gerry Smith, dipendente di una casa discografica. A seconda dell’inclinazione dimostrata, la storia prenderà un corso diverso e riserverà scene più o meno interessanti, ma le probabilità di completare con successo il librogame restano comunque alte.
Messa in questi termini, la vicenda può apparire intrigante ed avrebbe anche potuto esserlo, se non si fosse impiegato un registro scadente e non si avesse scelto un approccio puerile ai problemi. Raramente ho trovato un librogame scritto così male: è ripetitivo, prevedibile, snocciola luoghi comuni a profusione e non riesce a coinvolgere neanche un po’. I rapporti professionali ed affettivi sono gestiti a suon di espedienti, un’interminabile serie di inviti a prendere qualcosa in compagnia di questo o quel personaggio. Il consumo collettivo del caffé è talmente frequente ed insistito, che solo la lettura individuale può dare un’idea della ridondanza con cui tale gesto viene proposto. Per non parlare dei personaggi di contorno, in particolare il gruppo heavy metal dei Bandits e i biscazzieri italiani, una bella combriccola di caricature; non capisco se Elizabeth Steel covasse qualche risentimento verso la musica pesante o gli immigrati italiani, per darne una visione così macchiettistica. Forse accentuare i toni poteva avere un fine educativo, onde mettere alla berlina le negatività, eppure non mi sembra saggio insegnare ad una ragazza che il mondo è bianco o nero.
Nulla da segnalare sul fronte del regolamento, visto che tutto si riduce all’occasionale tiro di dado, una sorta di test di fascino per convincere qualcuno a fare quel che si desidera. Dato che non ci sono regole a ravvivare il gioco, si presume che le scelte effettuate a fine paragrafo abbiano un ruolo fondamentale. Niente affatto! Sono presenti decine di paragrafi dove una scelta vale l’altra, perché il librogame, con abili giri di parole, indirizza entrambe le opzioni sullo stesso percorso! Sono rare le occasioni per imboccare un binario indipendente e la vacuità delle scene non permette di accorgersi se una scelta è decisiva oppure no.
Un librogame verboso e poco coinvolgente, facile da portare a termine, caratterizzato da un’interattività discontinua. Il taglio grafico del testo e le illustrazioni di Peter Wilks sono adeguati, ma davvero non saprei cosa altro salvare. Intrigo in FM è un pessimo biglietto da visita e probabilmente i diffusi pregiudizi riguardo alla serie sono da imputare a questo sciagurato primo volume.
Ambientazione: 6 Stile di scrittura: 2 Bilanciamento: 5 Interattività: 4 Aspetto grafico: 7
Voto complessivo: 3 Difficoltà: bassa
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Inviata da: lonewolf79 il 18/7/2007 |
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Valutazione generale:
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2
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Titolo Italiano: Intrigo in FM
Titolo originale: Danger on the air
Autore: Elizabeth Steel
Illustratore: Peter Wilks
Diciamo la verità, Intrigo in Fm è un librogame veramente stupido. Narrazione pietosa, pieno di stereotipi e un' autrice che cerca di coinvolgerci con un asso nella manica: il caffè! Infatti ben presto capiremo che non interpreteremo una stupida ragazza incapace d'imporsi nel lavoro e di farsi rispettare dagli altri. Ma interpreteremo il caffè ovvero il motivo trainante dell' episodio. ( strano che l' autrice non abbia pensato ad assegnare dei valori di combattimento al caffè)
A parte gli scherzi e il caffè, la chiave di questo episodio è una storia di corruzione nell' ambiente di una piccola emittente radiofonica in cui noi, interpretando una giovane ragazza, dovremo fare le nostre scelte e capire cosa succede.
Il punto è che la nostra protagonista è una persona scialba, debole di polso, la quale è portata a credere a tutte le fandonie che le dicono con una devozione agghicciante... In base a questa "devozione" la storia potrà prendere percorsi diversi, anche se c' è da constatare un elemento trainante: Il caffè. Non ho contato le volte in cui la nostra eroina viene invitata a prendere un caffè al bar, o in altri posti. Credo che il suo fegato ne abbia risentito molto.
Come il nostro d' altronde. Giocare questo librogame è un' impresa veramente ardua. Noioso, ripetitivo , prevedibile nelle scelte e con una caratterizzazione dei personaggi veramente oscena.
Regolamento? A volte si tira il dado a 6 facce, tanto per vedere cosa ci riserva il destino o il caffè....... Tanto il libro è strutturato talmente male che a volte una scelta vale l' altra.
Grafica interna? si lascia vedere una volta.......
Insomma se proprio dovete giocarlo, poi cercate di riprendervi. Magari con un aperitivo....
Interattività (cioè quanto il LG sfrutta le potenzialità a sua disposizione): 1 Stile di scrittura (quanto l'autore sa coinvolgere per qualità letteraria): 2 Ambientazione (quanto l'autore sa coinvolgere per la ricchezza dei luoghi e dei fatti): 1 Bilanciamento (equilibrio tra le regole e l'effettiva difficoltà): 1 Grafica: 4
Voto complessivo: 2 Difficoltà: Bambino di 6 anni.
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Inviata da: EGO il 28/2/2008 |
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Valutazione generale:
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5
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Quello che mi chiedo, dopo aver letto e riletto questo libro, è quale potesse essere il giudizio che ne avevano le lettrici dell’epoca. Durante la lettura, almeno all’inizio, ho tentato di immedesimarmi nella protagonista, cercando di seguire una condotta più coerente possibile, per esempio rifiutando tutti gli appuntamenti per non sbilanciarmi troppo verso l’uno o l’altro personaggio maschile, e soprattutto svicolando ogni singolo invito a prendere un caffè; sfortunatamente l’impresa non è riuscita al 100%, e infatti trovo che uno dei grossi problemi di Intrigo in FM sia la mancanza di coerenza.
Uno, perché ce ne sono svariati. La protagonista della storia è una giovane e ambiziosa giornalista presso l’emittente Radio South. Se il prologo la descrive come una donna capace e di belle speranze, il primo paragrafo la getta nella dura realtà di un mondo irrimediabilmente maschilista, del quale resterà succube fino alla fine. E’ veramente ridicolo ritrovarsi ad interpretare quella che sembra l’unica donna vagamente decente nel raggio di chissà quanti chilometri, dato che ogni singolo maschio ritenuto dall’autrice ormonalmente attivo (ed escludendo quindi l’integerrimo direttore e il per nulla integerrimo – ma evidentemente troppo attempato – manager discografico, due omissioni di incredibile ingenuità) ci prova spudoratamente con tutta l’anima ad ogni pur remota occasione; ed è assolutamente rivoltante come ciascuno di loro non possa fare a meno di rivolgersi a noi, ogni dannata volta che apre bocca, con epiteti del tipo “bellezza”, “tesoro”, “dolcezza”, “amore”, e peccato che per aggiungere colore al testo non ci abbiano mai messo le varianti più popolari tipo “squinzia”, “tipa”, o “gnoccolona”, che avrebbero fatto tanto ggiovane. E se già essere circondati da folate di testosterone non fosse abbastanza disagevole, ci si aggiunge la squinzia – cioè, la fanciulla stessa, che salta al collo di uno, sente di innamorarsi dell’altro, poi però bacia l’altro ancora e dall’ultimo si aspetta un bacio che però non arriva, e allora si mette a letto imbronciata e inquieta, e poco ci manca che si metta a cantare “Holding out for a hero” nel cuore della notte (ma non può, perché il mattino dopo deve lavorare, benché in realtà trascorra settimane sullo stesso articolo). Ecco quindi che mi chiedo come sia possibile questo comportamento da parte di una donna che dovrebbe essere di inattaccabili princîpi morali, dato che tutta la vicenda, collaterali comprese, si fonda su storie di corruzione che la indignano profondamente, e che la fanno cascare dalle nuvole ogni volta che se ne prospetta l’esistenza (oddio, diciamo che davanti ad un termine come “payola” anche la Treccani potrebbe avere qualche difficoltà).
Oltretutto, l’intrigo del titolo non sarebbe neppure male, e anzi ci sono diversi modi in cui può essere risolto: dipende tutto da chi, tra i quattro asfissianti e irriducibili pretendenti, stabiliremo degno di fiducia, uscendo con lui al ristorante cinese o francese, a prendere un drink, un cocktail o meglio ancora un caffè, che in alcune scene sembrerebbe la classica scusa tipo collezione di francobolli, e invece niente, non ci si può esimere dal bere il caffè, è troppo importante per far capire che fai sul serio e che la conversazione si deve mantenere sul piano del business, anche se è sera tardi e mi hai appena riaccompagnata a casa e vivo da sola. Ma sto divagando. Dicevo che bisogna decidere a chi dare fiducia, e sarebbe un gioco divertente se gli indizi sull’innocenza di uno e la colpevolezza dell’altro non fossero plateali fin da subito, in barba ai successivi tentativi di sviare i sospetti ricorrendo all’ennesimo stereotipo, quello della bisca gestita da italiani (che poi, per ribaltare ancora la frittata, si rivelano anche onesti e cortesi!). Solo occasionalmente c’è da tirare due dadi per stabilire l’esito di qualche evento, e bisogna dire che raramente si sono visti i dadi incarnare così bene l’essenza della botta di culo sfacciata e suprema: ci sono proprio gli attimi di tensione in cui sembra di vedere la protagonista incrociare le dita dietro la schiena, nella spasmodica attesa di scoprire se il maschio di turno ha abboccato al bluff (difficile, visti i punteggi richiesti). Per il resto, se si vuole vedere un finale diverso è necessario rimanere coerenti nella propria scelta fino in fondo a partire dall’evento clou della storia, perché da qui in poi saltabeccare da un “amico” all’altro non fa che confondere le acque e dare modo all’autrice di indirizzarci sulla strada che lei ritiene opportuna, con mezzucci così puerili che non può non venire il dubbio che Elizabeth Steel, all’epoca, fosse una ragazzina delle medie con la testa piena di opinioni rigide e superficiali, maturate probabilmente in due minuti e per nulla supportate dall’esperienza diretta.
Come giustificare altrimenti la montagna di clichè che si trovano nel testo? Tutti i bei ragazzi ti vengono dietro, ma non cercano mai di metterti le mani addosso – e quale ragazza non lo vorrebbe? (Averli dietro, intendo, che avevate capito?) Tu te li cucini come vuoi, facendoli girare come trottole – e a quale ragazza non piacerebbe? Gli uomini sulla cinquantina non sono interessati alle belle donne – e come potrebbero? Mio papà guarda solo la mamma! Il ragazzo di colore è innocente ma cercano di scaricare su di lui ogni colpa – non è stato lui, ma tutti lo accusano perché è negro! Il bel ragazzo biondo è il colpevole – è ovvio, bacia tutte le ragazze, è un poco di buono! L’italiano si chiama Luigi e il suo capo Minelli, e lavorano in una bisca – ma cosa vuoi, che gli italiani siano onesti lavoratori? E poi, che dire della band di ragazzacci sporchi, sbevazzoni, pettinati coi petardi, che camminano e parlano come trogloditi e che, facendo heavy metal, non possono che essere l’incarnazione del Male puro, fracassando chitarre ai “concerti” e insomma dando di sé un’immagine talmente negativa, che trasmettere il loro singolo una volta sola potrebbe significare la rovina per la radio che dovesse osare tanto? E’ meraviglioso il modo in cui l’autrice, a questo punto della storia, glissa beatamente sul fatto che la sua eroina si occupa di interviste e quindi potrebbe andare a chiedere ai “giovani” che cosa ne pensano della band, scoprendo magari che mandare in onda il pezzo potrebbe essere meno controproducente del previsto…
Paragrafi spesso e volentieri fin troppo brevi, bivi insignificanti, 95% del testo composto da dialoghi, maschilismo osceno, macchiette dietro ogni angolo, protagonista candida eppur zoccolona al tempo stesso; Intrigo in FM, semplicemente, non è credibile. E’ così confuso e pieno di contraddizioni, così puerile, così semplicistico. Sotto c’era del potenziale: la storia, in altre mani, poteva sbocciare in qualcosa di meglio, e anche così, una certa curiosità la suscita, se non altro per vedere fino a che punto la Steel riesce ad arrivare nella sua affannata corsa all’inserimento di tutti gli stereotipi possibili (e c’è da dire che la traduzione aiuta a rendere il tutto ancora più ridicolo e confuso). La cosa paradossale è che, stando così le cose, Intrigo in FM diventa quasi una lettura indispensabile, a maggior ragione vent’anni dopo, per poterne ridere di gusto, a differenza di librogame che mirano molto più in alto, magari imbastendo complicati regolamenti e mappe che promettono mari e monti, e poi deludono sonoramente le aspettative. Intrigo in FM effettivamente fa finta di essere un librogame per un buon 75%, visto che quasi tutte le scelte conducono poi allo stesso punto e quindi non soddisfano nemmeno i canoni di Scegli la tua avventura; d’altra parte, non ha attese da deludere, e anzi fa ridere. Rimane solo un dubbio: visto lo sviluppo della “musica per giovani” dal 1985 ad oggi, Elizabeth Steel avrà scelto l’eremitaggio?
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