| Categoria: Librogame E.L. - Singoli Libri Fire*Wolf
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Titolo: 04 - Le Radici del Male | Valutazione: 2.67 Letture:2869 | J.H. Brennan | La Stirpe dei Demoni è stata eliminata, eppure nelle terre del regno di Harn qualcosa di strano sta succedendo: personaggi eminenti scompaiono senza lasciare traccia e senza ricordare nulla al loro ritorno. Ma quando anche la bellissima principessa Freya viene conquistata alle misteriose forze del male, ancora una volta Fire*Wolf dovrà affrontare l’ignoto per riportare alla luce la sua sposa promessa. |
Valutazione media:
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(1)
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(10)
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Data pubblicazione 30/1/2007
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Inviata da: Gurgaz il 31/12/2006 |
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Valutazione generale:
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2
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Titolo originale: Ancient Evil Autore: J.H. Brennan Anno: 1985 Illustrazioni: John Blanche Traduzione italiana: Marco Spada (1993)
Chi crede che la follia ostentata da Brennan nel terzo libro di Fire*Wolf non possa essere superata, avrà modo di ricredersi leggendo Le Radici del Male. Il nostro eroe non può nemmeno godersi in pace il matrimonio: le Sorelle Gegum lo convocano d’urgenza e gli chiedono di sottoporsi ad una serie di prove visibilmente insane, a base di combattimenti senza Spada del Destino e check irriverenti verso la scienza chiamata statistica. Dopo che il giocatore ha barato ed ha superato le prove, la Badessa gli comunica che è stato scelto per una misteriosa missione. Tornato alla reggia, scopre che l’adorata Freya è stata rapita.
Gli indizi spingono Fire*Wolf verso il castello in rovina del primo libro, solo che stavolta deve attraversare la Foresta Magica di Farthingdale, un labirinto dove è facile perdersi e vagare in eterno. Un lancio di dadi fortunato (l’unico di tutta la saga) mi ha permesso di raggiungere il Cerchio delle Driadi, dove ho dovuto sciogliere un gradevole enigma, ricorrendo ovviamente alla pagina dei suggerimenti (così come è dato, equivale a chiedere ad un analfabeta di leggere la Divina Commedia). Oltre la foresta si estende Belgardium, città rasa al suolo dai Demoni ed ora ricostruita. Da lì al castello la strada è breve, così come risulta agevole l’esplorazione delle rovine, trappole e nemici permettendo. A questo punto, avete radunato tutti i frammenti della famigerata croce? Sì? Ah, allora avete barato, come me! Seguendo il regolamento non ce l’avreste mai fatta!
La parte finale del librogame sembra un puro esercizio di cattiveria ed insania da parte dell’autore: impossibile superare anche uno solo dei terribili avversari e micidiali trabocchetti magici, sempre che non si abbia deciso di fregarsene e proseguire ad oltranza. Io dall’inizio del quarto episodio ho smesso di lanciare i dadi, stanco di essere preso in giro da richieste impossibili e nemici 3-4 volte più potenti di Fire*Wolf. A dire il vero, la famosa Ragnatela Magica consente di vincere la maggior parte dei combattimenti, ma dubito che Brennan avesse pensato a questa possibilità, altrimenti il tutto assume ancor più le sembianze della barzelletta. Lo scontro finale con i tre Maestri Occulti, i creatori della razza dei Demoni, è invece insormontabile, Ragnatela Magica oppure no. In sostanza, si richiede di lanciare un 12 ai dadi tre volte prima di soccombere, ma secondo me Fire*Wolf muore molto prima.
La ciliegina sulla torta è costituita dal controllo finale: le caratteristiche del tuo Fire*Wolf, sommate all’ABILITÀ, danno un risultato maggiore di 600? No? Allora sei morto! Dato che in tutta la serie è difficile guadagnare più di 60 punti di ABILITÀ, ciò implica che le caratteristiche debbano raggiungere in media gli 80 punti. Nella creazione Fire*Wolf, insomma, dovete aver lanciato 7 volte dal 10 in su. L’ennesima buffonata, ancor più incredibile per lo strano aspetto da legge retroattiva.
A questo punto, il più paziente e benintenzionato dei giocatori è stanco di queste assurdità. Che la saga della Stirpe dei Demoni si concluda, che Fire*Wolf ritrovi la sua sposa e che vivano felici e contenti in barba al regolamento. In questo quarto volume si registra un certo recupero di verve letteraria e di gusto per la narrazione; pure le tavole di John Blanche acquistano mordente, se paragonate a quelle scialbe del terzo. Nulla può compensare gli squilibri creati dal demonio che ha posseduto J.H. Brennan, mentre vergava le ultime pagine di questa storia. Un librogame insensato e completamente inutile.
Ambientazione: 9 Stile di scrittura: 9 Bilanciamento: 1 Interattività: 1 Aspetto grafico: 7
Voto complessivo: 2 Difficoltà: impossibile
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Inviata da: lonewolf79 il 25/9/2007 |
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Valutazione generale:
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1
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Titolo Italiano:Le Radici del Male
Titolo originale: Ancient Evil
Autore:J.H. Brennan
Illustratore: John Blanche
Fire*Wolf viene convocato dalle Sorelle Gegum, le quali gli chiedono di sottoporsi ad una serie di prove completamente folli, con combattimenti senza Spada del Destino e controlli statistici. Dopo, la Badessa gli comunica che è stato scelto per una importante missione. Tornato alla reggia,il nostro eroe scopre che Freya (sua moglie) è stata rapita.
In base agli indizi trovati,Fire*Wolf si dirige verso il castello in rovina (quello del primo volume).Pero' deve attraversare la Foresta Magica di Farthingdale, un labirinto dove è facile perdersi e vagare per sempre.
Oltre la foresta vi è Belgardium, città rasa al suolo dai Demoni ed ora ricostruita. Per arrivare al castello la strada è breve, così come risulta agevole l’esplorazione delle rovine, a parte i cari nemici e le amiche trappole.
Se non avete recuperato i frammenti di un particolare oggetto, sono guai. Ah ovviamene non li avete recuperati, come dubito che siate arrivati fin qui senza barare. In quanto è un libro IMPOSSIBILE, SNERVANTE, E ODIOSO IN CUI SI PUO' SOLO BARARE PER ANDARE AVANTI.
Nella parte finale è impossibile superare gli avversari e trabocchetti magici vari . Poi lo scontro con i tre Maestri Occulti è meglio solo leggerselo.....
Alla fine abbiamo anche un bel controllo finale. Se le caratteristiche di Fire*Wolf, sommate all’ABILITÀ,non danno piu di 600 il personaggio ci saluta per sempre. In poche parole dovete barare fin dal numero 1 per avere un personaggio ultra potente da sommare al punteggio di abilità che guadagnerete.
Direi che è un librogame insulso e completamente folle. Le illustrazioni sono carine. Almeno quelle.
Interattività (cioè quanto il LG sfrutta le potenzialità a sua disposizione): 1-- Stile di scrittura (quanto l'autore sa coinvolgere per qualità letteraria): 2 Ambientazione (quanto l'autore sa coinvolgere per la ricchezza dei luoghi e dei fatti): 5 Bilanciamento (equilibrio tra le regole e l'effettiva difficoltà): 1-- Grafica: 7
Voto complessivo: 1 Difficoltà: Leggetevelo come un libro e non giocatelo, tanto non si puo' finire onestamente.
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Inviata da: EGO il 22/5/2008 |
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Valutazione generale:
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5
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I Demoni sono stati annientati e Fire*Wolf sta per sposare la figlia del Re. E’ ovvio che c’è qualcosa che non va.
Volevo ben dire: sua moglie viene rapita al secondo paragrafo, per fortuna senza sapere che il nostro barbaro novello sposo ha ricevuto una visita da una delle bonissime Gegum. Ora lui dovrebbe recarsi al Convento, per ottenere un sacco di informazioni di dubbio significato e sottoporsi ad una serie di prove che hanno un solo, semplice requisito: aver giocato e finito il volume 3 della saga. In effetti Le Radici del Male potrebbe essere completato con un personaggio ottenuto assegnandosi arbitrariamente 88 o 96 punti in tutte le caratteristiche, ma solo con i punteggi ottenuti Nel regno dei Demoni si può avere l’Abilità necessaria a superare il combattimento al paragrafo 7. Non ha nessuna importanza che non venga specificato se quei punteggi si possono conservare, e nemmeno ne hanno le illustrazioni che ritraggono un barbaro indiscutibilmente bruno.
E con questo abbiamo ammazzato il problema del bilanciamento della difficoltà, perché con quei super punteggi e le solite magie-cheat si arriva abbastanza comodi alla fine del libro. Grazie ad alcuni oggetti molto utili (ma, per fortuna, non gratuiti) si riesce anche ad affrontare avversari che sulla carta sono impossibili, come il fenomenale dragone rosso. E’ proprio la gestione degli oggetti a differenziare Le Radici del Male dal vacuo terzo volume: attraverso tutta l’avventura si snoda una piccola sub-quest che richiede di trovare ben cinque frammenti di un certo manufatto, talmente indispensabile che, se si arriva al chekpoint senza, si viene rispediti indietro a cercarlo. E altri item, sparsi qua e là, vanno comunque recuperati per affrontare al meglio le tante, impegnative sfide che il nostro eroe si trova di fronte nell’ultima parte della sua saga. Tutti i nodi vengono infatti al pettine: nella sua disperata ricerca della moglie, Fire*Wolf scoprirà la vera origine dei Demoni, di tutti i problemi del Regno, delle Gegum – perfino della sua Spada! Tutti i misteri vengono svelati, in un racconto straziante che recupera parte di quel lirismo e di quella passione che si erano via via smarriti dopo il primo, eccezionale volume, un racconto che sale in un crescendo di tensione, di solitudine, di disperazione fino all’incredibile finale.
Che però va sudato. Perché, come lo era Nel regno dei Demoni, Le Radici del Male è un librogame molto impegnativo, e molto lungo. Articolato in tanti piccoli pezzetti, contiene non solo una quantità di combattimenti che può dare sui nervi, ma anche svariate occasioni di morte istantanea nell’inconfondibile stile del Barbaro ribelle, ovvero: esci dal seminato e muori. La strada è tracciata, c’è solo quella, seguila e non farti domande, perché l’organizzazione delle varie sezioni di gioco non ha senso, benché finga molto bene di averlo. In questo volume di Fire*Wolf sembrano condensarsi tutti gli imperdonabili sprechi compiuti da Brennan nella serie: lo spreco di quelle belle mappe piene di posti da esplorare, che non nascondono praticamente niente e fanno solo da contorno all’oggettino misero ma obbligatorio; lo spreco di piccoli labirinti pieni di ripetizioni e di connessioni impossibili tra i vari ambienti, di paragrafi tutti uguali, di situazioni così banali da far urlare di delusione e di trappole così infami da far scagliare il libro contro il muro dalla rabbia. La connessione tra il 226 e il 230, paragrafo talmente fuori posto che ho comodamente fatto finta di non esserci mai arrivato, va al di là di qualsiasi immaginazione, eppure non si tratta di un errore di traduzione. E davanti a queste cose, e alla sfilata di nemici sempre più incredibilmente potenti che accompagnano le fasi finali dell’avventura, e all’inverosimile requisito preteso dal paragrafo 258, mi chiedo come abbia potuto fare questo l’autore di Nel Regno dei Morti e di Frankenstein. Non riesco a capacitarmene.
Certo, se uno è arrivato fin qui dal volume 1, Le Radici del Male ha pur sempre il suo perché. Il livello di sfida è adeguato al personaggio reduce dalle avventure passate, la formula è sempre quella e, se è piaciuta finora, può ancora farlo. Vedere come va a finire la storia dà soddisfazione, così come lo scontro finale, che non è troppo difficile ma è comunque molto, molto lungo ed estenuante, e sembra preso dritto dritto da un videogioco dei bei tempi andati. Quello che trovo intollerabile ed imperdonabile in Fire*Wolf 4 è la sciatteria con cui è stato messo giù, l’abbandono, la voglia di farla finita con un’opera che aveva tutte le possibilità di venir migliorata man mano che progrediva, e che invece è andata peggiorando ad ogni passo. Non è possibile concepire l’intero assetto ludico di una serie di librogame come una fila di combattimenti, neanche se l’eroe è un barbaro muscoloso. Pensando che ci sono state fior di collane di librigioco chiuse anticipatamente, è impossibile non provare un moto di stizza alla vista dell’incuria in cui Brennan ha trascinato la sua serie, così unica e così interessante. E’ questo atteggiamento, così evidente, il difetto che ha rovinato un librogame che, con un po’ di voglia, aveva le basi per essere il migliore dei quattro, ed è invece la stanca conclusione della serie, passabile, e nulla di più.
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