| Categoria: Librogame E.L. - Singoli Libri Fire*Wolf
|
Titolo: 01 - Il Barbaro Ribelle | Valutazione: 6.67 Letture:2595 | J.H. Brennan | Esiliato dal suo villaggio di barbari, lontano dalle Terre Selvagge in cui è cresciuto, il giovane Fire*Wolf deve lottare per la sopravvivenza contro mercanti di schiavi, belve feroci e creature della magia. In un misterioso castello in rovina nel mezzo di una valle da cui nessuno ha fatto ritorno, egli scoprirà una spada fatata, il suo vero nome e ciò che il destino ha in serbo per lui… Le sorti dell’umanità intera sono nelle sue mani! |
Valutazione media:
|
(1)
|
|
(10)
| |
Data pubblicazione 30/1/2007
|
|
Inviata da: Gurgaz il 27/12/2006 |
|
|
|
|
Valutazione generale:
| |
7
|
|
Titolo originale: Fire*Wolf Autore: J.H. Brennan Anno: 1984 Illustrazioni: Geoff Taylor Traduzione italiana: Laura Pelaschiar Mc Court (1992)
Il primo volume della serie è il migliore sotto tutti gli aspetti. Il regolamento inadeguato fa perdere molto tempo a risolvere combattimenti lunghi e noiosi, ciononostante è un vero piacere accompagnare Fire*Wolf nella scoperta delle sue vere origini e nello svolgimento della sua prima impresa. Salvato dall’eremita Baldar, il nostro eroe si dirige verso la città di Belgardium, in cerca di Yalena, figlia del suo soccorritore. Lungo il tragitto cade nelle grinfie degli schiavisti, ma al momento propizio riesce a fuggire, perdendosi in una valle incantata e piena di insidie. In un castello in rovina, Fire*Wolf raccoglie la Spada del Destino, un’arma sinistra che resterà legata a lui come una maledizione, pur conferendogli un discreto potere in combattimento. Superate le insidie del castello, il protagonista incontra il Signore della Valle, che gli svela chi sono i suoi antenati e che cosa il Fato ha in serbo per lui. Il libro si conclude tra le rovine di Belgardium, città devastata da un improvviso attacco dei Demoni.
Una storia bellissima e scritta magnificamente; riassumerla in poche righe è riduttivo. D’altronde, è bello gustarsela giocando il librogame. Ciò può essere un’impresa ardua, specie se il vostro Fire*Wolf è riuscito un po’ scarso. Per risparmiarvi delusioni future, vi annuncio che se non generate un personaggio con caratteristiche mediamente sugli 80 punti, non potete completare la saga. Questo non in base alla sfortuna, ma proprio perché Brennan ve lo impedirà nel quarto volume.
Anche ne Il barbaro ribelle simili doti non guastano, perché il Signore della Valle obbligherà il protagonista a diventare mago e lo sottoporrà a letali prove iniziatiche. In futuro la magia non la userete MAI, però in qualche modo dovete pur sopravvivere alle cripte del castello. Grazie ad alcuni check si possono evitare combattimenti altrimenti letali, visto che Brennan non specifica quando e come si recuperano i PUNTI DI VITA. Io ho ripristinato la riserva ogni volta che Fire*Wolf ha potuto riposarsi, visto che di guaritori, balsami ed incantesimi taumaturgici non c’è manco l’ombra.
Il tono lirico ed epico del primo libro è qualcosa di sublime, pur lasciando trapelare l’immancabile ironia tipica dell’autore. Mi ha davvero affascinato leggere paragrafi di 4-5 pagine, attraverso i quali la storia evolve in maniera avvincente. Il duello finale con il Demone Reggente di Belgardium è il momento migliore della serie, perché è accuratamente preparato dalle desolanti scene della città distrutta. Il testo è corredato dalle pregevoli illustrazioni di Geoff Taylor, che ci accompagneranno fino al secondo libro. Con buone caratteristiche, il giusto buonsenso, un sagace utilizzo dei propri poteri ed una certa dose di fortuna, questo librogame risulta fattibile, al contrario di quelli che seguiranno. Mai abbassare la guardia, comunque, il paragrafo 13 è sempre dietro l’angolo.
Ambientazione: 10 Stile di scrittura: 10 Bilanciamento: 6 Interattività: 6 Aspetto grafico: 8
Voto complessivo: 7 Difficoltà: alta
|
Inviata da: lonewolf79 il 26/8/2007 |
|
|
|
|
Valutazione generale:
| |
7
|
|
Titolo italiano: Il Barbaro Ribelle
Titolo originale: Sagas of the Demonspawn Fire*Wolf
Autore: J.H. Brennan
Illustratore Geoff Taylor
J.H Brennan, autore conosciuto per due serie molto apprezzate come “Alla Corte di Re Artù” e Horror Classic”, da vita al personaggio di Fire*Wolf, un giovane barbaro originario delle Terre Selvagge, una landa desolata e desertica abitata solo da tribù di barbari che trovano rifugio in caverne scavate nella roccia.
La storia di questo barbaro inizia con lui che vaga allo stremo delle forze nelle Terre Selvagge, senza cibo né acqua. Questa è dovuto alla punizione che gli è stata inflitta per aver disonorato la figlia del capo, giovane e bella. Una fanciulla troppo intrigante per lui.
Il giovane barbaro viene salvato da un vecchio,l’eremita Baldar, che in cambio gli chiederà di ritrovare sua figlia.( se si rifiuta la missione il gioco finisce li, con una bella sorpresa per il nostro eroe ovvero il fatidico numero 13....)
Inizia così l'avventura di Fire*Wolf, verso la città di Belgardium, in cerca di Yalena, figlia del suo soccorritore. Lungo il tragitto viene catturato da dei mercanti di schiavi, ma riesce a fuggire, perdendosi in una valle incantata e piena di insidie. In un castello in rovina, Fire*Wolf raccoglie la Spada del Destino, un’arma misteriosa che resterà legata a lui come una maledizione, pur conferendogli un notevole potere in combattimento.
Superate le insidie del castello, il protagonista incontra il Signore della Valle,Lord Xandine, che gli svela chi sono i suoi antenati e che cosa il destino ha in serbo per lui. Egli è il figlio di Lord Xandine, il quale lo accoglie nel suo castello e prima di morire lo inizia alla magia, arte poco amata dal giovane.
Il giovane guerriero-mago (se cosi' possiamo definirlo), con al fianco la demoniaca Spada del Destino da cui non può separarsi, è finalmente pronto per affrontare i demoni che hanno attaccato il regno di Harn al soldo del vicino regno di Kaandor.
Il primo libro si conclude tra le rovine di Belgardium, città ormai devastata dai Demoni.In cui dovremo affrontare il Demone Reggente in un momento epico della storia.
Non male. Il primo volume della serie di Fire*Wolf è molto bello come storia, ambientazione e stile narrativo. Un' elemento dell' aspetto narrativo di questa serie è che il lettore/giocatore non la vive in prima persona. Infatti il testo si riferisce a Fire*Wolf e solo in fondo ai paragrafi si chiede al lettore di influire sulle scelte dell'eroe, che rimane sempre distinto da chi gioca. Vi sono inoltre parti del libro che scandiscono le fondamentali tappe dell'avventura. In sostanza più che un librogame si potrebbe definire una sorta di "romanzo-game."
Per quanto riguarda il regolamento e la difficoltà qui si tocca un tasto dolente.In quanto o si genera un personaggio molto forte, oppure non si finisce il libro. Infatti la difficoltà dei combattimenti e della storia in se' è veramente alta ( non ai livelli dei successivi che saranno pure peggio) e se si pensa di poter utilizzare la magia a piacimento( una volta che il nostro eroe l' avrà imparata), vi sbagliate di grosso. LUI ODIA LA MAGIA e pertanto cercherà di usarla il meno possibile. Elemento che si denota nell' eccessiva difficoltà di lanciare un incantesimo. O si ha un gran c**o ai dadi oppure si bara. Sono riuscito a lanciare un incantesimo dopo 10 tentativi falliti!
L' aspetto grafico è molto gradevole e riesce a rendere il tono epico da romanzo di cui accennavo sopra.
In definitiva un librogame da avere nella propria collezione anche se fa perdere le staffe per il regolamento assurdo.
Interattività (cioè quanto il LG sfrutta le potenzialità a sua disposizione): 6 Stile di scrittura (quanto l'autore sa coinvolgere per qualità letteraria): 9 Ambientazione (quanto l'autore sa coinvolgere per la ricchezza dei luoghi e dei fatti): 10 Bilanciamento (equilibrio tra le regole e l'effettiva difficoltà): 4 Grafica: 8
Voto complessivo: 7 Difficoltà: Mediamente Alta
|
Inviata da: EGO il 19/5/2008 |
|
|
|
|
Valutazione generale:
| |
6
|
|
L’elegante e simpatico modo con cui Brennan anticipa al lettore la conoscenza del suo alter ego (“Lo riconoscerai dall’asterisco (*)”) non è rimasto nella traduzione italiana, ma anche così serve solo un paio di pagine per incontrare Fire*Wolf, e per imparare a volergli bene. La sua prima avventura è un librogame narrativamente e stilisticamente meraviglioso, sicuramente uno dei più belli mai scritti, e al tempo stesso l’apice della serie per quanto riguarda la storia. Dal suo salvataggio in extremis ad opera del vecchio eremita Baldar, il barbaro delle Terre Selvagge viaggia fino a giungere per caso nella valle magica e maledetta dove scoprirà la sua identità e il suo destino di mago. Qui incontra anche la favolosa e demoniaca Doombringer, la Spada del Destino, sua inseparabile compagna per le imprese a venire, e con lei fa il suo primo incontro col grande nemico, i Demoni.
Benché lunga, la storia del Barbaro ribelle non pesa affatto. Quasi tutti i paragrafi si concedono più spazio del normale, anche quelli di morte, tanto che varrebbe quasi la pena di incapparci apposta. Ma di questo non c’è affatto bisogno, perché in realtà la trama principale, nella sua assoluta eccellenza, concede veramente poche divagazioni; basta un niente per andare contro la narrazione e ritrovarsi così all’onnipresente 13, accompagnati da descrizioni adeguatamente funeree, anche quando la buttano sul simpatico. Emerge così, rapidamente, la grande limitazione strutturale di Fire*Wolf, che pone la saga in netta contrapposizione a quella di Alla corte di Re Artù: mentre le avventure di Pip sono pressoché totalmente aperte alla libera esplorazione, quelle del barbaro sono blindate, rigidamente incanalate su binari fissi e immutabili. Uscirne equivale a deragliare, e il risultato è sempre fatale. Se rifiuti di andare avanti nell’avventura, se ti ritrai davanti all’incarico proposto, è la morte immediata. Non che ciò accada in modo ingiusto: le conseguenze di tali scelte sono perfettamente intuibili. Quello che però è irritante è lo spreco che ne deriva: così tanti paragrafi sono dedicati all’interruzione cruenta dell’avventura, quando potevano essere impiegati per espanderla. Che motivo ha il lettore di andare ad un paragrafo palesemente letifero, quando già l’avventura è lunga e la morte significa ripetere la stringa di interminabili combattimenti?
A proposito dei combattimenti: che siano lunghi è evidente da subito. Definirei quindi obbligatorio tirare i dadi per la Fortuna finché non ha almeno 72 punti, in modo da poter colpire con 6 fin dall’inizio e risparmiarsi un briciolo di noia e tante arrabbiature. In generale, conviene partire con punteggi non inferiori a 64 in tutte le caratteristiche, perché altrimenti le prove per la conquista del Potere vi faranno a fettine in men che non si dica, ed è comunque utile avere una buona scorta di Punti di Vita, o non si arriva nemmeno a mettere le mani sulla Spada del Destino. Il testo non specifica mai se si può recuperare energia, ma a me sembra ovvio che, se il nostro eroe dorme, le sue forze tornino al massimo.
Parlando della Spada del Destino, il lancio di dadi vita-o-morte gratuito che si affronta quando la si prende è utile per introdurre il discorso sul bilanciamento della difficoltà, e sui vari errori e punti oscuri del libro. Non soltanto, infatti, la maggior parte dei bivi contiene un’opzione mortale, ma anche molte delle prove decise dai dadi sono eccessivamente punitive. Ciò è particolarmente vero fino alla sezione delle cripte compresa, e a quel punto il libro è già avviato alle battute finali. Il castello incantato, il pezzo più variegato e interessante della storia, è un’autentica roulette russa: se i lanci vanno bene lo si può attraversare in un attimo, altrimenti si rimane invischiati in uno slalom tra trappole infide e imprevedibili. Trovo soprattutto assurdo il combattimento col pantherine: non cadere in una delle fosse è virtualmente impossibile, vista la durata dello scontro. Anche se per cadere nella fossa bisogna tirare 1, e non qualsiasi numero superiore a 1.
Un errore di traduzione recidivo e tutto tipico di Laura Pelaschiar, visto che l’ha commesso un numero incredibile di volte nello stesso libro, ed è riuscita a perpetuarlo in tutti i successivi. Quindi vediamo di fare chiarezza: - per usare la magia bisogna tirare 4 o più, e non meno di 4 (che errore, signori, che errore); - perché il nemico sia immune all’Ago Avvelenato deve uscire più di 3 con un dado, e non “dal 3 in su”; - come già detto, al 40 Fire*Wolf cade nella fossa se fa 1, e al 54 se fa 1, 2 o 3. Ed è già tanto da rendere impossibili le avventure del nostro eroe. Ma che dire del modo in cui la traduttrice è riuscita a complicare ulteriormente l’enigma al 126, sostituendo l’alfabeto di 26 lettere con quello di 21 e infilando dappertutto dei “non” che fanno dedurre l’esatto contrario di quello che realmente è? Come commentare il paragrafo 58, dove la frase:
“E i pantherine fuggirono ululando”
è diventata:
“I pantherine si lanciarono all’attacco ringhiando”? (!)
E come concepire l’incredibile incomprensione che emerge leggendo l’ultima frase del terzo capoverso del 160? E che cosa ricavare dalla personalissima interpretazione dell’incantesimo della Cripta, che lascia tranquillamente adito a possibilità che il paragrafo 180 proibisce, e che concede dunque di accumulare uno sproposito di Potere semplicemente ripetendo ad libitum l’enigma al 126?
A onor del vero, l’ambiguità di questo incantesimo è presente anche nel testo originale, ma richiede maggiori forzature. Non è comunque l’unico punto oscuro del libro: per esempio, la descrizione dei punteggi della Lucertola Illusione mi sembra molto lacunosa, e come spesso capita coi nemici magici dei libri di Brennan, l’uso degli incantesimi da parte del Demone Reggente è a completo giudizio del giocatore, che prontamente ne farà buon uso… per se stesso!
Sommati tutti gli aspetti, non posso che dire che Il barbaro ribelle, come librogame, è sufficiente e nulla più. Da leggere è bellissimo: i dialoghi, alcune scenette piccanti, i personaggi secondari, il ritrovamento della Spada del Destino, il finale “in sospeso” e il fantastico episodio dell’esodo da Belgardium assicurano che il volume lasci un segno profondo nella memoria. Ma il gioco, se non frustrante, è comunque troppo limitato, troppo a senso unico, e perfino là dove avrebbe piena libertà di espandersi, l’autore lo limita: le rovine di Belgardium potevano offrire molto di più, e invece sono solo una serie di descrizioni che molto aggiungono al racconto, ma nulla all’esperienza ludica. Questo primo volume di Fire*Wolf, dunque, da solo dà già l’esatta immagine di tutto quello che la serie è. Se piace, il seguito non offrirà niente di sensibilmente diverso; se non piace, conviene fermarsi adesso.
|
|
|
|