| Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
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Titolo: 41 - Master of Chaos | Valutazione: 7.00 Letture:1253 | Keith Martin | Non hai scelta: devi intraprendere questa missione. Il Signore del Caos, corrotto da secoli di malvagità, possiede un'Asta del Potere. Dalla sua tana nella città in rovina di Kabesh egli progetta di unificare le forze del male e del caos per far precipitare Titan in un'Età Oscura. Devi trovarlo e sottrargli l'Asta... a qualunque costo. |
Valutazione media:
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(1)
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(10)
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Data pubblicazione 10/12/2007
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Inviata da: EGO il 7/4/2009 |
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Valutazione generale:
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7
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L’Asta del Comando è stata rubata da Shanzikuul, un potente stregone che dovrebbe essere morto trecento anni fa!
…
……
Non suona molto innovativo, eh?
Pazienza: sei un grande eroe, di cui anche i giganti hanno paura. Va’ alle rovine di Kabesh, con la benedizione dei maghi che si son fatti fregare l’Asta, e fai fuori Shanzikuul; se non ci pensi tu, è la fine.
Grazie al cielo Keith Martin sa scrivere le introduzioni, perciò tutto si può dire di quella di Master of Chaos, tranne che non sia divertente. Dal momento poi che Martin sa anche scrivere i librogame, si dimentica presto la banalità della trama, e ci si diverte come ci si aspetta. L’inizio somiglia molto a quello di Stealer of Souls, con un viaggio in mare, ma stavolta da una diversa prospettiva: è un inizio duro, e subito si capisce che serve un bel po’ di Resistenza. Poi si arriva nella città di Ashkyos, dove bisogna prepararsi al viaggio verso Kabesh, e qui c’è la parte sicuramente meglio ideata e sviluppata dell’avventura. Il nostro personaggio, avventuriero esperto, ha sviluppato tre a scelta tra sei abilità: camminata silenziosa, arrampicata, visione notturna, comprensione degli animali, udito acuto e capacità di seguire le tracce. Come in ogni librogame che prevede abilità simili, alcune sono più utili di altre, ma lo si scopre solo con l’esperienza; in ogni caso, nessuna è così vitale da non poter rinunciarci o sostituirla con un oggetto. L’importante è che aggiungano varietà e possibilità al gioco, e la città è il luogo ideale per metterle alla prova, con i suoi vari quartieri da esplorare. Ad Ashkyos bisogna procurarsi cibo ed equipaggiamento, ma prima ancora l’oro per comprarli, che va guadagnato tramite diversi lavoretti, molti dei quali poco puliti o comunque molto “in vista”. A monitorare l’attenzione pubblica nei nostri confronti c’è un punteggio di Notorietà: esso aumenta in molti modi – anche solo comprando spada e armatura! – e se arriva a 8 si deve subito lasciare la città, che si abbia tutto l’occorrente o meno. Valutare per bene tutto ciò che la città offre, e scoprire la migliore sequenza di azioni per ottimizzare l’equipaggiamento, è molto divertente e stimolante, e richiede parecchie partite.
La parte successiva prevede di attraversare il deserto fino alle rovine di Kabesh, e ci sono due diversi modi per farlo: via fiume, oppure a piedi (se non i propri, quelli di un cammello). Quest’ultima opzione ricorda molto Temple of Terror, o meglio, dimostra come avrebbe dovuto essere in Temple of Terror: condizioni difficili sì, ma punizioni gratuite no. Se si riesce a superare questa sezione, che richiede di aver fatto le cose giuste in precedenza, allora si raggiungono le rovine e le si può esplorare alla ricerca della tana del nemico, il quale ci aspetta per un confronto scenografico, ma non molto ricco di possibilità.
A raccontarlo, me ne rendo conto, Master of Chaos non è allettante; giocandolo in prima persona, però, lo è. La varietà della parte iniziale, e l’abbondanza di cose da fare anche in seguito, tengono impegnati a lungo, anche perché la difficoltà è elevata, causa punteggi nemici. Purtroppo ho dovuto constatare che, anche partendo con Abilità 10 e seguendo il percorso migliore, i combattimenti obbligatori hanno discrete probabilità di vederci finire sconfitti, o comunque molto indeboliti. Inoltre la gestione dell’inventario dev’essere assolutamente perfetta, altrimenti si rimane fregati in uno dei pochi, ma subdoli checkpoint sparsi nella seconda parte dell’avventura. Il concetto è poi sempre quello dei libri di Martin: non c’è un true path effettivo, ma diciamo che c’è una strada che dovresti proprio seguire se non vuoi vedere i sorci verdi negli scontri finali. Quello che mi secca è che in questo caso i dadi hanno un po’ troppa importanza: perché ci sono oggetti che mi evitano lo scontro con nemici di Abilità abbordabile, ma non altri che mi diano almeno un vantaggio iniziale contro quelli più forti? Ciò oltretutto fa a pugni con un certo bonus, pazzescamente utile, che si trova in città, un vero passepartout che ci evita quasi tutte le difficoltà fino a quando non siamo costretti ad abbandonarlo. In quanto al duello finale, mi dispiace ancora che il libro ci illuda di poter ricorrere a diversi assi nella manica (come avveniva nella Cripta del vampiro) per poi ricondurci comunque allo stesso punto senza vantaggi o svantaggi di alcun tipo: forse avanzava qualche paragrafo e l’autore ha deciso di riempirlo con opzioni fittizie? Effettivamente non è raro trovare molti paragrafi brevi che potevano essere accorpati insieme, perciò il motivo potrebbe essere proprio questo.
Questi problemi non rendono Master of Chaos un libro al di sotto degli standard, ma gli impediscono di essere, come accade per molti libri di Keith Martin, qualcosa di più di un lavoro solido e divertente. Master of Chaos invoglia a giocare e rigiocare alla scoperta di tutte le possibilità, è scritto con grande verve ed è un’ottima sfida che si aggiunge alla lista dei Fighting Fantasy notevoli di questo periodo; direi che ci si può accontentare. Note di demerito vanno però alla copertina (il peggio di Les Edwards, se non il peggio assoluto della collana) e alla mancanza della mappa a colori di cui pure si parla al paragrafo 229.
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