Sei imponenti draghi di pietra sorvegliano il piccolo regno di Zamarra. Ma il loro respiro infuocato si è esaurito, e ora Zamarra è sotto l'assedio di Ostragoth il Truce e della sua orda brulicante. Egli ha intenzione di distruggere i dodici maghi dell'Ordine e di diffondere il male dello stregone Jaxartes in tutta Khul! Il fuoco delle Sentinelle dev'essere riportato al suo originario potere, e TU ti sei offerto volontario per l'impresa! La tua terrificante missione ti porterà nel cuore incandescente del vulcano chiamato Zanne della Paura; non c'è tempo da perdere!
Ma guarda un po’. Ero preparato a subire e punire l’ultimo libro della carriera di Luke Sharp, forte della certezza, derivante dall’esperienza, che si sarebbe trattato di un altro gamebook frustrantissimo, confusionario e praticamente impossibile… e sono rimasto fregato. Questa volta infatti è Luke che dimostra di aver imparato dall’esperienza, e per quanto l’impronta sia inconfondibilmente la sua, Fangs of Fury si rivela un prodotto interessante e – finalmente! – godibile.
La trama è semplice, il che va benissimo visto che Sharp è solito non attenervisi troppo nello svolgimento dell’avventura. Il regno di Zamarra è sotto l’assedio delle truppe di Ostragoth, emissario del mago Jaxartes. In genere Zamarra è protetta dal respiro infuocato di sei draghi di pietra, che inceneriscono qualsiasi nemico; ma Jaxartes ha spento la fornace che alimenta il fuoco dei draghi, situata nel vulcano chiamato Fangs of Fury. Il nostro eroe, un generico soldato del regno, si offre volontario per una missione senza sapere di che si tratti, e si ritrova affidata la Fiaccola che riaccenderà la fornace del vulcano.
Non c’è tutto il tempo del mondo per compiere l’impresa, e così ancora una volta Sharp introduce una regola per tenerne conto: il nostro personaggio porta un bracciale che si illumina ogni volta che una delle mura di Zamarra viene presa dal nemico. Ce ne sono quattordici, e se cadono tutte, il bracciale ci ucciderà: ottima assicurazione contro i disertori! Stavolta però ho trovato davvero molto difficile far scadere il tempo massimo consentito, e questo è solo uno dei motivi per cui questo libro è assai più indulgente degli altri dello stesso autore. La struttura è sempre molto dispersiva e frammentata, perciò, come in precedenza, farsi una mappa dei paragrafi è un obbligo, ed è veramente difficile che qualcuno possa essere così paziente e curioso da andarsi a esplorare il 100% delle possibilità offerte; la differenza sta però nella gestione del percorso, molto più evoluta del solito. Non posso far capire quanto mi abbia sorpreso scoprire che lo stesso oggetto, o lo stesso indizio, in Fangs of Fury si possono ottenere anche in due occasioni diverse, permettendo di prendere un’altra strada senza perdite irreparabili. E non è finita: molte scelte sono comunque casuali, ma in Fangs of Fury è possibile capire quando si è preso lo svincolo sbagliato, perché solo in quel caso si incontrano delle vere punizioni o i micidiali tiri “se fai un doppio muori” per cui Luke Sharp è tristemente famoso in Fighting Fantasy. E ancora: gli enigmi del libro non sono tutti basati sulla prescienza di informazioni, ma possono anche essere risolti usando l’intelligenza, come nel caso di un codice per cui a simbolo uguale corrisponde lettera uguale. E poi ci sono dei notevoli recuperi di Abilità, Resistenza e Fortuna per chi compie le scelte migliori. Tutto ciò rende l’avventura più facile del solito, ma nel caso specifico di Sharp, “più facile” è un modo per dire “possibile”, e io ringrazio sentitamente.
Il tocco più delizioso di Fangs of Fury è sicuramente la sub-quest basata sulle illustrazioni: se otteniamo un certo oggetto, ci verrà detto di cercare una certa cosa nei disegni che accompagnano alcuni paragrafi. E credetemi, quella cosa si trova in molte più occasioni di quante ne riveli un’occhiata superficiale: un’osservazione più attenta me l’ha fatta scoprire in molti casi che mi erano sfuggiti alla prima partita. L’organizzazione di questa piccola ricerca è un’evoluzione straordinaria dell’assurdo enigma di Chasms of Malice, segno che Sharp qui è molto maturato come game designer; mi chiedo quindi come mai rimanga ancora attaccato ad anticaglie del Fighting Fantasy della prima ora, come la pozione rigenerante da scegliere all’inizio dell’avventura, qui forse superflua viste le molte possibilità di recupero punti.
Fangs of Fury non è ancora un ottimo librogame: questo, purtroppo, è un risultato che Luke Sharp non ha mai raggiunto. Ci sono troppi lanci di dado dedicati ai combattimenti, qualche risultato importante è ancora affidato al caso più becero e il libro contiene troppa roba perché il giocatore medio la possa vedere tutta, o anche quasi tutta: si può vincere con molto meno. Però stavolta si può vincere davvero con la coscienza pulita, e la presenza di riferimenti fissi mette un freno ai feroci mal di testa causati da quegli inestricabili labirinti che erano Chasms of Malice e Daggers of Darkness. Dunque no, non abbiamo un ottimo librogame: ma abbiamo un librogame che sento di poter consigliare a cuor leggero, capace di offrire un buon assaggio delle idee di questo autore senza doverne subire i peggiori deliri.