| Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
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Titolo: 35 - Daggers of Darkness | Valutazione: 5.00 Letture:1196 | Luke Sharp | Forze oscure si stanno radunando nell'antica e selvaggia terra di Kazan. Se non riuscirai a raggiungere il Grande Trono in tempo, lo spietato visir Chingiz salirà al potere. Chi può dire quale malvagità emergerà da Kazan se il suo infame piano dovesse riuscire? Ma il tempo rimasto è poco. Devi affrontare Chingiz prima che sia troppo tardi: il destino di Kazan è nelle TUE mani. |
Valutazione media:
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(1)
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(10)
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Data pubblicazione 7/12/2007
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Inviata da: EGO il 18/9/2008 |
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Valutazione generale:
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5
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E siamo a tre per Luke Sharp, e ancora una volta l’autore allestisce una vetrina scintillante: le premesse esaltano, le promesse abbondano. In questo caso il nostro eroe è uno dei Prescelti al trono di Kazan. I Prescelti vengono selezionati, dispersi per il paese e allevati fin da piccoli per potere un giorno, alla morte del sovrano, prenderne il posto. Quando il re muore, i Prescelti ne ricevono notizia e devono tornare alla capitale dopo essersi sottoposti alle prove dei Labirinti e aver ottenuto i Medaglioni sacri. Il primo che, tornato a Sharrabbas, riesce a sedersi sul trono sarà il nuovo re, e a sua volta selezionerà i Prescelti destinati a contendersi il suo posto in futuro. Questa volta però c’è un problema: il visir Chingiz ha inviato per tutta Kazan degli assassini col compito di uccidere i Prescelti e rubare i Medaglioni, in modo da eliminare i pretendenti. Il nostro personaggio si è salvato grazie al mago Astragal, ma è stato ferito dal pugnale di un assassino e un incantesimo di morte indebolisce il suo corpo di giorno in giorno…
Presentazione, come già detto, spettacolare, e molto promettente; ma ormai è evidente che ciò che Luke Sharp promette non verrà mantenuto. Prendiamo i due aspetti più interessanti del libro: uno è l’avanzare dell’incantesimo, rappresentato dai Punti Veleno. Nel Foglio d’Avventura c’è una figura umana composta da 24 caselle, ognuna equivalente a un Punto Veleno, e se le si barra tutte il gioco finisce. Ma quand’è che aumentano i Punti Veleno? Di solito quando si uccide un avversario. Proprio così: non solo devo combattere, ma se vinco il veleno si diffonde. In altre occasioni questi punti vengono sbolognati con scuse ancor più banali, e così, se si prendono certe strade, i Punti Veleno avanzano a una rapidità allarmante. In realtà è piuttosto difficile arrivare ad averne 24, ma questo perché è molto più facile morire prima di ottenerli, e ciò si ricollega soprattutto al secondo aspetto potenzialmente vincente, ossia le prove. A Kazan esistono sei tribù in possesso di altrettanti Medaglioni, ciascuno celato in un labirinto; prima di entrare nel labirinto, però, ci sono da affrontare delle prove, e queste prove sono del genere preferito da Sharp, ovvero: getta due dadi un certo (esagerato) numero di volte: se ottieni un doppio (o, a seconda dei casi, se non lo ottieni) vieni ferito e avvelenato ulteriormente, e se ne ottieni due o tre muori. Se sopravvivi alle prove puoi entrare nel labirinto, ma uscire vivo dal labirinto non equivale affatto ad uscirne col medaglione: addirittura c’è un labirinto tipo il gioco “scale e serpenti” (il gioco dell’oca inglese) in cui si avanza tra le caselle-paragrafo tirando il dado, e purtroppo il Medaglione non è nascosto nell’ultima casella, ma in un’altra che possiamo raggiungere solo capitandoci per caso…
Sharp continua dunque ad affidare al puro caso il successo e la sconfitta, con le probabilità nettamente a favore della sconfitta, e questo già è sufficiente a rendere i suoi libri dei cattivi esempi di gamebook. Ma non è tutto, perché come già accade in Chasms of Malice, la geografia di Kazan è pura opinione, e deviare dalla strada che si pensa di aver scelto è molto più facile di quanto si possa immaginare. Destra e sinistra, alto e basso non hanno nessun significato concreto, sono solo connessioni tra i tanti, piccoli blocchi di eventi che costituiscono il libro, e sono del parere che senza disegnarsi il grafo dei collegamenti non si riuscirà mai a combinare niente, perché perdere l’orientamento è questione di due, tre paragrafi: c’è troppa roba, e nessun punto di riferimento fisso. Non si può parlare di vero e proprio true path, perché indubbiamente c’è più di un modo per arrivare alla fine, ma dopo alcuni tentativi la maggior parte dei lettori sicuramente perderà la bussola e rinuncerà: Daggers of Darkness è capace di indurti a pensare che una fine non ci sia neppure, tanto è confusionaria la sua complicatissima struttura. Se fosse divertente da giocare ci ritroveremmo a lodare la quantità di cose possibili, perché Sharp è uno di quegli autori che ti fanno stupire di quanto si possa infilare in 400 paragrafi; ma se ci sono così tanti combattimenti, così tante strade diverse e tutte apparentemente buone, e se la maggior parte dei successi è dovuta solo alla fortuna ai dadi, la voglia di impegnarsi scema rapidamente. A questo prezzo preferisco un true path vero: se sbagli strada ti taglia le gambe prima, e quand’anche non lo fa, per lo meno ti permette di capire dove hai sbagliato.
Se poi, per caparbietà o per puro miracolo, si riesce ad arrivare al castello del re, la faccenda da massacrante si fa ridicola: bisogna scegliere tra una serie di possibili poteri da ottenere, ma la scelta è casuale e su 9 paragrafi disponibili, 3 sono mortali. Poi c’è da attraversare un piccolo labirinto, anche qui totalmente casuale e ansioso di elargire gli ultimi Punti Veleno mancanti, e poi… no, e poi basta: il libro finisce subito dopo, ma sono sicuro che 9 lettori su 10 giunti fin qui ce l’hanno fatta barando, e il decimo ha avuto un esaurimento. Ed è un peccato, perché il finale è gradevole, e lo sono anche gli eventi che vi portano, presi singolarmente; purtroppo non sono legati assieme in modo da formare un’unica sequenza giocabile. Nelle mani di un autore con più buon senso Daggers of Darkness sarebbe stato un librogame stratosferico, perché il materiale è di prima classe, e invece il risultato reale è una delusione; non aggiungono molto valore i disegni di un Martin McKenna al suo primo lavoro su Fighting Fantasy, un artista che qui abbozza soltanto le capacità che già possiede e che infatti dimostrerà solo qualche mese dopo in Vault of the Vampire. Daggers of Darkness è sicuramente il lavoro più interessante e riuscito di Luke Sharp finora, ma ciò non compensa il fatto che si tratta comunque di un’altra occasione malamente sprecata.
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