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Indice principale : Librogame Stranieri : Fighting Fantasy : 

Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
Titolo: 27 - Star Strider  Piu' letteValutazione: 8.00  Letture:922
Descrizione   Luke Sharp
Descrizione   I Gromulani, individui senza scrupoli che da tempo hanno la loro base sul poco conosciuto pianeta Terra, hanno rapito il Presidente Galattico. TU sei il grande Cacciatore di Taglie di quel settore della galassia. Hai quarantott'ore di tempo prima che i contenuti segreti della mente del Presidente vengano estratti dallo scanner cerebrale dei Gromulani. Riuscirai a vincere i tuoi letali avversari, a trovare il Presidente e a liberarlo in tempo?
Valutazione media: (1) (10)
Data pubblicazione 28/11/2007
Inviata da: EGO il 22/4/2009
Valutazione generale: Valutazioni di categoria: 8 8
Descrizione
     Il numero 27 di Fighting Fantasy è il titolo d’esordio di un nuovo e controverso autore: Luke Sharp, pseudonimo di Alkis Alkiviades. Anche lui, come già Chapman e Waterfield, esordisce con un titolo di fantascienza, tra l’altro uno degli ultimi vagiti del genere all’interno della serie. L’entusiasmo per questo tipo di avventure è sempre stato fiacco tra i lettori della collana, e in genere per buoni motivi; eppure, il tentativo di Sharp è a mio parere uno di quelli che hanno centrato il bersaglio… anche se mi ci è voluta una rilettura a distanza di tempo per deciderlo. La prima opinione era infatti negativa, probabilmente per un certo pregiudizio verso i librogame sci-fi.

Lo spunto, naturalmente, è banale. Siamo in un lontano futuro, e quelli che un tempo erano chiamati cacciatori di taglie portano il nome di Rogue Tracer; i migliori tra loro detengono il titolo di Star Strider. Facile dedurre che il nostro personaggio è uno di questi. La sua missione consiste nel salvare il Presidente della Federazione Galaxy One, catturato dai Gromulani che intendono estrarre dal suo cervello informazioni da cedere all’impero nemico. Il presidente è dotato di un cefaloprotettore che schermerà le informazioni per 48 ore, dopodichè ogni tentativo di salvataggio sarà inutile.

Ma il modo in cui questo “mission briefing” ci viene proposto è già un segno distintivo. Tutta la parte dell’introduzione e delle regole viene presentata come un lungo file in stile Mission Impossible, e comprende interessanti descrizioni delle armi che possediamo e dei nemici che incontreremo. La missione è ambientata sulla Terra, covo dei Gromulani e di molti altri criminali, su cui ormai vivono ben pochi degli abitanti originari. I Gromulani sono maestri dell’illusione, che generano attraverso i loro Illusioscopi, e hanno al loro servizio degli androidi, tra cui i più pericolosi sono quelli di Classe Excel – talmente potenti che, se ci trovano, la missione fallisce immediatamente.

Sharp è riuscito, ambientando la storia sulla Terra e osservandola con gli occhi di chi non l’ha mai vista, a rendere vivace e interessante un’avventura nel futuro, rinunciando saggiamente a implicazioni morali e politiche ed evitando di inventare altri pianeti e tante razze fantastiche. Una certa ironia vela comunque tutto il racconto, che si snoda tra Madrid, Roma, Parigi e Londra e coglie l’occasione per citarne, in chiave bonariamente umoristica, luoghi e caratteristiche, con un tocco di “futuribilità” che aiuta l’immedesimazione e non suona mai banale. Particolarmente divertenti sono gli Houlgan, descritti come “80-90 tribù che basano il loro fanatismo su una religione da tempo dimenticata, che concerne il colore degli abiti, soprattutto le sciarpe. Tra le tribù le più importanti sono R’al, Juve, Stienn, L’pool e G’ners”. Ma c’è molto altro da riconoscere, sebbene le strizzate d’occhio siano rivolte specialmente ai londinesi, per i quali la location finale dell’avventura è praticamente parte della propria vita quotidiana.

Ciò che è veramente eccezionale in Star Strider è la ricchezza di possibilità. Non esiste neppure lontanamente un true path: Londra è raggiungibile seguendo qualsiasi percorso, e quelle poche informazioni che tornano utili (ma non indispensabili) si possono trovare in molti luoghi. La rigiocabilità è elevatissima poiché ad ogni nuova partita si può tentare qualcosa di diverso, e si viene ricompensati con scene e situazioni sempre nuove e coinvolgenti. Particolare è il fatto che in realtà, fino a che non si raggiunge il luogo di prigionia del Presidente, ogni azione è di per sé irrilevante al successo finale e può considerarsi un riempitivo… ma in questo caso non è un problema, perché Sharp riesce a dare l’impressione che invece ogni mossa sia decisiva: l’azione è sempre frenetica e ogni piccolo successo è molto gratificante, anche perché quasi sempre viene raggiunto col ragionamento, e non andando a caso. Dato tutto ciò, è veramente difficile annoiarsi, a meno che proprio non si digerisca questo tipo di avventure. Inoltre la struttura della missione è abbastanza lineare: le città vanno comunque visitate in un ordine preciso, dunque ad ogni nuova lettura è facile ricordare dove si è già stati e che cosa invece va ancora provato. Questo a differenza dei libri successivi dell’autore, che invece sono molto dispersivi e privi di punti di riferimento fissi.

Purtroppo Star Strider non è immune da difetti che gli impediscono di essere un autentico capolavoro. I problemi su cui punto il dito sono due. Il primo è un certo grado di casualità: non manca mai in Fighting Fantasy, ma in Star Strider è usato con poco giudizio. Benché le morti istantanee siano poche e la maggior parte delle scelte abbiano alle spalle una riflessione piuttosto che una decisione random, in alcuni casi anche Sharp ricorre alla morte vigliacca, totalmente imprevedibile. E il problema più grave è che il luogo in cui molte scelte vanno fatte alla cieca è proprio l’ultimo, che già di per sé è un labirinto. Data la natura completamente aperta del libro, l’autore di fatto costringe il lettore a usare un checkpoint all’inizio di quest’ultima parte d’avventura, rendendola inutilmente e assurdamente frustrante.
La seconda magagna è l’uso di meccaniche di gioco capricciose, anch’esse del tutto casuali. La peggiore, e purtroppo la preferita di Sharp anche nelle sue altre opere, è la serie di tiri – in genere almeno tre o quattro – in cui basta un solo numero doppio ai dadi per far fallire la prova. Ovviamente una di queste prove si trova subito prima di liberare il Presidente, e l’esperienza dimostra che fallire è veramente molto facile.

È tutto qui, davvero, ma sfortunatamente pesa sul gradimento complessivo del libro, che per il resto è una vera goduria. Non sono richiesti punteggi stratosferici, c’è sempre qualcosa da fare, lo stile è vivace, le situazioni interessanti. Il gusto dell’esplorazione tipico di Scegli la tua avventura incontra il sistema di gioco di Fighting Fantasy, e il risultato del mix è un librogame veramente difficile da sviscerare a fondo, dotato di innumerevoli bivi e segreti da scoprire. A differenza di altri libri simili, inoltre, è molto coerente e non fa desiderare qualche obiettivo secondario, qualcosa che “dia un senso” a ciò che precede il finale: in Star Strider ci si diverte a provare nuove strade, e questo basta. Per una serie sempre stretta tra gli angusti confini del true path è una boccata d’aria freschissima, quasi una piccola rivoluzione, e forse proprio per questa sua diversità passa inosservato.

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