| Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
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Titolo: 22 - Robot Commando | Valutazione: 6.00 Letture:1598 | Steve Jackson (USA) | Che cosa faresti se fossi un allevatore di un lontano pianeta, che usa i robot per domare dei feroci dinosauri? E che cosa faresti se i vostri nemici mortali, i Karosseani, vi invadessero? E se sapessi che la protezione del tuo pianeta natale dagli invasori e dai dinosauri predatori è tutta nelle tue mani? Ora hai l'occasione di scoprirlo, perché è esattamente quello che succederà in questa eccitante avventura ambientata nel futuro! |
Valutazione media:
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(1)
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(10)
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Data pubblicazione 28/11/2007
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Inviata da: EGO il 17/12/2007 |
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Valutazione generale:
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6
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Prima trovo un anello magico, che, casualmente, indica sempre il nord e mi permette di trovare la strada in una palude dove nemmeno le bussole funzionano…
… poi un gruppo di pirati mi getta in mare legato ma, casualmente, finisco proprio in un cerchio magico che mi fa spuntare le branchie…
… e adesso, mentre i Karosseani addormentano tutti gli abitanti del mio pianeta per invaderci, io, casualmente, sono immune a ciò che ha provocato questo grande sonno, qualsiasi cosa sia.
Tutti e tre i libri dello Steve Jackson americano hanno questa evidente caratteristica in comune: le premesse sono troppo convenienti, come nei fumetti in cui, guarda caso, chi viene legato si trova sempre vicino a un coccio di bottiglia, a un fuoco o a una capra affamata di cordami. Il lettore adulto sicuramente rimarrà un po’ (o un po’ tanto) indispettito da questi miracolosi escamotage, ma quello più giuovincello andrà in brodo di giuggiole all’idea di essere the one and only che può compiere l’eroica missione, e costituisce il target ideale (e probabilmente mirato) delle tre opere del nostro autore.
Robot Commando non è bello come Demons of the Deep, ma non è malaccio. Quello che dobbiamo fare è infilarci dentro uno dei tanti robottoni sparsi per il pianeta e andare a visitare le varie città per trovare oggetti e informazioni che possano aiutarci a fermare l’invasione. Le città hanno dei nomi talmente generici che sembrano usciti dritti da una favola, o magari da un episodio di Rat-Man: la Città della Conoscenza, la Città dell’Industria, la Città delle Tempeste, la Città della Preghiera. Ognuna di esse ha una selezione di luoghi da visitare e qualche mostro da affrontare (sempre molto convenientemente, il pianeta è popolato da dinosauri, avversari di stazza adeguata ai robottoni), nonché ovviamente qualche esemplare esclusivo dei suddetti robottoni. Questi hanno diverse caratteristiche: possono avere o meno sembianze umane, possono essere veloci (e deboli) o lenti (ma forti), possono volare o camminare, e alcuni possono trasformarsi per fare entrambe le cose. Ne esiste una scelta molto ampia, direi troppo ampia per l’effettivo utilizzo che se ne fa, e questo è un peccato, perché a conti fatti non c’è molta strategia in ballo nella selezione del mezzo da usare. Sarebbe stato molto più interessante se determinate aree fossero state accessibili unicamente con uno specifico tipo di robot, ma il fatto è che non c’è granché da esplorare in Robot Commando. Molte locazioni sono vuote o contengono solo trappole o nemici, altre sembrano condurre in chissà quale posto ma poi riconducono sempre ad una destinazione che si poteva scegliere direttamente. E alla fine diventa chiaro che tutto quanto si può trovare durante l’esplorazione è finalizzato unicamente allo scontro finale, per cui il resto dell’avventura non offre grossi scossoni o eventi degni di essere ricordati. Devo dire che mi ha fatto molto piacere, dopo la noia e lo smarrimento iniziali, cominciare a mettere insieme i vari indizi sparsi qua e là e trovare il luogo e il modo di utilizzarli per scoprire cose nuove, ma la libertà di movimento concessa è un po’ troppa; Demons of the Deep era bello anche perché esisteva comunque una progressione continua verso l’appuntamento finale, mentre in Robot Commando si può cazzeggiare qua e là all’infinito, senza l’urgenza di portare a termine la missione. I nemici non si organizzano per stanare il singolo ribelle rimasto sveglio, e alcune azioni sono eseguibili quante volte si vuole senza problemi. Manca un vero stimolo, ed è tutto un po’ troppo facile.
Non facili sono invece gli scontri decisivi, e per questo, come in tutti i suoi libri, Jackson ha inserito un finale che può essere raggiunto anche da chi non parte con punteggi stratosferici; questa volta è anche un finale totalmente positivo, senza rimpianti per non aver saputo fare qualcosa di più. Se invece si ha un personaggio potente, si può affrontare il capo nemico a viso aperto, in un duello corpo a corpo oppure a bordo dei robot più distruttivi che ci siano. Sono vittorie sofferte, ma soddisfacenti, perché conseguite dopo l’unico momento di vera tensione di tutto il libro. L’avventura di Steve Jackson “2” in Fighting Fantasy si chiude quindi con un volume gradevole, ma un po’ sottotono, che avrebbe giovato di un pizzico di organizzazione e di rifinitura in più (e di qualche morte istantanea in meno). Ottimo l’uso degli indizi (superiore, per esempio, a quanto mostrato da Livingstone), bella la parte finale, ma l’idea di partenza poteva scaturire qualcosa di grandioso.
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