| Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
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Titolo: 19 - Demons of the Deep | Valutazione: 9.00 Letture:1333 | Steve Jackson (USA) | Quando la temutissima nave pirata, il Troll, vi attacca, sai che è la fine. Il Capitano Bloodaxe, terrore di questi mari, è noto per non concedere pietà. Ma tu e la tua ciurma siete marinai forti e coraggiosi, e siete determinati a cadere combattendo. La battaglia è breve e letale. Alla fine TU sei il solo sopravvissuto della tua nave. Ma il Capitano Bloodaxe ha in serbo per te un terribile destino, che ti porterà nelle caverne di corallo al di sotto delle onde e nelle tane dei demoni degli abissi, alla ricerca delle misteriose Perle Nere, la tua unica speranza di salvezza! |
Valutazione media:
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(1)
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(10)
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Data pubblicazione 28/11/2007
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Inviata da: EGO il 15/12/2007 |
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Valutazione generale:
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9
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Finalmente una bella sorpresa. Lo Steve Jackson americano riscatta più che ampiamente il brutto Scorpion Swamp con questo suo secondo libro, che a mio parere è stato progettato e sfruttato in modo splendido. Anche stavolta la premessa è molto fiabesca e conveniente: dei pirati ci hanno ucciso tutta la ciurma, ci hanno catturati e sbeffeggiati, hanno finto di liberarci, dandoci perfino delle provviste, e poi ci hanno buttati in mare con le mani legate. Sembra la fine, ma proprio sotto la nave pirata c’è una città sommersa, e il nostro punto d’atterraggio è su un pentacolo magico che ci fa spuntare un bel paio di branchie. Queste svaniranno a fine giornata, e per allora dovremo aver esplorato Atlantide alla ricerca delle perle nere che ci permetteranno di vendicarci dei pirati (come? Sorpresa…).
Un’introduzione da fiaba, e il resto del libro segue a ruota, presentando tutto quello che ci si può immaginare in una città sommersa e anche di più. Pesci di ogni tipo, sirene, tritoni, maghi, streghe, delfini parlanti, demoni, statue animate, bische sottomarine, cattedrali con vetrate incantate… c’è di tutto un po’, e quindi fin da subito si rinuncia a cercare logica e coerenza, cosa che contribuisce al coinvolgimento invece che rovinarlo. Ci si può quindi divertire a esplorare ogni anfratto della città sommersa, le sorprese non mancheranno mai e i rischi saranno sempre minimi. Morire di colpo è quasi impossibile, e la maggior parte dei pericoli vengono dai combattimenti, forse l’unica nota un po’ stonata a causa delle ridicole scorte di Resistenza di molti avversari (il Kraken ha addirittura 30 punti!), che però d’altra parte come Abilità non sono mai insormontabili (e ci sono perfino diverse possibilità di incrementare l’Abilità iniziale). Quindi sì, c’è da tirare i dadi TANTE volte, ma è sempre meglio che essere ammazzati ogni due paragrafi per delle sciocchezze.
Quello che veramente mi piace di Demons of the Deep è la sua ricchezza, il modo in cui sfrutta i suoi paragrafi, invitandoti a visitarli tutti dandoti degli ottimi motivi per farlo. Se non devi temere una trappola mortale ad ogni bivio, sei inevitabilmente incentivato a tentare tutte le strade, e a quel punto il true path non è più la ricerca del sentiero che ti fa evitare tutte le buche, ma di quello che ti fa trovare tutti i tesori. Quale incentivo migliore a giocare più volte, se non quello della scoperta del percorso che conduce al finale più positivo tra tutti i finali positivi? Ci sono tanti modi per finire l’avventura con la pelle intatta, e non è neppure difficile, tant’è vero che è stato studiato un finale anche per i personaggi che, a causa della bassa Abilità, non riuscirebbero a prendere tutte le perle nere. Ma soltanto trovando un numero sufficiente di perle si potrà accedere al finale migliore, che a quel punto avrà il sapore della vera ricompensa, perché vorrà dire aver superato una serie di sfide ardue nella sequenza corretta e nel modo migliore. Non è auspicabile che tutti i librogame siano così: è giusto che ci siano anche i libri alla Ian Livingstone, pieni di check spietati e di trappole bastarde, ma quando la formula alternativa riesce bene come in Demons of the Deep si scopre il piacere dell’esplorazione senza limiti, del vagabondaggio senza il fiato sul collo. Se poi lo stile è bello, i personaggi sono tutti simpatici e i disegni sono così azzeccati, non capisco proprio le lamentele di molti lettori. Certo, Demons of the Deep non è difficile, non è adrenalinico, non si prende troppo sul serio, cerca di accontentare tutti invece di selezionare solo i personaggi con Abilità 12 e non ha un supercattivo alla fine; ma sono difetti? A chi, troppo affezionato al “canone” livingstoniano, dice di sì, io rispondo che ogni tanto una variazione sul tema ci vuole, e questo libro di Steve Jackson è una variazione bellissima.
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