| Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
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Titolo: 06 - Deathtrap Dungeon | Valutazione: 9.00 Letture:1728 | Ian Livingstone | Nei meandri del tortuoso labirinto di Fang ti attendono orrori sconosciuti. Innumerevoli avventurieri prima di te hanno accettato la sfida della Prova dei Campioni, ma nessuno è sopravvissuto. Progettato dalla diabolica mente del Barone Sukumvit, il labirinto è costellato di infide trappole e di orrende creature dell'oscurità che ti impegneranno quasi oltre i limiti della tua resistenza! |
Valutazione media:
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(1)
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(10)
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Data pubblicazione 27/11/2007
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Inviata da: EGO il 7/12/2007 |
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Valutazione generale:
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9
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Questo è universalmente considerato il megaclassico di Fighting Fantasy, il libro più amato, citato e riverito della serie, e probabilmente il gamebook più famoso del mondo in assoluto. Ed è abbastanza facile capire perché così tanti se ne siano innamorati. Credo che Deathtrap Dungeon sia il libro che meglio esprime la formula di FF, perché l'ambientazione è la più adatta per la struttura su cui si reggono questi libri.
Già l'introduzione ha del geniale, con tutta la descrizione della città di Fang in festa per l'annuale svolgimento del Trial of Champions, in cui un gruppo di avventurieri entra nel Dungeon per affrontare la sfida comunemente chiamata "The Walk". E' una scusa puerile per giustificare il labirinto, ma credete pure che da leggere è una figata, e negli anni '80 deve aver fatto volare molti cuori. Il layout del libro poi è praticamente una versione perfezionata di The Warlock of Firetop Mountain, fino all'enigma finale dove bisogna inserire tre gemme nell'ordine giusto, in una specie di Mastermind. Naturalmente però bisogna aver trovato le tre gemme, ed è un'impresa che richiede, a meno di non essere nati con la camicia, di dover giocare più volte per vedersi tutto il dungeon.
Per fortuna, giocarci è veramente un piacere. Probabilmente per merito di quell’ispirazione che ti coglie una volta nella vita, Livingstone è riuscito ad azzeccare in pieno l'atmosfera: stanze, descrizioni, dialoghi, e alcuni tocchi di gran classe come l'interazione con gli altri cinque contendenti, che dà alla storia quel pizzico di pepe che manca invece a Warlock. Gli eventi a metà dell'avventura sono davvero drammatici e ti fanno sentire pienamente calato nel racconto. Inoltre i disegni di Iain McCaig sono stupendi, a partire naturalmente dalla leggendaria copertina (ma anche il disegno dello scheletro seduto con la spada in grembo, che è stato rivisitato per la cover dell'edizione 2000, è molto bello, e ce ne sono tanti altri).
Il libro è noto per la difficoltà, con ben 31 paragrafi di morte su 400; un vero record per il 1984, se pensiamo che Warlock ne aveva dieci volte meno. Però la cosa interessante è che non sono gli instant-death a renderlo difficile: in realtà, la maggior parte di essi è perfettamente prevedibile se si conoscono un paio di cliché del fantasy e se si usa un po' di logica, e infatti alcuni sono praticamente telefonati per il lettore contemporaneo. Quello che rende difficile DD è l'Abilità assurda degli ultimi avversari, tutti obbligatori: dal 10 al 12, e bisogna considerare che in tutto il libro si usa un sacco di Fortuna e che ci sono fior di occasioni per perdere Abilità e Resistenza. Non credo che sia possibile finirlo accontentandosi di un'Abilità iniziale inferiore a 10, posto che si raccolgano anche quel paio di bonus che la aumentano. A conti fatti, finire Deathtrap Dungeon richiede quello che, con linguaggio moderno, potremmo definire “perfect play”: una partita condotta in modo impeccabile, partendo con i punteggi più favorevoli, compiendo tutte le scelte giuste e ottenendo sempre dai dadi i risultati migliori; o per lo meno, se proprio i requisiti non sono così esasperati, è certo che l’impressione che si prova arrivando alla fine è appunto quella di aver compiuto un’impresa di questa caratura.
Forse è proprio questa difficoltà ad aver fatto sì che l’Italia sia rimasta l’unico Paese al mondo in cui l’edizione locale di Fighting Fantasy non include questo libro; o chissà, magari sono stati i toni molto cupi dell’avventura, forse non ritenuti adatti al pubblico ideale dei librogame. Il mistero rimane tuttora inviolato, ma lo stesso vale per la qualità e il fascino di Deathtrap Dungeon, intatti dopo tanti anni e in attesa di irretire il lettore che li scopre per la prima volta.
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