Nelle distese sconfinate del selvaggio West, un cavaliere solitario galoppa a briglia sciolta in una folle corsa contro il tempo. E' il corriere del Pony Express, il servizio postale a cavallo che collega le fertili pianure dell'Est alle coste della California. Eppure questi intrepidi cavalieri ad un certo momento cessarono il loro servizio. Perché? Per scoprirlo fai un tuffo nel passato, nell'America dei pionieri alla metà dell'800.
Titolo originale: Wild West Rider Autore: Stephen Overholser Anno: 1985 Illustrazioni: Steve Leialoha Copertina: Steve Leialoha Traduzione italiana: Cristina Zar (1988)
Altro librogame, altra epoca: Selvaggio West trasporta il lettore in uno scenario classico dell’avventura, con la promessa di una nuova appassionante storia. La traduzione italiana del titolo è un po’ fuorviante, perché non lascia intuire nulla sull’effettivo contenuto. Non si tratta infatti di una generica rassegna di eventi del Far West americano, bensì di un’analisi mirata a ricostruire i retroscena di fatti specifici: la nascita e la scomparsa del servizio postale chiamato Pony Express.
Fondato nel 1860 su iniziativa dell’intraprendente William H. Russell, il Pony Express riuscì a ridurre in maniera sostanziale i tempi di recapito della posta dagli stati della East Coast alla California. L’idea di Russell si fondava sull’utilizzo di spericolati corrieri, che a cavallo dei migliori galoppatori percorrevano la via più breve verso il West, coprendo 200 miglia al giorno ed affrontando i pericoli dovuti alle intemperie sulle Montagne Rocciose ed agli attacchi delle tribù pellerossa. L’impresa era resa possibile grazie al coraggio dei latori e alla costruzione delle cosiddette stazioni di cambio, in cui si riceveva una cavalcatura fresca e un breve ristoro.
Nonostante abbia rappresentato un progresso notevole rispetto alle lente diligenze della Butterfield Overland Mail Company, il Pony Express cessò di esistere dopo soli diciotto mesi di attività. Lo scopo del quarto Time Machine è indagare sulle cause che hanno motivato l’abbandono. Come è tipico di questi librogame, la ricerca è una buon pretesto per spaziare nell’epoca storica ed immergersi in uno spazio-tempo completamente diverso. Sulla costa orientale infuria la Guerra Civile, nel 1861 Abraham Lincoln viene eletto Presidente, mentre l’Inghilterra è in guerra con la Cina e si avvale del Pony Express per spedire velocemente i suoi dispacci militari; questi sono i fatti storici che fanno da sfondo all’indagine di Selvaggio West, che non si dimentica di citare la caccia indiscriminata al bisonte e le sue disastrose conseguenze sulla vita dei nativi.
Mi spiace rilevare che Stephen Overholser, nonostante la propensione alla divulgazione e la pregevole scrittura, non ha ritenuto necessario rendere questo librogame uno stimolante racconto interattivo. I bivi sono insulsi e puramente strumentali, visto che se si sbaglia strada si viene rimessi in carreggiata senza indugio. I paragrafi sono pochi e spaventosamente lunghi, quasi che all’autore pesasse cimentarsi con il formato librogame. Un peccato, data la padronanza degli argomenti e dell’ambientazione.
Selvaggio West scorre lento e non emoziona granché; è come leggere un normale racconto, che ha il pregio di voler insegnare un pezzo importante di storia americana, ma che nel complesso è povero di divertimento e non possiede una struttura interessante. Le illustrazioni di Steve Leialoha sono caratterizzate da una qualità altalenante e non sono un contributo fondamentale al testo. Questo librogame non è sgradevole e possiede un’unica grande pecca: privilegiare troppo la narrazione rispetto all’interattività.
Ambientazione: 7 Stile di scrittura: 8 Bilanciamento: 5 Interattività: 5 Aspetto grafico: 6
Il West, la frontiera occidentale americana dell’Ottocento, potrebbe fornire spunti per più di una missione con la Macchina del Tempo. L’impresa che ci aspetta in questo quarto volume, in verità, ha poco a che fare col titolo, perché ci porta alla scoperta di eventi di estrema civiltà: si tratta di capire come mai il Pony Express, un servizio di trasporto della posta lungo il continente dalla velocità rivoluzionaria e di impeccabile efficienza, abbia interrotto l’attività dopo soli diciotto mesi, tra il 1860 e il 1861.
E dunque, se si eccettuano gli indiani delle praterie e soprattutto un – facoltativo – incontro con dei banditi all’assalto dei treni, le tappe della storia americana raccontate dal libro non sono affatto selvagge, ma anzi arrivano a toccare la nomina a Presidente di Abramo Lincoln e la guerra civile tra Nordisti e Sudisti. Il racconto è molto bello e sottolinea i momenti più importanti in modo molto intenso, facendone percepire a chi legge il respiro epocale; si capisce molto bene quanto il Pony Express fosse miracoloso agli occhi del popolo, e quanto coraggiosi gli uomini che ne facevano parte. Sotto questo profilo Selvaggio West è impeccabile, se si eccettua forse una tendenza a divagare un po’ più del dovuto con dettagli piacevoli ma superflui.
Il meccanismo di gioco però non è del tutto all’altezza. Non è quasi mai facile capire quale sia la scelta giusta da fare, nemmeno dopo aver letto i suggerimenti che, seppur un po’ bruschi, riescono a indirizzare alla tappa “corretta”. La Banca Dati è di scarso aiuto, perché è sì ricca di informazioni, ma queste per la maggior parte non sono finalizzate all’utilizzo nel gioco, quanto ad un semplice scopo documentario. Talvolta poi capita che manchino alcuni dati importanti, o che siano riportati in modo errato: per esempio, la cartina non riporta l’onnipresente Wyoming, che dovrebbe ospitare anche quel Fort Laramie che invece viene segnalato in Nebraska. Un altro aspetto discutibile è che alcuni dei percorsi “sbagliati” contengono informazioni che possono contribuire all’indagine, come accade nell’episodio della ferrovia. E a proposito di percorsi, c’è stato qualche errore di continuità nella loro stesura: Slim Baxter è un personaggio la cui presentazione avviene in modo completamente sballato, e nel finale vengono citati degli indiani che potremmo non avere incontrato in precedenza. In verità, Slim è talmente fuori posto che secondo me c’è stato uno sbaglio piuttosto macroscopico nella numerazione di qualche pagina; può essere che un simile errore abbia alterato delle connessioni che in origine funzionavano, ma non c’è modo di saperlo.
Nonostante gli errori, Selvaggio West non è affatto male. Questa volta il lettore non è il vero protagonista della storia, perché il suo intervento non è rilevante nel determinare gli eventi come lo era per esempio in Sulle navi pirata; è proprio la Storia il vero fulcro del racconto, con la forza di avvenimenti che hanno scosso gli animi e fatto epoca. Lo scopo di Time Machine, insegnare divertendo, viene comunque raggiunto, anche se purtroppo in modo non ottimale e con qualche eccesso di zelo. Peccato davvero per l’interazione, limitata dal fatto di dover compiere scelte difficilmente motivabili.