La Britannia, come un tempo si chiamava l'antica Inghilterra: ecco la meta del tuo viaggio fantastico. Dovrai azionare ancora una volta la macchina del tempo per viaggiare nel passato e tentare di scoprire se il leggendario Re Artù, protagonista di meravigliose storie di guerra e di onore che hanno affascinato intere generazioni, sia veramente esistito. Un'impresa difficile, che ti porterà a diretto contatto con Romani, Sassoni, Vichinghi e altri popoli di valorosi guerrieri.
Titolo originale: Quest for King Arthur Autori: Ruth Ashby Anno: 1988 Illustrazioni: Scott Caple Copertina: Charles Vess Traduzione italiana: Patrizia Pedrazzini (1993)
Dopo tre ottimi numeri, la serie Time Machine può concedersi un episodio sottotono, anche se ne avremmo fatto volentieri a meno. Non si comprende cosa abbia spinto l’editore a pubblicare addirittura il numero 23 della collana Bantam, soprattutto alla luce della sua realizzazione non impeccabile. Tenterò di spiegare i motivi di questo giudizio prevalentemente negativo.
Alla Ricerca di Re Artù propone un viaggio alle origini del mitico sovrano, unificatore del popolo britannico contro gli invasori. Le connotazioni storiche di questo personaggio sono assai flebili, visto che l’opera più ampia che lo riguarda è il romanzo epico La Morte d’Arthur, scritto nel 1468-70 da Sir Thomas Malory. Il personaggio è frutto della fantasia popolare francese (il ciclo arturiano nasce in Francia!), oppure si tratta di una figura realmente esistita? Non spetterebbe ad un librogame dare risposte, eppure l’ottavo Time Machine va ben oltre la certezza storica e permette al lettore di incontrare il vero Re Artù, identificato in un condottiero di nome Artorios. Costui riuscì a coalizzare i Britanni ed a respingere i Sassoni, laddove il capo Vortigern aveva fallito.
Forse questo è il segno che la serie stava perdendo la bussola. Non voglio essere troppo severo con Ruth Ashby e il suo librogame, ma l’autrice mescola storia e finzione con troppa libertà, tanto che c’è da chiedersi se un ragazzino riesca a distinguere dov’è il confine che separa gli ambiti. L’avventura abbraccia un periodo piuttosto ampio, dalla dominazione romana alla battaglia di Badon nel 490 d.C., nella quale i Britanni sconfissero gli invasori venuti dal mare. C’è spazio anche per qualche digressione in secoli più recenti, per trovare Re Alfredo il Grande nascosto in una palude e per assistere al ritrovamento della presunta tomba di Artù presso l’abbazia di Glastonbury.
Nonostante alcune buone trovate, soprattutto l’inizio spiazzante ed assolutamente spassoso, Alla Ricerca di Re Artù non offre un’esperienza di gioco emozionante ed equilibrata. Non appena si compie una scelta sbagliata, almeno secondo l’ottica vigente, si viene quasi subito reindirizzati sul percorso principale. La traduzione non è d’aiuto, poiché non si preoccupa di rendere i giochi di parole con cui il testo svia il lettore. Giusto per fare un esempio, io ci ho messo un pezzo a capire perché se si cerca Artù “prima che diventi re” si incontrano i figli di Enrico VII, Arturo ed Enrico; “Artù” in inglese è semplicemente “Arthur”.
C’è da segnalare anche un errore non da poco: ad un certo punto (pag. 82) viene richiesto se si possiede uno dei due oggetti da scegliere all’inizio, lo zucchero. Se si hanno i fiammiferi, il librogame spedisce in un circolo di paragrafi senza uscita, che ritorna immancabilmente a pag. 82 (ma lo zucchero non c’è!). Svista dell’autrice o inesattezza nella traduzione?
Tutti questi pasticci non fanno che peggiorare un librogame che ha già i suoi problemi, perché l’ambientazione è troppo disuniforme e confusa per convincere. La narrazione è buona e raggiunge una discreta immersione nella Britannia romana e medioevale, ma l’assenza di una struttura precisa ed i riferimenti storici campati in aria non permettono di raggiungere l’obiettivo precipuo di questa serie: istruire divertendo. Alla Ricerca di Re Artù rischia di essere il peggior volume tradotto in italiano, il cui unico vero pregio sono le squisite tavole di Scott Caple.
Ambientazione: 6 Stile di scrittura: 7 Bilanciamento: 5 Interattività: 5 Aspetto grafico: 9
La leggenda di Re Artù e dei suoi Cavalieri è stata tramandata e interpretata con ogni mezzo narrativo conosciuto all’uomo: ballate, poemi, recite, film – perfino librogame (anche se in modo un po’ particolare). Ma qual è la storia dietro questo personaggio? Tutti conoscono Artù, ma nessuno lo conosce veramente, perché le prove della sua eventuale esistenza sono avvolte nelle nebbie del tempo. Esistono alcuni documenti che parlano di qualcuno che potrebbe essere stato lui, e alcuni reperti archeologici sembrano avallare la leggenda. Ma per sapere la verità non c’è niente di meglio che vederla coi propri occhi, e questo volume di Time Machine ci permette di farlo.
Naturalmente il racconto principale del libro è per gran parte finzione, frammista alle nozioni contenute in una Banca Dati prolissa come non mai e completamente sfruttata: che sia sul percorso diretto o nelle sue diramazioni, ogni informazione trova il suo riscontro durante questo viaggio nel tempo. La narrazione di Alla ricerca di Re Artù è abbondante e riesce a interessare, anche se in più punti i dialoghi sono piuttosto ingenui. Certe scene sono molto ben rappresentate, anche graficamente; mi sarebbe piaciuto un disegno di Giulio Cesare, visto il bel momento in cui viene ripreso, però non c’è (ed è curioso, perché almeno di lui esistono dei ritratti).
Quello che delude di questo librogame è la mancanza di stimoli. I paragrafi principali sono molto corposi e si portano via un sacco di pagine, lasciando poco spazio ai bivi. La Banca Dati è perfetta e i suggerimenti sono a prova di idiota, perciò è impossibile perdersi se non per spirito di esplorazione; anche in quel caso, però, dopo un excursus saggiamente breve si viene rispediti senza fallo là dove si doveva andare, e quasi mai indietro come invece amano fare gli altri volumi della serie. La mancanza di loop voluti mette così in evidenza quello che sembra non voluto: se si sbaglia a scegliere l’oggetto all’inizio del viaggio, ad un certo punto si rimane bloccati. Se questo è già un difetto negli altri episodi che lo presentano, qui è il colpo che ammazza ogni possibile residuo di varietà di un librogame totalmente lineare.
Intendiamoci: Alla ricerca di Re Artù non è brutto o malfatto. Più che un libro-gioco, però, è un piccolo romanzetto che reinterpreta a suo modo la storia di Re Artù, senza impegnarci troppo nella sua ricostruzione. Come lettura è assolutamente apprezzabile, grazie ad una buona messa in scena, a vari intermezzi ironici (ho la vaga sensazione che l’autrice si sia autocitata a pagina 97) e ad una sezione finale piuttosto evocativa; gli spunti storici forniti, dal canto loro, sono come al solito precisi e interessanti. Il problema del libro è che è molto riduttivo nei confronti delle potenzialità di Time Machine, anche per via di una strana concezione delle funzioni della macchina (talvolta sembra un cercapersone!). E’ il numero più elementare di tutta la serie, e forse può andar bene per i lettori più piccoli, anche per l’argomento trattato; gli darei un punto in più se non fosse per quel brutto errore.