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Indice principale : Librogame E.L. - Singoli Libri : Sherlock Holmes : 

Categoria: Librogame E.L. - Singoli Libri Sherlock Holmes
Titolo: 08 - L'Erede Scomparso  Piu' letteValutazione: 5.67  Letture:1957
Descrizione   Gerald Lientz
Descrizione   Sir Dexter Mannington, un ricco signore che vive in una deliziosa dimora di campagna, ha deciso di ritrovare il suo erede: si tratta di un nipote, scomparso tanti anni prima in un naufragio. Ma chi, tra i cinque pretendenti, è il vero Robert Barnett? Un'indagine delicata, condotta sul filo dei sospetti, dei rancori, delle gelosie.
Valutazione media: (1) (10)
Data pubblicazione 5/11/2007
Inviata da: kingfede1985 il 4/5/2007
Valutazione generale: Valutazioni di categoria: 5 5
Descrizione
     TITOLO: l’Erede Scomparso
TITOLO ORIGINALE: The Lost Heir
AUTORE: Gerald Lientz
ANNO: 1988

In questa ottava puntata della serie “Sherlock Holmes” ci troviamo ad interpretare un cugino di Watson. Holmes e il dottore sono stati contattati da Sir Dexter Mannington, un ricco signore, che è convinto che il suo amico Mr Glenn bari sempre pur di vincere le frequenti partite a golf. Il mistero sembra tutt’altro che un rompicapo, e infati si rivela ben presto un semplice pretesto per “agganciare” il lettore e il celebre detective.

Il signor Mannington, infatti, ha un problema ben più complicato da risolvere, cioè la questione della sua eredità. Non avendo figli, si è trovato a lungo in dubbio su come agire, ma ora la soluzione sembra essere possibile: è infatti venuto a conoscenza che suo nipote Robert, che credeva fosse morto in seguito ad un tragico incidente in mare molto tempo addietro, è in realtà miracolosamente scampato alla tragedia. Una volta venuto conosciuta la lieta notizia, Mannington ha subito pubblicato un annuncio per ritrovarlo, ma a casa sua si sono presentati ben dodici pretendenti, sette dei quali subito scartati. Ma chi fra gli altri cinque sarà il vero Robert Mannington, il legittimo erede?

L’ambientazione e lo stile di scrittura dell’autore sono molto buoni, specialmente quando si esce dal percorso più semplice: la situazione più interessante e intrigante è infatti, a mio avviso, quella dell’assassino di uno dei pretendenti, fatto che però non avviene se il lettore compie determinate scelte e ha la dovuta dose di fortuna ai dadi.

Anche in quest’ultima opera della serie, infatti, i difetti strutturali emergono in modo evidente fin da subito: la ricerca degli indizi è quasi totalmente affidata a tiri di dado, a volte anche in successione nel caso di indizi importanti. L’ovvia conclusione è che basta un po’ di sfortuna e, senza alcun particolare demerito, ci si trova non riuscire a terminare l’avventura con successo.

L’indagine è lunga e complicata, richiede una buona dose di intelligenza del lettore, ma purtroppo anche una dose eccessiva di fortuna, cosa alquanto fastidiosa se si pensa che l’ambientazione poliziesca sarebbe l’ideale per escludere il più possibile la componente “sorte”.

Un altro capitolo della lunga serie dei librogames che, nonostante le ottime premesse, si rivelano alla lettura e ad una certa analisi evidentemente mal riusciti.
E stavolta, concedetemelo, è un vero peccato.


Ambientazione: 7
Stile di scrittura: 8
Bilanciamento: 2
Interattività: 4
Grafica: 4

Voto complessivo: 5
Difficoltà: alta

Inviata da: Gurgaz il 11/11/2007
Valutazione generale: Valutazioni di categoria: 5 5
Descrizione
     Titolo originale: The Lost Heir
Autore: Gerald Lientz
Anno: 1988
Illustrazioni: Bob Versandi
Copertina: Jill Bauman
Traduzione italiana: Costanza Galbardi e Fabio Accurso (1993)

L’Erede Scomparso conclude la serie in maniera tutt’altro che brillante, soprattutto perché registra un regresso perfino da parte di Gerald Lientz, che finora aveva dimostrato un certo buonsenso nell’utilizzo del regolamento. L’ottavo volume si distingue per i lanci improponibili necessari ad ottenere gli Indizi, perciò si può ben dire che l’investigazione sia nelle fragili mani della Dea Bendata.

Prima di procedere con la trama principale, il librogame propone un’indagine introduttiva sullo stile di Omicidio al Diogenes Club, solo che stavolta l’argomento è una partita di golf. Sir Dexter Mannington, divenuto ricco grazie alla generosa eredità del fratello Matthew, non capisce perché un suo amico, Mr. Gregg, lo batta regolarmente a golf pur essendo un giocatore meno esperto. Dopo il divertente siparietto della partita, viziata da numerosi “trucchetti” che vanno svelati, la vicenda si sposta presso la dimora del magnate, dove ben cinque persone si sono presentate per reclamare la lauta eredità di Matthew Mannington. A quanto pare il buon Sir Dexter non ha molto interesse a conservare il patrimonio; al contrario si è adoperato per ritrovare Robert, figlio di sua nipote Elizabeth e di John Barnett, la cui unione non fu mai approvata da Matthew. Entrambi i genitori perirono lontano dall’Inghilterra, il padre a causa di lavori logoranti e la madre in un naufragio, da cui il figlio dodicenne trovò scampo per miracolo. Il nonno si limitò a fornire il denaro per la sua istruzione, ma non mostrò il desiderio di accogliere il nipote rimasto orfano.

Per la terza volta il lettore impersona James G. Hurley, ovviamente cugino di Watson, con il compito di stabilire quale tra i cinque aspiranti ereditieri è il vero Robert Barnett. Sir Dexter mette a disposizione tutta la corrispondenza avvenuta all’epoca tra le persone coinvolte; esaminando per bene le lettere ed effettuando lanci adeguatamente alti è possibile trovare Indizi importanti. Segue l’interrogatorio dei sedicenti eredi, condotto tramite una Tabella Investigativa che collega le persone alle risposte che danno a sei domande ben precise. A ciascun incrocio corrisponde un paragrafo dove recarsi per leggere la risposta. Se fosse sfruttato a dovere sarebbe un bel sistema per condurre l’indagine, ma non è così per due motivi: in primo luogo, non c’è limite alle domande che si può porre, quindi tanto vale sfruttarle tutte; secondariamente, le domande decisive sono sbloccate solo se si possiedono determinati Indizi, perciò la conclusione positiva dell’inchiesta è solo questione di fortuna.

L’ultima parte del librogame è vivacizzata dal tentato assassinio di un erede, che può concretizzarsi o meno. Comunque vadano le cose, sono sempre i dadi a decidere se si ricevono informazioni sufficienti a provare la colpevolezza di qualcuno. Naturalmente si deve anche indicare il nome del vero erede, davanti ad uno Sherlock Holmes ansioso di elargire giudizi. Se si è stati privilegiati dalla sorte si farà una bella figura, altrimenti resteranno dei dubbi irrisolti. Ricominciare da capo l’indagine e sperare in tiri migliori, oppure leggere la spiegazione del geniale Holmes, che evidentemente possiede un bonus +7 per tutte le Qualità?

Normalmente in Sherlock Holmes i tiri di dado sono numerosi e distribuiti sull’arco dell’intera investigazione, però ne L’Erede Scomparso pare che si sia voluto ridurre il loro numero e trasformarli in barriere insormontabili. Gran parte dei check richiede punteggi di 8 o più, il che è esagerato, visto che si possono perdere Indizi fondamentali. Si tende così a risolvere una frazione del mistero, mentre non vi sono certezze riguardo al resto perché mancano le prove. Con questo titolo la serie si conclude e conferma di non essere appagante, perché troppo spesso il sistema di gioco asfittico e contraddittorio riesce a rovinare un’indagine potenzialmente allettante.

Ambientazione: 7
Stile di scrittura: 7
Bilanciamento: 4
Interattività: 5
Aspetto grafico: 5

Voto complessivo: 5
Difficoltà: media

Inviata da: EGO il 18/4/2008
Valutazione generale: Valutazioni di categoria: 7 7
Descrizione
     Ancora James Hurley è protagonista dell’ultimo, sorprendente volume di Sherlock Holmes. Sorprendente, perché in un libro con meno paragrafi del suo solito, Gerald Lientz è riuscito a compattare un’avventura che presenta non uno, non due, ma persino tre casi differenti, tutti intersecati l’uno con l’altro in modo elegantissimo.

Il primo di questi non è altro che un interessante appetizer che svolge il compito di introdurre la storia. Una volta tanto Holmes mette il naso fuori da Baker Street insieme a noi per partecipare ad una gara di golf su richiesta di Sir Dexter Mannington, giocatore quanto mai abile che però, per motivi inspiegabili, viene costantemente battuto da un amico meno esperto. L’”indagine” è molto leggera e banale, e il giocatore può indispettirsi per i punteggi ridicoli richiesti dai dadi, quasi tutti dal 9 in su; ma bastano veramente pochi indizi per orientarsi sulla strada giusta, e comunque alla fine si scopre che si trattava solo di un modo più originale del solito di accompagnare il lettore verso il succo della storia.

Quello di cui Sir Dexter ha veramente bisogno, infatti, è che qualcuno lo aiuti a risolvere un complesso problema di eredità. Essa spetterebbe di diritto al nipote Robert Barnett, che però, a causa di varie vicissitudini, non è mai entrato in contatto con la sua famiglia, e nessuno quindi sa che aspetto abbia. Tutto ciò che si conosce di lui deriva da vecchie corrispondenze epistolari, ed è basandoci su di esse che dovremo stabilire chi sia il vero Robert tra i cinque pretendenti che hanno risposto agli annunci. Ovviamente il caso è reso ancor più delicato dalla presenza di ulteriori possibili eredi, che di certo non rinunciano di buon grado alla loro fetta della ricca torta.

La gestione delle indagini passa quindi attraverso un lavoro di ricerca sui documenti, e poi per l’interrogatorio dei vari candidati. Quest’ultimo è organizzato con una comoda tabella che rimanda ai paragrafi relativi alla persona intervistata e alle domande che le vengono poste, domande che in parte dipendono anche dalle informazioni ricavate in precedenza. Le varie tappe dell’investigazione si mescolano così in modo agile ed elegante, che permette di risparmiare spazio e di offrire relativa libertà al giocatore, anche in vista di un secondo tentativo. Di fortuna ai dadi non ne serve più di quanta ne servisse negli altri libri della serie, e come è tipico degli episodi firmati Lientz, il ragionamento è la vera chiave per sciogliere il mistero, sebbene ci siano più aiuti e facilitazioni che in passato. In fin dei conti, scoprire l’identità dell’erede scomparso non è difficile, ma di certo è divertente.

Sempre nello stile dell’autore, l’ultima parte della vicenda è aperta a molteplici sviluppi dipendenti dalle nostre scelte. Se non si è accorti nel gestire la situazione si profila infatti la possibilità di un altro delitto, tanto grave da far passare in secondo piano la questione dell’eredità. Tanto impedire quanto risolvere questo ulteriore caso aggiunge carne al fuoco e prolunga la sessione di gioco oltre il previsto, cosa che in questo caso male non fa. In questa sezione del libro ci sono alcuni tiri molto difficili, ma naturalmente riuscire a soddisfarli è un di più che aiuta solo a corroborare la nostra posizione, e non a determinarla.

L’erede scomparso chiude in modo più che dignitoso la notevole serie di librogame dedicata a Sherlock Holmes, con un episodio che ripropone alcune idee già viste in precedenza ma limandone i difetti, e al contempo azzarda qualche nuova soluzione, con i buoni risultati a cui Gerald Lientz ci ha abituati. Insieme al primo volume lo ritengo uno dei più adatti per prendere confidenza con la collana.



ERRATA CORRIGE
214: l’ultima parte della lettera non è in corsivo.
311: il nome Cassandra non è in corsivo.

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