Con l'aiuto del celebre detective e del suo fido amico, il dott. Watson, dovrai risolvere due casi intricati. Uno è ambientato nel mondo delle corse dei cavalli. L'altro al Diogenes Club: un non tanto rispettabile uomo d'affari è morto improvvisamente nella sala di lettura, sotto gli occhi allibiti degli altri membri del Club. Chi l'ha ucciso, e come, e perché?
Titolo originale: Murder at the Diogenes Club Autore: Gerald Lientz Anno: 1987 Illustrazioni: Daniel Horne Copertina: Daniel Horne Traduzione italiana: Saulo Bianco (1990)
Omicidio al Diogenes Club non è soltanto il primo episodio della serie Sherlock Holmes, ma è anche una sorta di introduzione al sistema di gioco ed all’impostazione logica che contraddistingue questi librogame. Nonostante una veste grafica poco attraente, opera del copertinista Daniel Horne, l’indagine presentata in queste pagine è abbastanza coinvolgente e fedele allo stile tipico dei romanzi di Arthur Conan Doyle: indagine minuziosa, raccolta di indizi apparentemente insignificanti e ricostruzione dei fatti.
Il lettore interpreta James G. Hurley, cugino del Dottor Watson ed ammiratore del grande Holmes. Durante una visita presso i due illustri amici, il sagace Holmes coglie l’occasione per iniziare subito Hurley ed il lettore al suo metodo investigativo: dall’osservazione di piccoli particolari inviterà il lettore a dedurre cosa sta facendo Watson, fin nei minimi dettagli. Questo va fatto senza formulare domande, bensì sulla base di inoppugnabili deduzioni. Forte di questa prima lezione, Hurley può cimentarsi a smascherare i responsabili di una corsa ippica truccata.
Sebbene queste prime due inchieste abbiano già occupato più di metà librogame, il vero mistero da risolvere è la morte del Colonnello P. Sylvester, membro dell’esclusivo Diogenes Club. Il fatto curioso è che lo stesso Sherlock Holmes fa parte del circolo, che per una fantomatica clausola gli vieta di indagare in prima persona. Assistito dal cugino Watson, Hurley farà del suo meglio per raccogliere più indizi possibile, interrogando i membri del club ed esaminando la scena del delitto, perché naturalmente si tratta di omicidio (il titolo non lascia dubbi a proposito).
L’esordio della serie è gestito in modo sufficientemente equilibrato: non riuscire in un controllo di solito non implica la perdita di indizi vitali, ma solo lasciarsi sfuggire qualche dettaglio che aiuterebbe il lettore a comprendere meglio i fatti. Quel che conta è la possibilità di ottenere gli indizi non in base a sterili lanci di dado, ma grazie alla pista scelta. Individuare la strada giusta è piuttosto facile per un lettore attento e maturo, che sarà lieto di scoprire che non basta un tiro fallito per pregiudicare le sue deduzioni.
C’è qualche brivido in più nella parte finale, in cui si deve catturare personalmente il colpevole. In questo frangente occorre fortuna per riuscirci col minimo rischio, tuttavia il librogame permette di inseguire a lungo l’indiziato e bisogna essere veramente iellati e sconsiderati per non acciuffare l’assassino. Ciò non esclude che ci si possa ritrovare con una pallottola nello stomaco per colpa dei dadi.
La brevità delle singole indagini e il retroscena limitato può deludere chi si aspettava fin da subito un caso complesso ed intricato, ma in fondo questa è solo l’introduzione a Sherlock Holmes. Sotto questo punto di vista, Omicidio al Diogenes Club svolge appieno il suo dovere, anche perché è ben scritto e presenta un’ambientazione coerente. Un titolo valido ed un buon biglietto da visita per la serie.
Ambientazione: 7 Stile di scrittura: 8 Bilanciamento: 7 Interattività: 7 Aspetto grafico: 5
Come giustamente ci si aspetta dalla prima uscita di una collana, il volume di lancio di Sherlock Holmes prende molto sul serio il ruolo di introduzione alle meccaniche della serie, proponendo un fantastico tutorial sotto forma di una semplice, ma interessante indagine. Nei panni del cugino di Watson, accompagneremo il dottore e Sherlock Holmes in persona ad una corsa di cavalli. Qui il cavallo favorito (su cui scommette lo stesso Holmes!) andrà incontro ad un’inspiegabile disfatta, e spetterà a noi scoprire che cosa gli è stato fatto, perché, e soprattutto da chi. L’indagine è organizzata con molta cura e, pur non presentando grossi rompicapi, non è affatto banale e richiede una certa capacità di ragionamento, in particolare per quanto riguarda le relazioni con gli indagati, che costituisce la parte più importante del libro. L’azione, intesa anche come perlustrazione dei luoghi, è in effetti piuttosto scarsa; quello che veramente conta è giocare bene le proprie carte nei tete à tete con i vari personaggi, che vanno interrogati con un certo criterio per evitare di indispettirli. I lanci di dado sono molti, ma non di grandi pretese, e non è troppo difficile ottenere gli indizi necessari. Comunque sia, anche qualora non riuscissimo a risolvere pienamente il caso, Holmes ci permetterà di proseguire, svelandoci lui l’arcano; alternativamente, possiamo ripartire dall’inizio con gli indizi già raccolti, per recuperarne di altri.
Dopo questa introduzione, di dimensioni già generose, ci aspetta il caso del titolo. Anche questo è molto interessante per via della particolarità della sua ambientazione, che riduce l’utilità degli interrogatori e costringe a giocare d’astuzia oltre che di deduzione. E’ anche bello il fatto che la sua durata sia variabile: se si riesce a entrare subito in possesso della prova decisiva si può inchiodare il colpevole in breve tempo, altrimenti l’indagine si prolunga attraverso altri luoghi e interrogando altri personaggi, donando ulteriore varietà e interesse al libro. Nella parte conclusiva, finalmente, si ha anche una piccola parte di azione nell’inseguimento del colpevole, in una caccia che richiede strategia oltre ad un pizzico di fortuna nei lanci di dado. E’ infatti possibile farsi sfuggire la preda, giungendo ad un finale negativo.
Tirando le somme, Omicidio al Diogenes Club è veramente un librogame ben fatto. Non solo propone ben due casi in un volume solo, ma si tratta anche di due indagini molto ben scritte e strutturate, piacevolissime da leggere, molto ricche di dettagli significativi che invitano a fare attenzione ad ogni piccola informazione ricevuta. Lo stile è ottimo e i personaggi prendono vita attraverso dialoghi brillanti e molto realistici, tanto che quando si commette qualche gaffe si prova davvero un po’ di imbarazzo. In più, il gioco è ottimamente equilibrato: i punteggi richiesti non sono eccessivi, e ad alcuni indizi si può arrivare in più di un modo. Inoltre il ragionamento e l’attenzione per i dettagli hanno un ruolo importante quanto quello del fato, perciò non si è abbandonati al capriccio dei dadi. Come introduzione al sistema di gioco e come biglietto da visita di Sherlock Holmes, Omicidio al Diogenes Club è probabilmente tutto ciò che si poteva desiderare.
Omicidio al Diogenes Club: carino ma non troppo soddisfacente per i palati più fini. Da appassionato dei gialli di Conan Doyle devo dire che molte cose in questo primo librogame della serie Sherlock Holmes sono state ben riprodotte: i dialoghi tra Sherlock Holmes e Watson, le descrizioni dei personaggi e luoghi( abbastanza accurate ma non così minuziosamente come le avrebbe dipinte Sir Arthur), altre a mio avviso dovevano essere migliorate.
La libertà A mio parere, in questo librogame vi è un' assoluta mancanza di libertà nella struttura di base investigativa, soprattutto nella parte iniziale e centrale del delitto, i bivi si limitano a fare un' azione o non farla ( esempio interrogare una persona, investigare su un luogo o meno) e passare a quella successiva; mi sarei aspettato maggiore interazione del semplice lanciare i dadi per poter dedurre qualcosa o ricavare un indizio, perchè alla fine i dadi hanno un ruolo rilevante in questo librogame. Anche sui bonus dei talenti si poteva offrire maggiore libertà, infatti nel libro non assegnare un +1 ad un talento significa dare un -2 ad esso: tale struttura rivela il limite di dover conferire +1 ad ogni talento per non incorrere nel troppo penalizzante malus.
Altro difetto a mio parere è rappresentato dai paragrafi troppo corti. Paragrafi corti significa maggiore velocità di lettura ma d' altra parte meno dettagli e gli interrogatori appaiono troppo brevi e simili: domanda, risposta, eventuale lancio dadi, domanda, risposta, ecc. Altra cosa che non ho apprezzato sono le immagini all' interno di questo libro, come avrebbe detto Holmes, troppo elementari, spoglie e non arricchiscono in alcun modo la lettura.
Ma d' altra parte di cose ben fatte ce ne sono diverse: due casi da risolvere, un messaggio da decifrare ( ottima idea, appagante) e un assassino da catturare. Su quest' ultimo purtroppo come al solito pesa tanto il lancio di dadi, per catturare l' assassino bisogna fare almeno 7 e 8 coi dadi ai primi due tentativi altrimenti l' inseguimento si protrarrà ad oltranza e verremo chiamati a dover tirare i dadi almeno altre 4 volte, con grande probabilità di lasciarci scappare la nostra preda.
Tuttavia a fronte di tali difetti va menzionata la narrazione che scorre fluida e veloce, la possibilità di ottenere un indizio seguendo piste differenti e il ventaglio di colpevoli del misfatto, piuttosto vario ed eterogeneo. Inoltre la struttura del secondo caso, sebbene inizialmente sia guidata, ottenendo un certo indizio ( stavolta senza l' utilizzo di dadi!) può radicalmente mutare ( continueremo la nostra ricerca dell' assassino o lo incastreremo subito ma dovremo letteralmente "cacciarlo") e tale scelta permette una rilettura del libro.
In fin dei conti, se siete detective alle prime armi, affascinati del mondo di Sherlock Holmes probabilmente sarete soddisfatti da questo librogame, nel caso invece siate appassionati dei romanzi di Conan Doyle ( come il sottoscritto) e vi aspettiate un librogame all' altezza della ricca descrizione forse resterete delusi.