Sei un giovane reporter, assunto da poco in un giornale importante. Un bel giorno il direttore ti affida un incarico che potrebbe rivelarsi decisivo per la tua carriera: fotografare il mostro di Loch Ness! tra le nebbie che offuscano la superficie del lago, nei boschi che scendono fin sulla riva, sulle stradine umide di pioggia, scoprirai che non è solo la tua abilità fotografica ad essere messa alla prova: dovrai mettere in salvo la tua stessa vita!
La versione italiana degli Stephen Thraves’ Compact Adventure Gamebooks segue un ordine di pubblicazione leggermente diverso da quello inglese, e così il ruolo di primo volume nostrano spetta a Il mostro di Loch Ness. In questo libro siamo un giovane fotoreporter (assunto da due giorni!) di un giornaletto sull’orlo del fallimento. Il caso vuole che siamo l’unico fotografo presente in redazione nel momento in cui il direttore riceve la notizia che il mostro di Loch Ness è stato avvistato qualcosa come otto volte nello stesso giorno. Immortalare il mostro sarebbe lo scoop in grado di salvare il giornale, perciò dobbiamo volare a Inverness, fotografare Nessie e tornare in tempo per la prossima edizione… tra undici ore. Quasi che il tutto fosse troppo facile, all’arrivo a Inverness veniamo derubati di tutta l’apparecchiatura per mano di due giornalisti concorrenti, e tutto quel che ci rimane è una Polaroid con sei scatti. Buon lavoro!
La premessa del libro è esemplare per comprendere il carattere assolutamente infantile delle avventure Compact. Thraves non si prende il minimo disturbo di riflettere sull’assurdità della situazione, sulle impossibili coincidenze, sui ridicoli trucchi che usa per portare avanti la vicenda. Come farebbe un bambino che si inventa una storia per il tema delle vacanze, trova perfettamente normale che ci siano soltanto due giornalisti a contenderci lo scoop, e soprattutto che questi due, invece di sbrigarsi a fare il lavoro che ci volevano impedire di svolgere, si accaniscano contro di noi con una serie di trucchi e travestimenti allo scopo di farci sprecare le poche foto rimasteci. E’ proprio una situazione da fumetto, e bisogna limitarsi a crederci, anche se in alcuni momenti viene proprio da immaginarsi il bimbetto che legge questa roba con gli occhi sgranati dallo stupore, trattenendo il fiato per la suspense, e insomma viene un po’ da ridere.
Scopo del gioco è quindi andarsene in giro intorno al Loch a cercare dei punti d’osservazione da cui scattare ben sei foto del mostro, che evidentemente si sente un po’ solo visto che collabora pure. Nel corso del tour potremo venire in possesso di tre oggetti: una mappa, un quotidiano e una guida turistica dei sentieri. Se li abbiamo, al momento giusto potremo fare delle scelte corrette ed evitare un incidente che ci farà sprecare una delle foto disponibili. Di questi incidenti ce ne sono tantissimi, e per lo più decisamente astrusi: passi inciampare e cadere urtando il pulsante di scatto, ma quando il protagonista si perde, si sente prendere da furia omicida nei confronti dei due rivali che gli hanno fregato le cartine e stringe la macchina fotografica pensando di stringere le mani al collo dei due… Sorvolando sugli escamotage narrativi, quello che proprio non funziona nel Mostro di Loch Ness sono lo scarsissimo interesse degli eventi (un mero collante tra uno scatto e l’altro) e il vero labirinto di diramazioni, che rende molto difficile scattare la foto giusta. Non solo, infatti, bisogna decidere in che punto mettersi in attesa, ma anche se puntare l’obiettivo a destra, a sinistra o dritto avanti; va da sé che per scattare una singola foto corretta bisogna esplorare teoricamente sei possibilità, ed è un po’ troppo da chiedere alla fortuna. Non è così per tutte le foto, fortunatamente, e in realtà per tutte le foto dopo la prima la posizione da assumere è sempre la stessa… ma bisogna scoprirlo, e il numero teorico di tentativi necessari è esagerato per un’avventura che offre così pochi spunti interessanti. Buona la traduzione e belli i disegni di Peter Dennis, ma questo libro, che quand’ero bambino mi piaceva veramente tanto, col tempo si è rivelato il più fiacco dei Compact, e la scelta di farlo diventare il primo della serie, alla fin fine, si rivela ancor più azzeccata, perché toglie subito di mezzo l’anello più debole della catena.
Titolo originale: Assignment Loch Ness Autore: Stephen Thraves Anno: 1993 Illustrazioni: Peter Dennis Copertina: Peter Dennis Traduzione italiana: Mariangela Bruna (1994)
La serie Compact apre le danze con un lavoro semplice ed ingenuo, destinato ad un pubblico infantile. Evidentemente l’autore non si era reso conto di essere già nel 1993. Ad ogni modo, Il Mostro di Loch Ness è un’avventura che non aggiunge nulla a quanto già detto dai precedenti librogame: varia solamente la forma e si avvale di qualche espediente meramente grafico.
Il protagonista è un giovane reporter, incaricato dal direttore del giornale di realizzare uno spettacolare servizio sul mostro di Loch Ness. A quanto pare negli ultimi tempi Nessie ha deciso di farsi vedere più spesso del solito, perciò non c’è tempo da perdere. Appena sceso dall’aereo, munito di un’attrezzatura formidabile, il giornalista in erba è assai fiducioso e pregusta uno scoop coi fiocchi. Ma non ha fatto i conti con due disonesti rivali, i reporter Dave Conn e Kate Dupe; questi individui senza scrupoli non faranno altro che mettere i bastoni tra le ruote al nostro povero protagonista, tanto che al primo paragrafo l’attrezzatura è già sparita. Gli resta solo una Polaroid con sei pose, ciascuna delle quali deve immortalare il mostro in modo chiaro ed inequivocabile.
Scattare le foto nel punto giusto al momento giusto è solo questione di fortuna. In pratica, l’avventura consiste nello spostarsi da un luogo all’altro del Loch Ness, in cerca di buoni punti d’osservazione. Dave e Kate si esibiranno in mille travestimenti e sotterfugi, al fine di far sprecare più foto possibile. L’accanimento di questi due personaggi è talmente ridicolo che solo un bambino molto piccolo potrebbe dare un senso al loro operato.
Per smascherare i rivali ed orientarsi nell’area del lago sono indispensabili tre oggetti: una mappa della zona, un quotidiano locale ed una guida ai sentieri panoramici. Inutile dire che solo il caso li metterà sulla strada del lettore, che di lì in avanti troverà tutto molto più facile. Il cuore dell’avventura è costituito dall’uso adeguato od improprio della macchina fotografica. Il fatto è che fotografare il mostro oppure un tronco che galleggia non è motivato da alcun ragionamento, ma solo dalle coincidenza. Scatti o non scatti? Punti l’obiettivo a destra o a sinistra? Ti apposti sulla spiaggia o sul molo? La pioggia rovinerà o no la foto? Non ci vuole molto a capire che una simile impostazione non diverte granché, soprattutto in un contesto caratterizzato dalla banalità assoluta di luoghi ed incontri.
Un lavoro puerile nello sviluppo dei fatti, così come nella gestione dell’azione. Il testo è breve ed avido di momenti interessanti, mentre su tutto pesa l’arbitrarietà delle scelte. La vittoria è determinata da decisioni effettuate al buio, in misura superiore rispetto a qualunque librogame che io conosca. Una volta trovata la soluzione corretta per ogni fotografia, Il Mostro di Loch Ness non ha più molto da dire. Pur denotando un possibilità di scelta abbastanza ampia, la maggioranza dei percorsi si rivela un’oziosa perdita di tempo. Buone le illustrazioni di Peter Dennis, sia la copertina che le sovrabbondanti miniature interne, il cui scopo è ispessire un librogame altrimenti striminzito.
Ambientazione: 5 Stile di scrittura: 6 Bilanciamento: 4 Interattività: 6 Aspetto grafico: 7