| Categoria: Librogame E.L. - Singoli Libri Skyfall
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Titolo: 04 - Il Giardino della Follia | Valutazione: 6.00 Letture:2179 | David Tant | La figlia del re di Tan-Delta, la principessa Wanda, sta per unirsi in matrimonio con il figlio ed erede del Granduca Remex. Purtroppo e' stata rapita dal Margravio di Shekar, il quale l'ha promessa ad una delle peggiori canaglie che infestano il nord, il capo di un'orda barbarica che si fa chiamare Belfont de Giles. Tocca a te penetrare nel covo del Magravio, e ricondurre la fanciulla tra le braccia del suo fidanzato. Devi entrare in una rocca inaccessibile, ma non e' questo il vero problema... |
Valutazione media:
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(1)
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(10)
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Data pubblicazione 21/4/2007
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Inviata da: EGO il 28/4/2007 |
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Valutazione generale:
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5
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Dopo tre avventure, il protagonista di Skyfall è diventato un eroe piuttosto noto. Questa sua nomea però lo porta ad essere il prescelto per una missione governativa di importanza cruciale: la principessa locale è stata rapita da un tale Margravio proprio in prossimità delle nozze, e il suo promesso sposo pensa bene di rivolgersi a noi per andargliela a recuperare; naturalmente nella massima segretezza, e il fallimento non sarà tollerato. Come al solito, da una grande fama derivano grandi responsabilità, e un sacco di sfiga.
A prima vista Il Giardino della Follia sembra riproporre i fasti della Piramide Nera, offrendo un altro dungeon da esplorare. Innanzitutto nel castello bisogna entrarci; cosa non facilissima, visto che il giardino circostante, punto di partenza della missione, offre millemila modi di schiattare (in realtà praticamente solo uno, ma ci si può arrivare da una quantità spettacolare di strade). Poi bisogna imboccare la porta giusta: una delle due conduce nel castello, ma l’altra dà adito ad un luogo in cui si può solo morire. Infine, una volta trovato l’accesso, cominciano i tormenti.
Chiariamo subito, per quelli traumatizzati dalla Piramide Nera, che la struttura del castello del Margravio non è assolutamente paragonabile a quella della Piramide; anzi, se qualcuno sperava di poter affrontare un altro enorme labirinto, rimarrà amaramente deluso. L’architettura del castello è molto banale e, sebbene ci sia un piano in cui è possibile smarrirsi per un po’, il resto è bello rettilineo. Quindi trovare la strada non è un problema... sfortunatamente, tutto il resto lo è.
Quando ha scritto Il Giardino della Follia, David Tant era evidentemente stanco. Solo così si spiega la banalità della struttura del palazzo, e solo così si spiega il materiale con cui l’autore ha scelto di riempire a tutti i costi i soliti 400 paragrafi. L’altra alternativa è che abbia deciso di imitare Steve Jackson, perché questo libro, mutatis mutandis, potrebbe benissimo essere stato scritto da lui. Infatti è pieno di vicoli ciechi angoscianti, che occupano quantità sproporzionate di paragrafi e offrono una serie esorbitante di scelte per poi concludersi invariabilmente con la sconfitta. Al danno poi si aggiunge l’amara beffa in quei casi in cui si entra in una stanza per evitare di venire catturati, ci si ritrova a combattere, si vince guadagnando un punto di Destrezza… poi si esce dalla stanza e si muore. La cosa è talmente frustrante che sembra quasi incredibile che da uno di questi vicoli ciechi si possa uscire vivi, al prezzo però di ripartire dal giardino.
Se non basta questo per provare una gran voglia di far del male all’autore, possiamo tranquillamente aggiungerci una serie di loop in cui qualunque scelta porta solo ad ulteriori danni, finché non si decide di fuggire; oppure dei combattimenti (anche obbligatori) da svolgersi in condizioni allucinanti, contro avversari con punteggi assurdi oppure contro un nemico che ci coglie di sorpresa e a cui basta un colpo andato a segno per ucciderci. O magari il fatto che, una volta trovata la principessa, bisogna portarsela dietro ripercorrendo a ritroso tutta la strada già fatta (e pregando di non commettere errori che potrebbero scatenare battaglie proibitive). E ancora, su tutti, il fatto che nella fase finale dell’avventura, quando si è vicini a trovare la principessa, è possibile compiere una serie di errori in virtù dei quali, anche uscendo vivi dal castello, l’avventura finirà male! E’ possibile arrivare al penultimo paragrafo e fallire comunque!
Se Il Mistero della Miniera era il peggior libro di Skyfall dal punto di vista della coerenza e del gioco, Il Giardino della Follia è il peggiore in assoluto. Dopo la libertà totale di movimento dei primi due libri, dopo lo splendido scenario del terzo, questo castello dal percorso obbligato, dai combattimenti assurdi, pieno di trappole illogiche, totalmente privo di bonus e di oggetti di qualsiasi tipo e visibilmente ansioso di farci fuori, è una conclusione davvero indegna per una serie che era partita offrendo un impianto di gioco agli antipodi di quello di Fighting Fantasy, con strade multiple, enigmi ragionati, premi per il giocatore accorto e punizioni solo per chi non faceva minimamente attenzione agli avvertimenti. Qui si va a casaccio, ci si infila senza preavviso in situazioni senza uscita, si cade preda di trappole annunciate da scritte senza senso, ci si ritrova a compiere scelte presentate con le generiche parole “Se prima vuoi tentare qualcos’altro”… qualcos’altro cosa? Prova e vedrai, e incrocia le dita che al resto ci pensa l’autore. Non c’è premio, non c’è gratificazione, nemmeno quando si riesce ad arrivare alla fine. La fine della serie, ed è giusto così, perché dopo il culmine della Piramide Nera David Tant ha smarrito la retta via, tradendo i presupposti su cui aveva fondato i suoi primi libri.
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Inviata da: Gurgaz il 18/12/2007 |
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Valutazione generale:
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7
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Titolo originale: Garden of Madness Autore: David Tant Anno: 1985 Illustrazioni: Jon Glentoran Traduzione italiana: Patrizia Pedrazzini (1993)
Il quarto ed ultimo volume di Skyfall è talmente diverso da I Mostri della Palude che vien da chiedersi quale percorso di maturazione abbia intrapreso e concluso David Tant in solo un anno di pubblicazioni. Per come la vedo io, si è reso conto che l’impostazione dei primi due volumi non poteva funzionare in eterno e che la libertà di movimento non doveva precludere per forza la ricchezza dei luoghi e degli incontri con le creature. Dopo l’interessante ma fallace terzo capitolo, Il Mistero della Miniera, spetta a Il Giardino della Follia dare alla serie la sua forma definitiva.
Le gesta valorose del nostro avventuriero hanno raggiunto le orecchie dei potenti, che sono alle prese con una grana di colossali proporzioni: il malvagio Margravio di Shekar ha rapito la principessa Wanda di Delta, per impedire il matrimonio con il Duca Rupert di Lima, una nazione con cui il Regno vorrebbe allearsi per rinsaldare la sua posizione. Il rapimento è stato tenuto segreto, nella speranza che si riuscisse ad organizzare il salvataggio della principessa, che nel frettempo è stata stregata e promessa in sposa ad un briccone chiamato Belfont di Giles. La missione consiste nell’inoltrarsi in una fortezza piena di insidie, liberare la principessa dall’incantesimo e portarla fuori viva, il tutto nella massima segretezza. Gli accompagnatori hanno precise istruzioni di liberarsi del celebre avventuriero, qualora commetta un errore imperdonabile.
Il sotterraneo in cui ci si muove ha una struttura molto semplice, che ricorda una torre con molti piani. Non è difficile orientarsi, perché gli spazi sono ristretti e le descrizioni puntuali, grazie all’utilizzo dei colori per le porte (assurdo, ma efficace). La vera sfida, se si hanno i nervi e il fegato per raccoglierla, è evitare i crudeli vicoli ciechi inseriti a bella posta. Praticamente ogni sezione della rocca del Margravio possiede uno o più percorsi senza sbocco, che portano alla sconfitta senza possibilità di fuga. Più ci si avvicina alla principessa Wanda, più questi binari morti si fanno frequenti, ma c’è un metodo sicuro per individuarli: se si sta combattendo contro avversari pericolosi, sicuramente si ha imboccato una strada sbagliata. La risoluzione dell’avventura, dal canto suo, non prevede sfide troppo difficili e nasconde solo un paio di trabocchetti che guastano la vittoria finale.
Analizzata e compresa la struttura, più che di progresso si può parlare di regresso, non tanto nella qualità del librogame, quanto nell’originalità delle idee proposte. Pur conservando la libertà di movimento, Il Giardino della Follia è un’avventura troppo simile a quelle tipiche di Steve Jackson, del quale sono recuperati alcuni controversi concetti come i loop di paragrafi senza uscita. Chi apprezza titoli come La Casa Infernale e La Corona dei Re trarrà dal quarto Skyfall lo stesso tipo di soddisfazione, anche se il lavoro di Tant non regge il confronto con le opere di Jackson. Del resto, le fila dei fan di Skyfall sono storicamente meno nutrite di quelle degli appassionati di Sortilegio.
Se non altro, David Tant riesce a sfruttare questo schema in un’ambientazione molto strana: la fortezza contiene numerosi mostri vegetali, pur essendo un luogo chiuso, e ha qualche segno di tecnologia come La Piramide Nera. Le efficaci tavole di Jon Glentoran rendono a dovere le bizzarrie de Il Giardino della Follia, le sue stanze contenenti situazioni e creature non familiari, che spiazzano non poco il lettore. Non c’è da sorprendersi che la serie si interrompa qui, perché dopo un percorso all’insegna della differenziazione l’autore ha recuperato l’impianto di Fighting Fantasy, ossia lo standard al quale voleva proporre un’alternativa.
Ambientazione: 7 Stile di scrittura: 7 Bilanciamento: 6 Interattività: 7 Aspetto grafico: 7
Voto complessivo: 7 Difficoltà: alta
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