| Categoria: Librogame E.L. - Serie Complete Dimensione Avventura
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Titolo: Dimensione Avventura | Valutazione: 9.00 Letture:4247 | Steve Jackson e Ian Livingstone (autori principali e ideatori della collana) | Il gusto dell’avventura, della magia, del combattimento: personaggi fantastici che agiscono nelle ambientazioni più straordinarie, storie avvincenti, nemici crudeli e spietati.
In questo libro il protagonista sei tu. Entra in una nuova dimensione, scopri il mondo dell’avventura. |
Valutazione media:
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Data pubblicazione 26/2/2007
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Inviata da: Gurgaz il 6/5/2007 |
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Valutazione generale:
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10
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Titolo originale: Fighting Fantasy Autori principali e coordinatori della collana: Steve Jackson e Ian Livingstone
Mentre mi accingo a parlare della serie Dimensione Avventura, edita da E.Elle, vorrei soffermarmi un istante sulla storia di queste pubblicazioni. In Italia il librogame per eccellenza è Lupo Solitario, perché è stato il primo ad essere proposto e a godere di una certa popolarità. Però l’opera di Joe Dever, nonostante la notevole qualità e l’influenza sul genere, è storicamente meno importante dellla sterminata produzione patrocinata da Steve Jackson e Ian Livingstone: l’ampia collana dei Fighting Fantasy Gamebooks.
Perché dico questo? Fighting Fantasy conta la bellezza di 61 titoli e non ha mai smesso di essere pubblicata, dal 1983 fino ad oggi. La sua impostazione, semplice ed evoluta allo stesso tempo, è la vera e propria regola dell’arte per i librogame di seconda generazione, cioè quelli che al tradizionale racconto a bivi uniscono un regolamento ispirato ai giochi di ruolo. Lo spazio contenuto e il desiderio di non appesantire il tutto ha limitato le prescrizioni degli autori, ciononostante il sistema di gioco di Fighting Fantasy è tra i più versatili ed imitati che io conosca.
Si fa presto a riassumere i concetti chiave. Il personaggio possiede tre caratteristiche: Abilità, Resistenza e Fortuna. La prima rappresenta sia l’agilità che la capacità di combattimento, la seconda la resistenza alle ferite ed alla stanchezza, la terza interviene per volgere il destino in favore del giocatore. Il combattimento è condotto in maniera abbastanza ordinaria, gettando due dadi sia per sé che per l’avversario e sommando ai risultati la rispettiva Abilità. Il totale si chiama Forza d’Attacco. Chi ottiene la Forza d’Attacco maggiore vince l’assalto e sottrae 2 punti di Resistenza al nemico. È possibile che il giocatore raddoppi il danno inflitto (o riduca quello subito) tirando con i dadi sotto il punteggio di Fortuna, ma se fallisce sarà penalizzato. Questa procedura, denominata Tentare la Fortuna, è richiesta anche fuori dal combattimento ed ogni volta occorre diminuire di 1 il punteggio. È chiaro che più spesso si ricorre alla Fortuna, più probabilità si hanno di fallire il check, con conseguenze spesso catastrofiche. Questa è quella che io definisco una regola semplice ed efficace.
Ciascun librogame offre un’avventura diversa e slegata dalle altre, spaziando da mondi fantasy più o meno classici alla fantascienza. Gli autori si sono sbizzarriti nell’aggiungere postille ed ampliamenti al sistema base, per caratterizzare meglio l’ambientazione e vivacizzare il gioco. Sfortunatamente, non tutti sono stati capaci di padroneggiare il regolamento come chi lo ha ideato, ovvero il grande Steve Jackson. Lo stesso Ian Livingstone, il comprimario lasciato in ombra dall’edizione italiana, mostra spesso di non avere le idee chiare a riguardo, ma si tratta perlopiù di sviste non gravi.
Quello che rende avvincenti queste avventure è l’ottima qualità delle storie, la difficoltà sempre elevata e la grande fantasia con cui ciascun autore sa rendere uniche le sue opere. Sebbene i titoli lascino presagire imprese scontate e situazioni già viste, la realtà è ben diversa. Ciascun episodio si distingue per una certa originalità, oppure per qualche invenzione azzeccata in fatto di regole, setting o struttura. Nella maggior parte dei casi la lettura lascia un’ottima impressione e la conclusione del librogame, a volte davvero faticosa, dà una grande soddisfazione. Purtroppo la serie ha un piccolo neo: ciascun episodio si può terminare solo individuando quello che Ian Livingstone definisce true path, ovvero il percorso che consente di raccogliere tutti gli indizi e gli oggetti indispensabili. Sono necessari diversi tentativi prima avere le idee chiare, ma a quel punto giocare di nuovo il librogame non ha più senso. Si sa però che i giocatori si affezionano ai percorsi già fatti, quindi questo discorso lascia il tempo che trova.
Per quanto riguarda l’edizione italiana, questa è stata pubblicata con un titolo più corretto dell’originale ma un po’ fiacco: Dimensione Avventura. Si tratta di una selezione di titoli, di cui non è semplice stabilire il criterio fondante. Sono state proposte tutte le opere di Steve Jackson, un paio di titoli storici di Ian Livingstone e vari episodi di autori secondari. Spiccano Mark Smith e Jamie Thomson, autori di Ninja, ma anche Andrew Chapman e Martin Allen, che hanno realizzato Sfida per il Trono. Gli ultimi due librogame, firmati Stephen Hand e Keith Martin, sono stati probabilmente scelti perché situati nel mondo di Titan, familiare ai lettori di Sortilegio.
Una proposta valida, ma che lascia assai delusi a fronte del numero esorbitante di avventure pubblicate oltremanica. Ad ogni modo, bisogna accontentarsi e sperare che il rinato interesse per Lupo Solitario possa stimolare la riedizione di Dimensione Avventura, sulla scia delle recenti ristampe inglesi. Secondo me una delle serie più interessanti della collana E.Elle, da raccomandare a chi ama i librogame impegnativi e preferisce le quest singole rispetto alle saghe.
La serie è costituita dai seguenti titoli:
1) La Rocca del Male 2) La Foresta Maledetta 3) I Viaggiatori dello Spazio 4) Appuntamento con la M.O.R.T.E. 5) Il Covo dei Pirati 6) L’Isola del Re Lucertola 7) La Casa Infernale 8) Missione per un Samurai 9) Missione nei Cieli 10) La Creatura del Male 11) I Guerrieri Ombra 12) La Cripta del Vampiro
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Inviata da: EGO il 18/11/2007 |
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Valutazione generale:
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8
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Per i lettori di lingua inglese, gamebook e Fighting Fantasy sono praticamente sinonimi. Inaugurata da Steve Jackson e Ian Livingstone, comprendente qualcosa come 59 volumi pubblicati tra il 1982 e il 1995, questa collana è indubbiamente la più nota, la più venduta e la più longeva nel panorama dei libri-gioco, quella senza la quale non ce ne sarebbe stata nessun’altra.
In Italia le cose sono andate diversamente. Nel nostro Paese la diffusione del genere librogame è stata vincolata dall’effettivo monopolio esercitato dalla casa editrice EL sui diritti delle maggiori serie estere, e il destino di Fighting Fantasy ha preso una piega nettamente differente. Pubblicare per intero una serie così lunga avrebbe soffocato il resto del catalogo, e soprattutto avrebbe tolto luce al cucciolo prediletto di EL, il Lupo Solitario di Joe Dever, da sempre cuore pulsante di tutta l’iniziativa editoriale. Ciò nonostante, data l’importanza storica e commerciale della serie, stupisce che in Italia essa sia approdata soltanto nel 1988, addirittura dopo la comparsa di altri libri “derivati” quali Sortilegio e Sfida per il trono. Sorprende anche che la pubblicazione dei volumi abbia proceduto così a rilento, arrivando al numero definitivo di 12 nell’arco di ben cinque anni; soltanto un quinto, dunque, della produzione complessiva inglese, di cui sono state ignorate alcune uscite che in altri Paesi hanno riscosso un enorme successo.
Nonostante questo impressionante sfrondamento, è possibile individuare dietro alla selezione dei volumi giunti in Italia delle scelte ben precise, che dimostrano senz’ombra di dubbio che alla EL c’era qualcuno che leggeva i librigioco giunti dall’estero e sapeva perfettamente con che tipo di prodotti si aveva a che fare. Esaminiamo dunque, una per una, le probabili decisioni effettuate dall’editore:
1) Pubblicare tutte le opere di Steve Jackson. E’ una scelta sensata, soprattutto alla luce della notevole qualità di Sortilegio e del fatto che Jackson ha comunque pubblicato un numero di volumi decisamente esiguo: soltanto 5 in tutta la collana. Manca, in Dimensione Avventura, il libro capostipite della serie, The Warlock of Firetop Mountain, pubblicato da Supernova nel 1985 e del quale EL probabilmente non deteneva i diritti, oppure ha preferito non pubblicarlo esistendone già una versione italiana. Steve Jackson diventa così, contrariamente a quanto avvenuto in Inghilterra, il mattatore assoluto della serie. Dal punto di vista della qualità la decisione è ineccepibile, con l’unica eccezione del discutibile numero 3, I viaggiatori dello spazio.
2) Proporre un assortimento di altri autori, in base ai seguenti ragionamenti:
a) Offrire qualche libro di Ian Livingstone, co-creatore di Fighting Fantasy. La selezione italiana, consistente in soli due volumi, è decisamente misera se teniamo conto che a tutt’oggi Livingstone è il più prolifico autore della collana. La scelta di EL è stata probabilmente quella di pubblicare due dei libri più accessibili dal punto di vista della giocabilità, e che avessero un’ambientazione piuttosto solare per fare da contrasto ai titoli di Jackson, decisamente più cupi, nonché per imporre un qualche grado di censura su certi contenuti. Non è altrimenti spiegabile la mancata pubblicazione di un titolo celeberrimo e vendutissimo come Deathtrap Dungeon, praticamente l’archetipo del gamebook, decisamente maturo ma molto difficile, caratterizzato dalla presenza di un percorso unico e strettissimo e da contenuti molto più sopra le righe rispetto al classico Lupo Solitario. Abbastanza sensato, però, lasciare spazio ad altri autori piuttosto che proseguire con Livingstone, i cui libri successivi sono tutti terribilmente difficili, anche per gli standard di Dimensione Avventura.
b) Dedicare un volume a testa a Andrew Chapman e Martin Allen, autori di Sfida per il trono. Nel caso di Chapman la scelta è caduta su un libro (il numero 5) che, tra i tre scritti dall’autore, è sicuramente il più originale ed entusiasmante, sebbene non quello più equilibrato. Per quanto riguarda Allen, personalmente non posso che rammaricarmi che gli sia stata concessa un’altra uscita, perché il numero 9 di Dimensione Avventura è una delle cose peggiori che io abbia visto in campo librogame.
c) Pubblicare un volume della coppia Mark Smith/Jamie Thomson, autori della serie di grande successo Ninja. Tra i due lavori di questo duo per Fighting Fantasy, Missione per un samurai era senz’altro la scelta più ovvia, sia per il tema affine a Ninja, sia per la qualità nettamente superiore a Talisman of Death.
Le ultime due uscite della serie italiana sono un’ulteriore prova del controllo-qualità effettuato dall’editore sui volumi originali, perché si tratta di due ottime scelte selezionate tra i volumi più tardivi di Fighting Fantasy, caratterizzati da una struttura più articolata che in precedenza e da alcune novità nel regolamento, che aggiungono un pizzico di strategia in più e aumentano l’interesse del giocatore.
Trattandosi della primissima serie di librogame “propriamente detti”, ovvero derivati da Dungeons & Dragons, Dimensione Avventura utilizza regole semplici ma versatili. Il giocatore dispone di un punteggio di Abilità (che determina la prestanza fisica, in battaglia come in prove di forza e agilità), di Resistenza (l’energia vitale) e di Fortuna (punteggio forse discutibile in quanto ben sostituibile da una semplice gettata di dadi, ma è un tocco di colore importante, purtroppo spesso abusato dagli autori); in alcuni libri si possono trovare anche delle variazioni sul tema, con punteggi aggiuntivi o eccezioni particolari. Unico difetto di questo regolamento elementare è l’ampio range di punteggi possibili per l’Abilità (7-12), perché di fatto quasi tutti gli autori hanno introdotto nei loro libri delle situazioni in cui un personaggio con punteggi bassi non ha speranze di vittoria. Caratteristica della serie è anche la rigidità delle trame, in quanto le avventure, per la maggior parte, decorrono su binari piuttosto fissi e lineari, mai offrendo una libertà di movimento quale quella che si trova nei libri di J.H. Brennan o la ricchezza di alternative di alcuni Lupo Solitario. E’ infatti in Fighting Fantasy che è stato coniato il termine “one true path”, ovvero l’unica strada giusta da percorrere per finire il gioco, l’unica lungo cui il lettore troverà tutto ciò che è necessario per poter concludere l’impresa con successo. Purtroppo questa struttura, benché necessaria a prolungare la vita di libri altrimenti troppo brevi, fa sì che un sacco di buone idee abbiano finito per essere relegate al ruolo di riempitivi sulle “false strade” che non consentono di giungere alla vittoria.
E’ proprio questo tipo di impostazione che ha reso Fighting Fantasy, al di là della fama e del successo editoriale, una serie di qualità decisamente altalenante, e nella media non esaltante. In quest’ottica, l’opera di riduzione attuata da EL si rivela da un lato limitante nei confronti di titoli che avrebbero meritato una versione italiana, ma dall’altro giustamente epurativa di libri di valore comunque scarso. Eccettuato il numero 9, Dimensione Avventura è quindi in linea di massima uno specchio sufficientemente fedele della migliore qualità offerta dalla sua controparte inglese, anche se sarebbe stato più giusto arrivare a 16-18 volumi. L’edizione EL è di buona qualità, sebbene le traduzioni abbiano creato più di un problema e benché si avverta un certo livello di censura in vari volumi. L’ottimo aspetto grafico dell’originale è stato in gran parte mantenuto (anche qui fa eccezione il numero 9 per la copertina, e purtroppo gli inserti a colori in Italia sono tutti in bianco e nero), e una preziosa aggiunta è venuta dai “dadi alternativi” stampati in alto sulle pagine, elemento mancante nella versione britannica; in più, il nome dell’autore campeggia sempre in bella vista in copertina, a differenza dell’edizione inglese in cui, per tradizione, è la scritta “Steve Jackson e Ian Livingstone presentano” a fare bella vista di sé, mentre per sapere chi sia l’autore bisogna guardare il frontespizio.
In definitiva, una serie che offre molte avventure di grande interesse insieme ad altre di qualità comunque accettabile; non all’altezza di altre produzioni come stile e accessibilità, e l’edizione italiana ne è la migliore dimostrazione, grazie al numero di uscite più limitato, ma sicuramente rappresentativo.
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