Grazie ad un aiuto soprannaturale sei finalmente tornato in Giappone, ma la ricerca del tuo antico maestro è ben lontana dall’essere conclusa: in un territorio selvaggio, popolato da creature ostili, dovrai misurarti con il misterioso Demone della Montagna. Altre tracce, altri indizi, che ti porteranno ad affrontare un’esperienza decisiva: la discesa nel Mondo degli Inferi, dove compirai un altro passo sulla lunga strada della perfezione.
La terza avventura della serie Samurai ci riporta di nuovo in Giappone, dove il nostro protagonista dovrà seguire il suo destino lungo un cammino delineato da vaticinii e profezie sempre più oscure ed enigmatiche. E' quindi saggia la decisione di andare alla ricerca del suo antico maestro, per cercare di ritrovare il sentiero giusto verso la Città di Wa.
Come facilmente intuibile dalle linee principali della trama, ci troviamo di nuovo di fronte ad una ricerca in cui il tema del viaggio è centrale. Sfortunatamente, a differenza del libro precedente, questa struttura viene sfruttata veramente male e invece di conferire all'avventura un tono epico e avvincente, dà veramente la sensazione di trascinarsi in avanti senza particolare ispirazione, mettendoci man mano di fronte a nuove missioni secondarie la cui inclusione nella trama principale, che detto per inciso se ne va a pallino a circa metà libro, sembra veramente tirata per i capelli e utile solo a raggiungere il quantitativo di paragrafi necessari per la pubblicazione.
L'inizio non è certo tra i migliori scritti da Headline e soci. Ci troviamo di fronte ad una macro sequenza narrativa gestita con un sistema a checkpoint, rappresentati da degli oggetti di cui entriamo in possesso dopo aver compiuto determinate azioni, racchiuso in un numero di paragrafi limitato, che saremo costretti a rileggere finchè non avremo completato tutte le azioni nella sequenza corretta. Visiteremo quindi luoghi già esplorati con nemici già uccisi che ci verrano descritti in tutta la loro ferocia, parteciperemo a dialoghi già fatti in precedenza usando le stesse espressioni e tutto ciò con buona pace del senso logico della narrazione. Insomma, gli indizi per pensare a un editing e a un “montaggio” fatto in fretta e furia, ci sono tutti
E da lì in poi non è che il librogame tenda a risollevarsi, anzi. Mi vedrò costretto a inserire alcuni spoiler nelle righe seguenti, quindi saltate direttamente all'ultimo paragrafetto se volete evitarli, visto che il mio giudizio negativo sul libro è gia stato espresso in modo abbastanza chiaro.
Terminata questa bislacca sequenza, arriviamo a uno dei passaggi più illogici che mi sia mai capitato di incontrare nei librogame, escludendo la serie “Realtà Virtuale”, ovviamente. Mentre stiamo per imbarcarci alla volta di Osaka, un ricco e arrogante samurai di corte estorce con la violenza il posto sull'imbarcazione ad un ragazzino indifeso. Naturalmente non possiamo esimerci dallo sfidare questo zotico arricchito a singolar tenzone, ma ci viene data anche la possibilità di non immischiarci nella contesa. Pochi paragrafi dopo, incontreremo un nostro vecchio compagno di apprendistato che ci dirà di averci visto in sogno e partorirà una profezia di una banalità sconcertante, illuminandoci sul fatto che gli siamo apparsi in sogno ed eravamo in procinto di intraprendere un cammino irto di difficoltà. Ma dai? Chi l'avrebbe mai detto?
Il bello è che questo delirio ascetico rischia di far concludere anzitempo la nostra avventura: se non avremo affrontato il samurai di cui sopra, non siamo degni di proseguire il viaggio e l'avventura è finita. Senza appello. A seconda di quanti oggetti avremo trovato nella prima parte del libro, potremo cavarcela con una perdita più o meno grave di Punti d'Onore o nel caso ci mancassero più di due oggetti, dovremo commetere seppuku per il semplice motivo di non aver sconfitto il nemico giusto al momento giusto. E di ritorno da un' avventura attraverso tutta la Cina e la Mongolia, dove di demoni e esseri soprannaturali ne abbiamo fatti fuori a bizzeffe, il tutto assume tratti un po' ridicoli e forzati. E nel malaugurato caso in cui non avessimo trovato più di un oggetto, gli autori ci ricordano che probabilmente non abbiamo seguito il filo logico dell'avventura e quindi ci mertitiamo comunque di ricominciare da capo. E a chiamare filo logico il far rifare le stesse azioni al personaggio anche tre o quattro volte, ci vuole veramente un coraggio da samurai. Vi assicuro che vagando in quel disastro di continuità narrativa, il sospetto di avere ogni volta sbagliato paragrafo è forte. Invece siamo di fronte a una parte del libro volutamente pensata in quel modo.
Il resto dell'avventura, come già detto, ripete grosso modo lo schema del precedente volume, ma in modo nettamente meno ispirato: una maledizione sempre nuova si abbate sul povero protagonista e noi, mano a mano, dovremmo trovare questo o quel personaggio per poterla rimuovere.
Ci sono due aspetti che meritano note a parte: il maestro oggetto della ricerca si chiama Godo (con degli accenti circonflessi sulle “o”), quindi “Godò” se pronunciato alla francese. Ora, la ricerca carica di aspettative di questo fantomatico personaggio si conclude in un nulla di fatto e si rivela una mera illusione. A un certo punto, un personaggio ci dice queste parole: “aspettando Godo, abbi cura della tua anima”. Insomma, se si è cercato un parallelo letterario, mi sembra un po' deboluccio e fuori luogo.
Ed ora veniamo alla nota dolente: la fine. Ora, io non so se su Headline si sia abbattuta la Maledizione del Faraone, qualche incantesimo del Vecchio della Montagna o altro, ma pare scritto nel suo destino che le sue serie non s'abbiano da completare. Ebbene sì, avete letto bene: Samurai è l'ennesima serie tronca. L'ultimo paragrafo si conclude in un nulla di fatto. Ci viene detto che dovremo continuare a perfezionarci lungo la via del guerriero, e in particolare nel tiro con l'arco, prima di poter raggiungere la mitica Città di Wa. Ma naturalmente, di questo prosieguo non esiste traccia.
Parlando del voto numerico, la sufficenza che vedete è data semplicemente dalla stima (e un po' dalla compassione) che ho per Headline come scrittore e come autore di librogame di ottimo livello. Sfortunatamente questo, pur non essendo del tutto orribile, è veramente sotto la media a cui gli autori francesi ci hanno abituato e soprattutto va a porsi subito dopo a due ottime avventure, con la colpa di abortire malamente la serie.
Titolo originale: Les Guerriers du Feu Autori: Doug Headline, Jean-Luc Cambier e Eric Verhoest Anno: 1987 Illustrazioni: Francis Phillips Copertina: Francis Phillips Traduzione italiana: Doriana Monti (1992)
Dopo il lungo peregrinare tra Cina e Mongolia, il protagonista è tornato in Giappone volando in grembo ad un gigantesco Budda di pietra. Non c’è una vera pista da seguire, perciò l’unica iniziativa sensata è cercare un saggio che ci indirizzi verso la meta: il prescelto è Gôdô, un tempo guida spirituale di Yasaka. Trovare un uomo che può essere ovunque nel regno è peggio che cercare un ago in un pagliaio, come non si tarderà a comprendere man mano che la lettura procede.
È impossibile riassumere efficacemente la trama de I Guerrieri del Fuoco: si tratta di un viaggio interminabile e dalla meta indistinta, alla maniera del secondo capitolo, ma in un’atmosfera ancor più onirica e soffusa. Nonostante conti 40 paragrafi in meno, la durata è paragonabile a quella de Il Monastero Dimenticato e si suggerisce di spezzare la lettura in almeno due parti. La ricerca del maestro Gôdô conduce Yasaka da un capo all’altro del Giappone, dall’isola di Kyushu ad Osaka, da Nara a Kamakura, passando per il tenebroso Picco dell’Ombra.
La prima parte dell’avventura possiede una struttura degna di nota. Si tratta di vasto circolo di paragrafi, che collega tre macro-eventi che hanno come protagonista un fantomatico Demone della Montagna. Nel percorso ci sono varie possibilità di comportarsi in modo onorevole ed ottenere fino a cinque oggetti; la mancanza di uno o più oggetti alla fine del giro comporta una perdita di Onore. Commettere ripetuti errori e perdere tutti gli oggetti implica dover ripercorrere l’anello dall’inizio, ritrovando vivi i nemici precedentemente sconfitti. Ciò è un po’ strano perché può dar luogo ad un errore di continuità, per quanto le possibilità che ciò avvenga siano scarse. In ogni caso la storia del Demone della Montagna mi pare originale e molto più stimolante di quel che segue.
Il resto del librogame ricalca il viaggio de Il Monastero Dimenticato, inclusa la comparsa di strane maledizioni che ci fanno marcire la guancia od arrugginire le sciabole. Gôdô sembra proprio irraggiungibile, tanto che si deve scendere nell’oltretomba per poter scambiare qualche parola con lui. Nel frattempo la nostra strada incrocia quella della setta del Loto, che sotto l’integerrima veste ascetica nasconde un culto orribile. Questi sadici monaci sono probabilmente i Guerrieri del Fuoco del titolo, tuttavia non lo posso affermare con certezza perché nel testo non vengono mai chiamati così.
Il terzo capitolo di Samurai perpetua i difetti del secondo e vanifica il pregevole sforzo narrativo, a causa dei combattimenti non bilanciati e dell’uso sconsiderato delle morti istantanee. La strada è a senso unico e le deviazioni non sono ammesse, il che basta a chiarire perché l’avventura sia tanto lunga pur con meno paragrafi. Dopo il secondo capitolo la missione di Yasaka è diventata una specie di percorso ad ostacoli verso la perfezione spirituale e marziale, come viene chiarito nel brano conclusivo. I Guerrieri del Fuoco termina preannunciando quali saranno i prossimi obiettivi, ma non ci è dato sapere se il prode samurai raggiungerà la meravigliosa città di Wa.
Anche questa serie francese è rimasta incompiuta, però la delusione non è così amara come per Misteri d’Oriente e Superpoteri. Samurai ha intrapreso troppo presto la spirale discendente, che l’ha portata a peggiorare sia l’impiego del regolamento che l’impostazione delle avventure, divenute a mio avviso troppo lunghe e monotone. Inoltre, l’impresa di Yasaka è una ricerca della perfezione, il cui significato è più simbolico che tangibile. I libri di storia ci dicono che il samurai non ha salvato il Giappone dalla decadenza, perciò come seguito si sarebbe potuto avere un altro librogame “di formazione”, in cui Yasaka avrebbe raggiunto la comunione completa con le regole del Bushido. Allora forse gli si sarebbero schiuse le porte di Wa e sarebbe diventato un Immortale come il Signore delle Tigri. Io però non sento l’esigenza di altri episodi sulla falsariga dei volumi 2 e 3, quindi mi ritengo soddisfatto da questa serie breve, non eccellente, che si attesta sopra la media del genere.
Ambientazione: 8 Stile di scrittura: 8 Bilanciamento: 5 Interattività: 6 Aspetto grafico: 7
E ti pareva? Come per le altre serie di Headline ormai decollate, anche Samurai si interrompe, e proprio quando cominciava a diventare veramente interessante. In questo terzo volume Yasaka affronta un’altra impresa molto vaga e incerta: ritrovare il suo vecchio maestro, un samurai errante che potrebbe trovarsi in qualsiasi luogo del Giappone. Ma di nuovo, così come è incerta la destinazione, altrettanto è sicuro che il viaggio sarà pieno di sorprese e avvenimenti fantastici.
I guerrieri del fuoco comincia quindi con una intensa e intricata ricerca apparentemente a sé stante, ambientata nel sud del Giappone, in una zona abitata, sembra, da diversi gruppi di personaggi in conflitto, ognuno oppresso in diversa misura da un demone. La storia del Demone della Montagna è veramente gustosa, un piccolo labirinto di scelte che possono intersecarsi in molti modi, ma solo uno è in grado di gettare luce completa su tutto l’ambaradan, oltre che di permetterci di ottenere tutti gli oggetti contenuti in questa sezione dell’avventura. Infatti, probabilmente per prevenire errori di continuità come in passato, gli autori hanno posto degli sbarramenti che prevedono di aver fatto o trovato qualcosa di specifico, senza il quale non si può proseguire. Viene però anche lasciato un certo margine di errore, e così questa piccola avventura nell’avventura (seppur non indenne da potenziali loop, vedi l’eremita) fornisce un serio motivo per rigiocare il libro anche se si è riusciti a completarla con parziale successo.
Questo è lo spirito giusto, e il libro in seguito non lo tradisce. Le avventure di Yasaka si susseguono senza soluzione di continuità, ad ogni tappa un qualche piccolo avvenimento scatena grandi ulteriori ricerche, e quello che in effetti alla fine dispiace è che un così grande numero di avventure sia stato collassato in un volume solo, anche più corto dei precedenti. Eppure non sembra che ci sia stato spreco, anzi, l’impressione è che ogni parte della storia abbia ricevuto il giusto spazio, e la durata della partita si rivelerà senz’altro molto lunga. Dalla sottotrama dedicata ai guerrieri del titolo si passerà dunque all’inseguimento del vecchio maestro nel più singolare dei luoghi, per poi affrontare infine un’altra parte del lungo cammino di perfezionamento del samurai, che insieme alla spada deve temprarsi l’anima. Quest’ultima impresa, che purtroppo segna la fine della serie, ne costituisce anche l’assoluto culmine narrativo ed emozionale, intensissimo, magniloquente senza però essere retorico, classico ma senza scadere nel banale.
Ludicamente non ci sono grosse cose da segnalare: a parte la piccola novità strutturale della prima parte il libro si svolge come di consueto, tra combattimenti fattibili e morti istantanee talvolta semplicemente impossibili da subodorare, ma solo in rari casi. Il lettore attento alla situazione non dovrebbe cascare come una pera nelle trappole sparse con l’usuale abbondanza, e anzi, a conti fatti I guerrieri del fuoco è probabilmente il più facile libro della serie, con poche battaglie ad inframmezzare l’estesa successione di scelte. Insieme al ridotto numero di paragrafi, è forse il segno che gli autori avevano già la consapevolezza che Samurai era al capolinea.
E questa è una decisione che riempie di rammarico, perché Samurai aveva di certo ancora tanto da dare. Dopo un inizio incerto ed un secondo volume non del tutto convincente, la collana riesce qui a esprimere nel modo finora migliore le sue potenzialità e il suo credo: “il cammino è importante quanto la meta”. La meta non verrà mai raggiunta, ma il cammino cominciava davvero a entusiasmare, e vederlo interrotto proprio sul più bello è uno smacco che fa quasi dimenticare i tanti problemi incontrati fin qui. I guerrieri del fuoco è il libro per cui per Samurai valeva la pena di esistere.