| Categoria: Librogame E.L. - Singoli Libri Samurai
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Titolo: 02 - Il Monastero Dimenticato | Valutazione: 7.67 Letture:1716 | Doug Headline, Jean-Luc Cambier e Eric Verhoest | Hiro, il giovane signore tuo amico, ti ha mostrato dei manoscritti in cui si parla delle cause che hanno condotto il Giappone alla decadenza. Purtroppo manca l’ultimo rotolo, che si trova in un monastero buddista tra le sabbie cantanti del deserto del Gobi... devi metterti in viaggio: dal Giappone alla Cina, dalla Cina alla Mongolia, oltre la Grande Muraglia, mentre una serie di spaventose maledizioni ti costringono a lottare per salvare la tua vita... |
Valutazione media:
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Data pubblicazione 22/2/2007
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Inviata da: Federico il 4/6/2007 |
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Valutazione generale:
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9
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“Il Monastero dimenticato” è senza dubbio il volume che ci permette maggiormente di esplorare in profondità l'ambientazione della serie. Dovremo infatti recarci addirittura in Mongolia, nelle sabbie del Deserto di Gobi, attraverso la Cina e la Grande Muraglia, alla ricerca di un antico monastero in cui è custodito un importante tassello per la comprensione della nostra missione. Come facilmente intuibile, si tratta di un'avventura di grandissimo dinamismo, che ci vedrà costantemente in movimento e contiunuamente costretti ad adattarci alle più disparate situazioni che ci si pareranno davanti.
Rispetto al primo volume, questo librogame sembra attingere molto di più alla maeria fantastica, mitica e folclorica dell'estremo Oriente. Ci troveremo infatti a servire divinità zoomorfe, misurarci con creature soprannaturali, visitare regni d'oltretomba e farci guidare da misteriosi veggenti polimorfici. Oltre a questo, il vero punto di forza della trama è un'accuratissima descrizione del vero e proprio mix culturale dato dallo scenario in continuo mutamento con cui verremo a contatto. Un viaggio attraverso i vicoli e i quartieri di Nagasaki, Nanchino e Pechino, descritti con dovizia di particolari e magnificamente vivificati dai loro abitanti, dalla loro quotidianità e dalle loro usanze , per quanto umili o turpi possano essere. Avremo veramente la sensazione di trovarci in una città portuale del medioevo quando decideremo di inoltrarci nei bassifondi di Nagasaki. E inoltre, nel prosieguo dell'avventura, incontreremo navigatori europei, pirati, carovanieri mongoli, manciù ed alti dignitari cinesi, fino ad entrare persino nella la Città Proibita.
Questo aspetto è un po' il marchio di fabbrica dei libri più riusciti di Headline ed è un tratto comune a “Misteri d'Oriente”, così come lo è il gusto verso il “basso” e il “brutto” nelle descrizioni. Inoltre, l'autore ci concede tutto il tempo possibile e immaginabile per gustare le sue prelibatezze descrittive, visto che l'avventura, pur non avendo un numero esorbitante di paragrafi, presenta una trama sì dinamica e avvincente, ma soprattutto estremamente articolata e di ampio respiro, che richiederà diverse sessioni di lettura-gioco per essere portata a termine.. Sono presenti diverse “tappe” fondamentali nel nostro viaggio, legate ad una sottotrama che inizialmente appare poco più di una side quest, ma progressivamente finisce per sostituire il filone principale. Dovremo liberarci da alcune misteriose maledizioni che pendono sulla nosra testa e per farlo dovremmo recarci in luoghi altrettanto misteriosi ed esotici nel cuore della Cina, prima di poter finalmente raggiungere la Mongolia e il Monastero Dimenticato. Sfortunatamente, la sensazione che Headline sia arrivato un po' “impiccato” con gli spazi dopo questa enorme sottotrama è molto forte, ed è acuita dal fatto che, dopo averla completata, il finale vero e proprio, con l'attraversamento del deserto e il ritrovamento del monastero, è affidato si e no a una quindicina di paragrafi senza troppa possibilità di scelta. Anche se questo si può difficilmente definire un punto a sfavore del libro, che rimane estremamente avvincente e coinvolgente fino all'ultimo.
Il vero e proprio punto negativo è costitutito, come nel primo volume, dalle regole di combattimento terribilmente sbilanciate. Fortunatamente, in questo librogame, il progredire della trama si appoggia molto meno ai combattimenti, ma purtroppo abbiamo la conferma che questa parte del regolamento si stata scritta in modo alquanto approssimativo. Inoltre, nel corso dell'avventura ci troveremo ad affrontare alcuni avversari che usano tecniche di combattimento descritte con termini non presenti nella tabella del registro d'azione. Ad esempio, mi sono dovuto documentare su cosa fosse l'”Atemi”, perchè non sapevo se farlo rientrare nella categoria “altro” o “combattimento a mani nude” e in un altro caso ho dovuto dedurre dal contesto che la tecnica usata fosse un attacco psichico e quindi, a rigor di logica, andasse vista come “altre tecniche” sulla tabella delle tecniche di combattimento.
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Inviata da: Gurgaz il 17/1/2008 |
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Valutazione generale:
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7
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Titolo originale: Le Monastère Oublié Autori: Doug Headline, Jean-Luc Cambier e Eric Verhoest Anno: 1987 Illustrazioni: Francis Phillips Copertina: Francis Phillips Traduzione italiana: Doriana Monti (1992)
Nel secondo episodio l’austero samurai Yasaka prosegue la sua ricerca della Città di Wa. Il principe Hiro lo indirizza verso il continente, in cerca di un fantomatico stregone mongolo che avrebbe lanciato una maledizione sulla mitica imperatrice Himiko. Purtroppo i manoscritti di Hiro sono incompleti e la fine della storia si trova nell’ultimo rotolo di pergamena, custodito addirittura in un monastero nel deserto del Gobi. Un viaggio lungo e pericoloso attende il protagonista, che sarà costretto a sconfiggere le maledizioni di una Cina infida ed ostile.
Personalmente sono convinto che questo volume sia l’adattamento di materiale già prodotto per la serie Misteri d’Oriente. Il sesto episodio doveva essere ambientato appunto in Cina ed avrebbe condotto il Prete Gianni in Mongolia, proprio come Yasaka. L’unica differenza è che il viaggio deve partire dal Giappone ed a questo proposito gli autori hanno provveduto a realizzare un ottimo prologo a Nagasaki, per proseguire il viaggio via mare con l’incontro di un ex compagno divenuto pirata: Kiko. Una volta sbarcato in Cina il percorso del samurai si tramuta in una serie infinita di incontri e situazioni bislacche, che si succedono senza soluzione di continuità, come in un sogno.
Presi uno alla volta gli eventi narrati funzionano bene e presentano in forma accattivante numerose usanze orientali, incluse certe leggende poco note. Quel che secondo me non funziona e che mi ha deluso rispetto all’ottimo capitolo di esordio è la struttura del librogame: un unico, lunghissimo viaggio senza deviazioni significative, dove all’obiettivo principale, cioè raggiungere il monastero, si sostituisce ora l’una ora l’altra ricerca, con lo scopo di debellare l’improvvisa maledizione che ha colpito Yasaka. Sconsiglio vivamente di leggere questo librogame tutto d’un fiato, perché è veramente lungo e la stanchezza può giocare brutti scherzi. È un peccato non soffermarsi per un po’ su queste pagine ben scritte, soprattutto perché costituiscono l’aspetto più curato de Il Monastero Dimenticato
Ci vuole pazienza anche per sopportare le numerose morti gratuite, che prontamente si abbattono sul giocatore che tenta di scansare le sfide imposte dal testo. Ad un certo punto è chiesto se si ha il denaro per un traghetto, tuttavia io non sono riuscito a trovare neanche una moneta nell’intera serie. Se non si possiede alcunché, si viene dirottati su di un percorso alternativo, in cui è facile incappare in umiliazioni che causano perdite di Onore. Il tutto assume i tratti della beffa quando, dopo ore di lettura, l’avventura finisce se non si ha l’Onore immacolato. Non serve a nulla gettarsi in imprese eroiche prima di arrivare a Pechino: il testo non assegna un solo punto di Onore per premiare gli audaci.
Le fatiche di Yasaka non sono destinate a portargli grande giovamento, poiché il rotolo custodito nel monastero non contiene informazioni decisive. Ciò non è motivo di sconcerto: la serie ha specificato fin dall’inizio che, secondo il Bushido dei samurai, “il cammino è importante quanto la meta”. Quel che lascia perplessi non è l’apparente futilità del viaggio, quanto l’eccessiva lunghezza e le punizioni dietro ogni angolo. In generale, l’impostazione de Il Monastero Dimenticato è agli antipodi del primo episodio, che vantava percorsi multipli ed un testo meno ampio ma più coinvolgente. L’unico elemento a non subire alterazioni è la grafica; le tavole di Francis Phillips convincono ancor più che ne La Missione.
Per come la penso io, il progetto Samurai è partito nel modo migliore ma il suo degrado inizia già nel secondo volume, che non è più Misteri d’Oriente secondo il punto di vista giapponese bensì un progetto con una sua precisa identità. Non approvo che al giocatore siano imposti il percorso, i pericoli e le soluzioni agli stessi. Non c’è margine per giocare più volte il librogame, non appena individuato un metodo per superare gli inconvenienti; si potrebbe voler individuare la strada più redditizia, il che equivale a cercare il pelo nell’uovo. I problemi con il sistema di combattimento persistono e si aggravano, perché i punteggi degli avversari sono praticamente dimezzati rispetto al primo capitolo. Gli autori sembrano essersi dimenticati che il giocatore deve tirare 2 dadi per determinare la propria Abilità con le armi; in queste condizioni, si potrebbero vincere i combattimenti anche senza ricorrere ai dadi. L’improvvisa comparsa di istruzioni approssimative, come le tecniche di combattimento kimi ed atemi, suggerisce che questa serie non ha più la precisione e la lucidità con cui aveva esordito e che l’accomunavano alla saga del Prete Gianni.
Ambientazione: 8 Stile di scrittura: 8 Bilanciamento: 5 Interattività: 6 Aspetto grafico: 8
Voto complessivo: 7 Difficoltà: media
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Inviata da: EGO il 30/4/2008 |
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Valutazione generale:
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7
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Non c’è dubbio su quale sia l’origine del materiale contenuto nel Monastero dimenticato. La Cina e il deserto di Gobi dovevano essere due tappe, forse le ultime, del lungo viaggio del Prete Gianni; perché, quindi, perdere l’occasione di dare ai lettori un assaggio di quello che avrebbe dovuto essere, dato che i protagonisti di Misteri d’Oriente e Samurai condividono una missione molto simile? Ecco così che Yasaka si trova indirizzato alla ricerca del misterioso monastero, dove è custodito un rotolo manoscritto che svelerebbe l’origine della maledizione gettata sul Giappone e sull’imperatrice divina…
Il monastero dimenticato condivide per la maggior parte i pregi e i difetti del suo predecessore. Il pregio maggiore è una storia più organica e coerente, con meno diramazioni in preferenza di un viaggio più lineare, scandito da episodi fermi e irrinunciabili. In virtù di questo, l’avventura alla prima partita sembra decisamente più lunga del normale, anche se in realtà è tutto frutto di spezzoni supplementari che il lettore non è assolutamente costretto ad attraversare, benché siano, come sempre, di grande interesse, specialmente in una serie dove le side-quest sono poco remunerative in termini di gioco e puntano tutto sul fascino che ispirano in chi legge. Le incongruenze narrative, purtroppo, permangono in questo secondo volume: ci sono un paio di personaggi a cui la storia farà cenno in ogni caso, anche se non li abbiamo incontrati dal vivo. Niente però di così clamoroso come gli errori incontrati in La missione. E’ comunque necessario sottolineare il loop potenzialmente eterno che si instaura tra i paragrafi 177 e 184 e i loro correlati; niente di disturbante, chiaro, ma mi chiedo se fosse voluto oppure no.
Anche come gioco sembra che sia stato fatto qualche perfezionamento: i combattimenti, per esempio, sono sicuramente impegnativi, escludendo naturalmente quelli con tecnica ichi, fallati per loro stessa natura e disputati contro avversari con punteggi ancor più ridicoli di prima. Anche gli occasionali tiri di dado sono sfruttati meglio, offrendo una più ampia gamma di risultati e di relative conseguenze. Ce n’è qualcuno un po’ estremo, però sicuramente non traspare la volontà di mettere volutamente in difficoltà il giocatore, anzi. Un errore voraginoso è piuttosto quello dell’oro. All’inizio della storia viene fatto capire, in modo implicito ed esplicito, che il principe Hiro ci ha donato una borsa di monete, ma l’entità del suo contenuto non viene specificata da nessuna parte! E’ vero che poi ci sono un paio di occasioni per procurarsi denaro, ma alcune delle somme richieste presuppongono che si debba comunque averne una certa scorta fin dall’inizio, e non è dato di sapere quale sia. Ciò non preclude affatto la prosecuzione del viaggio, anzi dà accesso a sezioni ulteriori, però si tratta di un errore madornale, ed è lecito chiedersi se sia dovuto a un errore di traduzione, oppure se sia una svista degli autori stessi. Un ultimo dubbio riguarda la maschera del Mempo, retaggio del primo volume che il testo sembra inizialmente dare per scontata, poi passa a chiederti se la possiedi e vuoi usarla, e ad un certo punto se ne dimentica del tutto, anche se potrebbe tornare ben utile.
L’avventura mi è piaciuta di più di quella del primo volume, che per buona parte era sostanzialmente un viaggio alla cieca. Avere una meta precisa, in questo caso, non ha affatto impedito di inserire un’altra collezione di avvenimenti fantastici, che si avvicendano di continuo tra il sogno e la realtà: dalle navi pirata si passa ai regni sottomarini, e da nemici corporei come le guardie della Città Proibita si arriva ad avere a che fare con spiriti benigni e statue animate. Se la prima parte del libro sembra vergata da una penna diversa, da un certo punto fino alla fine è riconoscibilissimo lo stile tipico degli altri libri di Headline, fatto di dialoghi misteriosi e di descrizioni spettacolari, che vanno dal sublime di alcuni momenti molto spirituali fino all’assoluto raccapriccio di scene come quella del Cadavere Insanguinato e della Dama Bianca. La velleità punitiva di La missione si è molto attenuata e le instant-death, seppur sempre presenti, sono molto più prevedibili e sensate. Il senso dell’onore del samurai, stavolta, è veramente un codice di comportamento e non solo una scusa per ucciderci ad ogni bivio, ed è importantissimo mantenerlo perché ad un certo punto verrà richiesto di averlo assolutamente intatto, in un modo che ricorda il finale di Grecia Antica 3, Il ritorno. Sfortunatamente credo che Doriana Monti non abbia fatto del suo meglio in sede di traduzione: il libro contiene numerosi errori di battitura, un personaggio chiamato Gonsuké nel primo volume viene qui menzionato come Gonosuke, e soprattutto non ho per nulla apprezzato il termine di “Città Interdetta” al posto del più efficace, oltreché corretto, “Proibita”.
Il monastero dimenticato non guarisce le imperfezioni, intrinseche o acquisite, che piagano questa serie di così grande potenziale; al più, riesce ad evitare i baratri di giocabilità che molto valore hanno sottratto a La missione. Il risultato è un bel librogame, abbastanza soddisfacente da giocare e soprattutto molto bello da leggere. Forse il più grosso rammarico che lascia è il pensiero di come sarebbe stato impiegato questo materiale in Misteri d’Oriente, avventura di cui Samurai continua a profilarsi come surrogato piuttosto che come valida alternativa.
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